Caffeina nella performance sportiva

di Dr Sacha Sorrentino, Nutrizionista IMBIO

La caffeina è una sostanza dall’effetto stimolante, appartenente alla famiglia delle metilxantine, presente nei semi e frutti delle piante di caffè, cacao, the, guaranà, mate e in molti prodotti alimentari e farmaceutici. Questa sostanza viene assorbita rapidamente a livello intestinale, precisamente nell’intestino tenue e viene metabolizzata nel fegato attraverso il sistema enzimatico citocromo P450 ossidasi. Viene distribuita ai tessuti corporei dopo circa 45 minuti dall’ingestione e nell’adulto è caratterizzata da un’emivita (tempo di dimezzamento) di circa 4-5 ore. La caffeina agisce su diversi distretti del nostro organismo. Esistono centinaia di pubblicazioni nel mondo scientifico sul ruolo di questa sostanza nella pratica sportiva, per la sua capacità di: Stimolare il sistema nervoso centrale, migliorando l’attivazione dei motoneuroni; Stimolare la contrazione muscolare; Migliorare l’uso del calcio intracellulare; Diminuire la percezione della fatica e del bruciore del muscolo sottosforzo; Migliorare l’utilizzo dei grassi come componente energetico; Esercitare un effetto termogenico (principalmente nei soggetti sedentari). Moltissimi integratori o supplements contengono caffeina. Esistono bevande energetiche da assumere durante la competizione in grado di apportare fino a 180 mg di caffeina con una sola introduzione. Diversi studi hanno però evidenziato che la capacità di ciascuno di noi di metabolizzare la caffeina in modo efficiente o meno dipende dall’assetto del genotipo del gene CYP1A2, responsabile della sintesi dell’enzima citocromo p450-1 a 2. La presenza o assenza della variante genetica favorevole determina la capacità di smaltimento della sostanza. La variante sfavorevole determina infatti un rallentamento dell’assorbimento del principio attivo della caffeina e un accumulo di questa sostanza.
Un eccesso di caffeina, può infatti avere effetti negativi : Sulla stimolazione del sistema nervoso centrale con mal di testa, difficoltà di concentrazione, insonnia, tremori, irritabilità; Sull’apparato muscolare: contrazioni e dolori muscolari Sull’apparato cardiocircolatorio: innalzamento della pressione sanguigna, tachicardia; Sull’apparato gastrointestinale: nausea e vomito, mal di stomaco, diarrea; Rallentando o in alcuni casi danneggiando la performance sportiva e la capacità di recupero. E’ possibile studiare il proprio profilo genetico attraverso un semplice spazzolino, in grado di prelevare delle cellule di sfaldamento della mucosa buccale. Solo così potremmo sapere come personalizzare la strategia nutrizionale ed integrazionale del nostro atleta