Una anziana signora rifletteva ad alta voce e diceva: ‘con il passare degli anni sempre più spesso mi capita di parlare da sola. Tutti mi dicono che è normale e che non devo preoccuparmi. Ma il problema è che non riesco più a sentire quello che dico’.
“Il fatto che con il passare degli anni si realizzi un degrado della funzione uditiva è osservazione comune. Direi anche che ognuno ha dovuto affrontare il problema della convivenza con un familiare angosciato dal sentire poco e male e, soprattutto, per il fatto di far ripetere le stesse cose due o tre volte”, ci spiega il Dott. Roberto Barocci, specialista otorinolaringoiatra del Centro Medico Visconti di Modrone.
Il rapporto diventa allora così infastidente che sembra venir meno quella affettuosa compassione che si ha per chi non vede o per portatori di altri difetti fisici. E la saggezza popolare ricorda che è “meglio camminare con un cieco che parlare con un sordo”.
Come tutti i fenomeni relativi al corpo umano, in particolare quelli negativi o patologici, sono stati fatti numerosi studi.
Ma la spiegazione è particolarmente semplice.
L’organo vero dell’udito, il terminale assoluto, è il cervello. Anzi, di più; è tutto il cervello.
Perché esiste una selezione naturale per la quale le parole, i toni puri, le frasi comuni, i dialoghi e i chiacchiericci vengono trasferiti per l’elaborazione (cioè per sentirli) nella parte sinistra del cervello. Tutto ciò che è musica o messaggio complesso, viene inviato alla parte destra del cervello.
E questo è l’unico caso in cui alla stessa funzione (udire) partecipa tutto il cervello, con selezione di qualità.
E’ allora chiaro che, a fronte di un compito così complesso, il degrado cerebrale legato all’età, comporta inevitabilmente ad una diminuzione uditiva. Che compare come segno estremamente precoce.
Naturalmente molto interferiscono le condizioni di ascolto.
In primo luogo la caratteristica delle parole. Purtroppo l’italiano è costituito da parole lunghe, con tante sillabe e tanti nomi puri, il rock non sarebbe mai esistito se non ci fosse stata la lingua inglese, scattante, parole brevi, quasi monotonali. Noi, per un cordiale saluto, diciamo “arrivederci”, in inglese basta “bye”!
Un secondo elemento di peggioramento dell’udito, è quello che si realizza quando sono in tanti a parlare: fenomeno che è stato descritto come ‘cocktail party defect’. Per questo spesso l’anziano si isola e cessa ogni vita sociale.
A ciò si aggiunge una diminuita capacità di concentrazione.
Tutto questo e molto altro, è noto agli studiosi e alla gente comune.
E cosa facciamo, o meglio, cosa dovremmo fare?
Prima considerazione: E’ INUTILE ALZARE LA VOCE. E’ ESSENZIALE PARLARE PIU’ LENTAMENTE.
Se questo è il primo ed essenziale rimedio per ottenere un miglioramento dell’attività cerebrale (sede dell’udito), viene da porsi una domanda, poco scientifica ma molto…quotidiana:
Tenendo conto che l’anziano è il più assiduo frequentatore delle trasmissioni televisive, quando le varie reti smetteranno di gratificare i conduttori, lettori e presentatori che parlano a mitraglietta ottenendo il risultato di non essere capiti e di costringere a cambiare canale? Ovvero, finiranno i talk-show in cui tre/quattro sovrappongono le loro voci alzando tono e volume, il più delle volte senza un contenuto di idee e sempre senza far capire il poco che potrebbero dire?
Anche le presentazioni o conferenze del singolo avvengono con una velocità di parole/minuto assolutamente eccessiva. E ciò è dovuto al fatto che oggi quasi tutti leggono, ben nascondendo il testo fuori dall’inquadratura della telecamera. Accade allora che il pensiero sarebbe ..lento, ma, se leggi, puoi essere ben veloce!
In definitiva, la tolleranza nei confronti di chi non sente (o sente poco) è veramente modesta. Ovvero, l’impegno sociale e affettivo verso l’ipoacusico (il sordo in linguaggio tecnico) è proprio scarso.
Vorrei aggiungere a tanti apostoli del sentimentalismo, l’insieme di fenomeni che nel nostro cervello determinano la musica, la percezione di alcune parole, la voce di alcune persone o la percezione del silenzio vero, non quello da mutilazione.
Ma questo è un problema di cervello…e di cuore.
Silvia Trevaini
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