L’otite media cronica è un’infezione cronica a carico dell’orecchio medio. I sintomi tipici sono rappresentati da uno o più tra i seguenti: fuoriuscita di secrezioni dall’orecchio (otorrea), calo uditivo (ipoacusia), ronzii (acufeni), instabilità posturale o vertigini, dolore (otalgia) e possono essere ricorrenti o persistenti. Ne parliamo con il Dottor. Giovanni Colombo, specialista otorinolaringoiatra del Centro Medico Visconti di Modrone.
Solitamente è causata da una perforazione della membrana timpanica (otite media cronica semplice) o dalla presenza di un colesteatoma, un aggregato di pelle desquamata che cresce all’interno dell’orecchio medio espandendosi all’interno della cavità timpanica e della mastoide (otite media cronica colesteatomatosa).
Indispensabile per una corretta diagnosi è un’otomicroscopia o un’otoendoscopia (valutazione con l’ausilio di un microscopio o di un endoscopio), che consentono di aspirare eventuali secrezioni per meglio identificare la presenza dei segni di otite cronica.
Questa malattia coinvolge il sistema di trasmissione del suono (membrana timpanica, catena ossiculare) e nelle forme più avanzate anche il sistema di percezione del suono (orecchio interno). Pertanto il sintomo ipoacusia va adeguatamente indagato mediante test audiometrici per valutare se la malattia ha determinato una sordità di trasmissione o si è estesa fino a deteriorare i recettori dell’orecchio interno.
Queste forme di otite cronica possono essere evolutive e peggiorare nel tempo.
Se non tempestivamente diagnosticate e trattate possono, col tempo, arrivare ad erodere le strutture ossee circostanti. In particolare l’erosione può riguardare la catena degli ossicini, l’orecchio interno, il nervo facciale, sino al coinvolgimento, nei casi più gravi, delle meningi e dell’encefalo determinando conseguenze quali perdita completa dell’udito, sindrome vertiginosa e, più raramente, una paralisi facciale, meningite fino all’ascesso cerebrale.
Il trattamento è solitamente chirurgico volto o alla semplice ricostruzione della membrana timpanica (miringoplastica) o alla completa asportazione del colesteatoma (timpanoplastica). Tali interventi possono essere eseguiti passando attraverso il condotto uditivo esterno, senza incisioni né cicatrici esterne oppure eseguendo una incisione retroauricolare, associata o meno alla fresatura della mastoide per le forme più gravi.
Pertanto, vista l’ampia gamma di possibili procedure chirurgiche, nell’intento di eseguire un approccio mininvasivo e nello stesso tempo risolutivo è indispensabile l’utilizzo di un imaging preoperatorio finalizzato alla conferma diagnostica e la pianificazione chirurgica.
L’esecuzione di una TC (tomografia computerizzata) mediante scansioni a strato sottile in tre proiezioni, permette di supportare la diagnosi clinica evidenziando l’estensione della malattia, l’entità dell’erosione e/o il coinvolgimento delle strutture circostanti e procedere alla corretta programmazione dell’intervento chirurgico. La TC è un esame di rapida esecuzione, non necessita di utilizzo di mezzo di contrasto ed è, ad oggi, il primo e spesso unico step radiologico nell’inquadramento di queste malattie.
In casi selezioni possiamo avvalerci anche di uno studio con Risonanza Magnetica, molto sensibile e specifica nell’identificazione del colesteatoma.
Silvia Trevaini
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