Quali sono le combinazioni alimentari da preferire e, invece, quali è meglio evitare per favorire una buona digestione e agevolare la corretta assimilazione delle sostanze nutritive
Può capitare che dopo un pasto ci assalga la sonnolenza e ci si senta affaticati, anche dopo un pranzo “leggero”. Questo può essere imputabile a uno dei sintomi che sono un campanello di allarme per una qualche intolleranza alimentare. E se ne si ha il sospetto, il consiglio è quello di rivolgersi al proprio medico di fiducia per valutare la sintomatologia attraverso test diagnostici mirati. Se però non ci sono problematiche di questo tipo, ma la causa del sentirsi appesantiti e stanchi dopo un pasto è “semplicemente” da attribuirsi a una digestione lunga e faticosa, con molta probabilità abbiamo abbinato male gli alimenti tra di loro. Appena finito di mangiare, infatti, l’organismo impiega la maggior parte delle energie a sostegno del processo digestivo, per scomporre e, poi, assimilare le sostanze nutritive presenti nei alimenti. I singoli nutrienti, però, vengono disgregati da enzimi diversi, lungo diversi tratti dell’apparato digerente e in tempi sfalsati. Ecco che quindi, se abbiniamo tra loro cibi molto differenti nella composizione chimica, la digestione diventa difficoltosa e si allunga oltremodo. Per preparare pasti gustosi, ma anche digeribili è bene sapere quali cibi possono stare insieme nello stesso piatto e quali invece meglio separare. Vediamo qui di seguito come fare.
Combinazioni alimentari e categorie di cibi
Il punto di partenza di questo approccio alimentare è lo stesso che sta alla base della nutrizione naturale in generale. Ovvero consumare cibi di provenienza biologica, freschi e che rispettino la stagionalità. Questo, infatti, è il primo presupposto per la digeribilità degli alimenti. Vediamo ora nel dettaglio quali sono le indicazioni da seguire per saper combinare bene tra loro i vari alimenti in uno stesso pasto. Innanzitutto, per cominciare, è bene suddividere i cibi in categorie diverse. Carboidrati (cereali, tuberi, legumi, castagne); proteine magre (carne e pesce magri, formaggi, latte e yogurt) e grasse (carne e pesce grassi, salumi, uova, burro); verdure e ortaggi; frutta fresca (acida, semiacida e dolce); frutta essiccata; frutta secca e semi oleosi; spezie ed erbe aromatiche; condimenti (olii vegetali e grassi animali); condimenti acidi (succo di limone, aceto di vino e di mele, acidulato di riso); zuccheri e dolcificanti naturali (zucchero di canna, miele, melassa, malti e sciroppi di cereali, succo di agave e sciroppo d’acero). La base della teoria delle combinazioni alimentari è che associando tra loro cibi simili la digestione migliora e si semplifica, permettendo una buona assimilazione delle sostanze nutritive; mentre combinando alimenti molti diversi la digestione si allunga, con la conseguenza dannosa per l’organismo che i nutrienti vengono assimilati male. Per esempio, carboidrati e proteine vengono digeriti in modo differente, assimilati lungo tratti diversi dell’intestino e in ambienti da ph opposto (basico per gli amidi e acido per le proteine).
Come associare o non associare alimenti diversi tra loro
Ecco quali sono le indicazioni per una corretta combinazione deli alimenti. In primo luogo, carboidrati complessi e proteine non vanno associati in uno stesso pasto. Nemmeno carboidrati complessi con cibi acidi o grassi. I carboidrati richiedono enzimi acidi per essere digeriti; mentre servono enzimi acidi per digerire proteine, grassi e cibi acidi. Enzimi acidi ed enzimi basici, infatti, si neutralizzano a vicenda e creano indigestione. No quindi a: pasta o patate o legumi con pesce e carne o latticini e nemmeno con cibi acidi. Evitare quindi piatti come pasta e fagioli, riso e pollo, polpo con patate, tonno e fagioli, pasta e pomodoro, yogurt e cereali. Se non si soffre di problemi digestivi e in generale si digerisce bene, nello stesso pasto, ai carboidrati si possono associare alimenti proteici grassi (formaggio e uova), facendone prevalere uno (un piatto di pasta con grattugiato poco formaggio o con un uovo, una frittata con una fetta di pane). Un altro principio basilare della teoria della combinazione degli alimenti è che alimenti proteici diversi non vanno consumati nello stesso pasto, soprattutto proteine magre con quelle grasse. Perché il tipo di enzimi, l’acidità dei succhi gastrici e la quantità di secrezioni varia molto a seconda del tipo di proteina. No a carne e formaggio nello stesso pasto, oppure carne cotta nel burro, e nemmeno carne e uova insieme, perché i grassi inibiscono la digestione, rallentandola e determinando putrefazione (oltretutto, i grassi inglobano il ferro contenuto nella carne e non lo rendono disponibile per l’organismo), mentre si può preparare un’omelette con del formaggio o poco latte. In generale, non consumare insieme proteine e grassi. Evitare quindi l’associazione di proteine con frutta secca e/o grassa, come noci o avocado.
Anche carboidrati diversi non andrebbero mescolati tra loro. Alimenti diversi a prevalenza di amido, infatti, allungano la digestione e favoriscono la fermentazione intestinale. Se si mangia la pasta, quindi, niente pane né patate. No anche a cereali e legumi insieme (come riso e piselli). Le verdure, cotte o crude, posso accompagnare sia proteine sia carboidrati (esclusi legumi e patate come detto). Tranne le verdure che contengono molti amidi come zucca, carota, barbabietola e carciofi, che possono essere associate solo a proteine e altra verdura non troppo amidacea, Il pomodoro è da considerarsi un frutto, anche se sta nella categoria degli ortaggi, ma meglio mangiarlo da solo. Essendo un alimento acido, poi, se ne sconsiglia l’abbinamento sia ai carboidrati sia al formaggio. La pizza margherita andrebbe quindi evitata, come pure la classica insalata caprese (pomodori e mozzarella) o la pasta al pomodoro e formaggio filante. Concedendosi però qualche eccezione alla regola (se non si soffre di particolari disturbi). Spezie ed erbe aromatiche possono essere aggiunte a qualsiasi alimento, amidacei o proteici che siano, come pure utilizzati per insaporire le verdure. Idem i condimenti a base di olii vegetali, possono essere aggiunti a crudo sia a carboidrati sia a proteine, come anche a ortaggi e verdure di ogni tipo. I condimenti acidi, invece, sono da evitare insieme agli amidi (no aceto sulle patate, per esempio, e se si condisce l’insalata con il limone, niente pane).
Altra cosa importante da tenere presente è che la frutta fresca va consumata lontano dai pasti. Questo perché lo zucchero contenuto, se mescolato ad altri alimenti, genera fermentazioni. La frutta non va mai abbinata nemmeno alle verdure (tranne le mele). In generale, è preferibile consumare un solo tipo di frutta per volta. Altrimenti, se si desidera una macedonia, avere l’accortezza di abbinare frutta acida (agrumi, ananas, kiwi, fragole e frutti bosco) con quella semiacida (mele, pere, pesche, prugne, albicocche, ciliegie); oppure la frutta dolce (banane, uva, fichi, cachi, datteri freschi, papaya, mango) sempre con la semiacida. Anguria e melone vanno sempre consumati da soli. Se si ha una buona digestione si può abbinare frutta e yogurt. Anche succhi di frutta e centrifugati vanno consumati lontano dai pasti, preferendo quelli a base di un solo frutto o abbinandoli nel modo giusto. Evitare di preparare centrifugati che siano un mix di frutta e verdura. La frutta essiccata (uvetta, fichi, prugne, albicocche e datteri secchi) può essere abbinata alla frutta fresca o allo yogurt. Chi digerisce bene può combinarla ai carboidrati, ma in piccole quantità (per esempio pane con uvetta). La frutta secca e i semi oleosi possono essere aggiunti alle verdure oppure combinati con frutta fresca o yogurt. Anacardi e arachidi vanno consumati da soli.
Zuccheri semplici e carboidrati complessi si combinano male tra loro. Gli amidi (quindi qualsiasi tipo di farina) insieme a zucchero, miele, marmellata o uvetta, risultano difficili da digerire, peggio ancora se nell’impasto ci sono altri ingredienti come latte e uova, o addirittura frutta secca. I dolci vanno consumati da soli, lontano da qualsiasi altro alimento e anche dalla frutta. Se non si vuole rinunciare ai dolci, meglio prepararli in casa con pochi ingredienti, scegliendoli integrali e provenienza biologica.
Per le bevande va fatto un discorso a parte. L’acqua può essere abbinata a ogni alimento, meglio consumata fuori pasto. The e tisane possono essere abbinate tutto. Il caffè meglio berlo a colazione, insieme a biscotti integrali semplici, oppure da solo. No a caffè-latte che genera una sostanza, il tannato di albumina, che rallenta notevolmente la digestione. Bevuto dopo un pasto può interferire con l’assorbimento di alcune sostanze nutritive (per esempio, i tannini in esso contenuti ostacolano l’assorbimento del ferro se si mangia la carne). Il vino può essere associato a carne o pesce, ma è da evitare con i carboidrati. Viceversa la birra che si può abbinare ai carboidrati, ma non alle proteine, anche se crea fermentazioni.
Come mettere in pratica le combinazioni alimentari
Per abituarsi a questo regime alimentare basta prendere piccole nuove abitudini e se ne avranno tutti i benefici. Se a pranzo si mangia pasta come piatto principale, evitare di consumare pane; idem la sera a cena, con un secondo di carne o pesce niente o solo una fetta di pane e nemmeno patate. Un’ottima cosa può essere quella di organizzarsi il pasto preparando un piatto unico dove sono già presenti i vari alimenti. Attenzione però a non esagerare con le porzioni. Per rispettare le giuste proporzioni, nello stesso pasto, è bene limitare i carboidrati, soprattutto, e le proteine a favore delle verdure, che vanno consumate sempre in abbondanza. Altro accorgimento è quello di evitare la frutta dopo pasto, ma consumarla come spuntino a metà mattina o nel pomeriggio. Dissociando così gli alimenti, infatti, oltre a migliorare la digestione l’effetto positivo è quello di un sano aumento della sensazione di fame, per cui si sentirà certamente la necessità di fare uno spuntino tra un pasto e l’altro. Se non a base di frutta fresca, come detto, si possono mangiare 4 o 5 semi oleosi, preferibilmente la mattina, dato il loro contenuto energetico. In tal modo, la digestione si semplifica e scompaiono tanti fastidiosi sintomi, come acidità allo stomaco, reflusso gastroesofageo, gonfiori, meteorismo, sonnolenza e affaticamento mentale.
Esempio di menu quotidiano, in base alle combinazioni alimentari
Colazione: the verde oppure caffè e biscotti integrali o pane tostato con miele.
Spuntino mattutino: un frutto fresco e di stagione; oppure una manciata di frutta secca (mandorle o noci); oppure uno yogurt naturale.
Pranzo: verdura cruda come antipasto; primo a base di un cereale (meglio se integrale e bio) con abbondanti verdure cotte, insaporite da erbe aromatiche (aneto, prezzemolo, maggiorana, etc.), tutto condito con olio extravergine d’oliva a crudo; può essere aggiunto anche del formaggio grattugiato (grana o parmigiano) in alternativa semi oleosi (semi di canapa o mandorle tritate) in piccola quantità.
Merenda pomeridiana: un frutto fresco; oppure un centrifugato di frutta o verdura.
Cena: secondo a base di un solo tipo di proteine (carne o pesce o uova o formaggio o legumi, senza mescolarli) accompagnato da un’insalata oppure verdura cotta in abbondanza, condita con olio extravergine d’oliva a crudo.
Spuntino serale: una tisana, passata un’ora dalla cena.
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