L’ultima moda in fatto di gusti alimentari? Essere flexitariani. Di cosa si tratta? Anche se la parola fa pensare più a degli alieni, questo termine in realtà è strettamente legato alla scelta del cibo. I flexitariani sono persone che si definiscono vegane o vegetariane, ma in modo flessibile. In sostanza questi individui consumano soprattutto cereali, frutta, verdura, tofu e altri alimenti di origine vegetale. A volte però si concedono anche un pezzetto di carne oppure di pesce. Non disdegnano qualche piccolo strappo alla regola e non seguono in modo rigido le regole alimentari di questi regimi. I flexitariani solitamente evitano tutti i derivati animali per 4 o 5 giorni a settimana, ma se una sera si trovano a mangiare della carne non rifiutano. La nuova moda deriva da diversi fattori. I flexitariani sono prima di tutto persone che curano molto la propria salute, per questo preferiscono ridurre al minimo il consumo di carne. Definirsi “veggie part time” ormai è una tendenza che ha conquistato tutto il mondo. Secondo gli esperti essere flexitariani può fare la differenza, aiutando a ridurre l’impatto ambientale degli allevamenti e consentendo di migliorare la propria salute. E’ possibile essere Flexitariani a diversi livelli: si parte dal livello principiante, che vede la rinuncia alla carne per 1-2 giorni alla settimana, passando per il livello intermedio, che prevede la rinuncia per 2-3 giorni alla settimana fino ad arrivare al livello esperto che vede 5 o più giorni di rinuncia.
Ad ogni cosa il suo nome. Mai principio fu maggiormente preso alla lettera! Pare che non si possa più semplicemente mangiare, ma sia necessario uniformarsi a questo o a quel regime alimentare/dietetico/filosofico per poter star tranquilli che la nostra alimentazione sia sotto controllo. Non è un mistero per nessuno che regimi alimentari che solo dieci o vent’anni fa erano ritenuti scelte (o necessità) elitarie di pochi oggi siano divenute delle vere e proprie mode, delle tendenze a cui uniformarsi: senza carne, senza derivati animali, senza latticini, senza glutine…. Al di là di specifiche necessità o scelte spirituali (appannaggio comunque di minoranze), l’ascesa e la fama mediatica di questi regimi alimentari rivela quanto sia ormai diffuso l’appeal del richiamo di un qualsivoglia tipo di alimentazione purché: escludente/limitante uno o più tipi di alimenti, ispirato a principi etici/spirituali o salutistici di qualche tipo che suggeriscano una regola. Vediamo insieme al nostro esperto di alimentazione fruttariana Giorgio Bogoni cosa significa e quali possano essere i benefici per una persona di vivere questo vegetarianismo “flessibile”.
Il bisogno di etichettare ogni scelta, in particolare quelle alimentari, soddisfa il nostro desiderio di appartenere a un gruppo. La società lo sa bene e ci asseconda, offrendoci adesso anche la possibilità di essere flexitariani.
Di fatto ci consente di “scegliere di non scegliere”, in quanto ci invita ad adottare un’alimentazione che, per lo stesso significato del termine, non è una precisa scelta!
Peraltro il concetto mi piace ugualmente perché, in ambito alimentare, le categorizzazioni aiutano ad assumere consapevolezza circa dove ci si trovi nel continuo del proprio Percorso di Perfezionamento Alimentare.
Esiste infatti un procedere per successive restrizioni nella qualità di quello che si mangia (vegetariano, vegano, vegano-crudista, fruttariano) e l’indiscusso beneficio di diventare flexitariani è proprio quello di aver fatto il primo passo.
Questo è il motivo per il quale accolgo con favore questo “gradino a mezza altezza” a costituire uno spunto per incamminarsi su questa scala salutistica.
È un primo importante livello di attenzione nei confronti del nostro corpo e delle esigenze del Pianeta, inteso sia come ecosistema che come collettività.
Non è chiaramente prevedibile se il flexitariano diventerà vegetariano o, nel tempo, dimenticherà questa sua scelta tornando a mangiare carne quotidianamente; tuttavia, l’impegno è comunque apprezzabile ed è indiscutibile che avrà conseguito, seppure per un breve periodo, benefici al suo stato di Salute e a quello di noi tutti: a conti fatti, tre flexitariani impattano positivamente sull’ambiente quanto uno o due vegetariani!
Inoltre trovo utile il concetto di adottare un regime alimentare part-time, perché è un atteggiamento riproducibile nell’ambito di ogni dieta che si decida di seguire e, procedendo nel virtuoso percorso verso il fruttarismo, la gradualità si dimostrerà indispensabile.
Mi piace infatti pensare che la maggior parte dei flexitariani non rimarranno tali tutta la vita, ma perfezioneranno ulteriormente la loro alimentazione, diventando un giorno vegetariani.
La cosa è comunque anche statisticamente probabile perché questo regime alimentare cambia, nel tempo, la flora intestinale a favore di microorganismi più adatti a digerire i vegetali, con un conseguente calo del desiderio per i cibi di origine animale.
Per certi aspetti, scegliere di essere flexitariani e già condividere i principi dei vegetariani, senza volersene assumere le restrizioni in maniera assoluta.
Silvia Trevaini
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