Ogni anno abbiamo in media 53.000 casi di diagnosi di tumore della mammella. Questo vuol dire che in media ogni mese 4.000 donne scoprono di essere ammalate di questo tipo di tumore.
Come ormai è noto a tutti la prevenzione è il miglior strumento che possediamo per giungere ad una diagnosi precoce che è la vera arma per tentare di sconfiggere questa patologia rendendola curabile. Bisogna sempre focalizzare che la diagnosi precoce non cambia solo la prognosi della malattia, ovvero le aspettative di vita delle Pazienti, ma anche il percorso terapeutico della stessa, cioè l’intervento Chirurgico e le eventuali terapie da effettuare. Ne parliamo con gli specialisti della Radiologia Senologica del Centro Medico Visconti di Modrone.
La prevenzione è possibile sottoponendo le donne ad esami diagnostici clinici e strumentali accurati. La mammografia resta, allo stato attuale, il cardine diagnostico per la prevenzione del tumore al seno. Negli anni la tecnica mammografica è stata molto migliorata in primis per giungere a studiare la mammella in maniera più accurata ma anche per ridurre la sintomatologia dolorosa legata alla sua esecuzione. Quindi dalla mammografia tradizionale si è passati alla digitale ed infine si è giunti alla Tomosintesi.
La Tomosintesi è una tecnica di mammografia tridimensionale con alta definizione caratterizzata da elevate sia sensibilità (capacità di riconoscere lesioni) sia specificità (capacità di definire la natura delle lesioni identificate) e da una minore dose di radiazione complessiva alla Paziente per minore necessità di ripetizione di proiezioni inadeguate.
La maggiore sensibilità e specificità derivano dal fatto che con la Tomosintesi è possibile studiare la mammella anche nella terza dimensione cioè nella profondità, evitando il problema della sovrapposizione delle strutture e individuando quindi piccole lesioni che altrimenti sarebbero nascoste dal tessuto ghiandolare.
Questo porta a un aumento dell’accuratezza diagnostica con la possibilità di individuare lesioni non riconoscibili nella mammografia convenzionale, soprattutto nei seni molto ghiandolari, tipici delle donne giovani.
La Tomosintesi offre inoltre altri indubbi vantaggi quali ad esempio riduzione del tempo in compressione che migliora senz’altro il comfort della Pz ma anche il rischio di artefatti da movimento. Nonché l’indubbio vantaggio per il Radiologo di studiare meglio la forma ed i contorni delle lesioni identificate.
Le donne che possono beneficiare di questa tecnica sono senz’altro le over 40 anni che possono poi, nel caso in cui la tipologia del seno e/o il quadro clinico lo richiedano, completare l’indagine con l’esecuzione dell’ecografia bilaterale. Ma anche le Pz over 35 anni reputate a rischio tumore per un’ereditarietà genetica.
Anche le donne portatrici di protesi mammarie possono eseguire questo esame purché il Tecnico sanitario di Radiologia Medica ne sia avvisato in anticipo.
Rispetto alla mammografia digitale, secondo gli studi pubblicati in letteratura negli ultimi anni, il rilevamento delle lesioni al seno è incrementato del 41%. Gli stessi dati sono riportati in Europa e negli Stati Uniti.
Certamente la Tomosintesi dona un buon aiuto nel tentativo di differenziare le lesioni benigne da quelle maligne mammarie.
LE PATOLOGIE BENIGNE SONO:
1- CISTI: è la sicuramente più diffusa. Sono strutture a contenuto liquido, che possono raggiungere grandi dimensioni diventando clinicamente rilevabili e causando dolore. Sono molto frequenti nelle donne al di sotto dei 50 anni e tendono progressivamente a ridursi dopo la menopausa.
2- FIBROADENOMA: è una lesione tipica della donna in età fertile. Le dimensioni sono influenzate dall’attività ormonale. Richiede un trattamento chirurgico quando supera i 2 cm di diametro o quando si verifica un rapido incremento dimensionale.
3 – MASTITE: è un’infiammazione della mammella provocata da batteri. E’ caratterizzata da arrossamento della pelle, rigonfiamento e calore cutaneo. È più frequente durante l’allattamento ma può presentarsi anche in altri momenti della vita. Viene trattata con antibiotici prescritti dallo specialista.
I TUMORI MALIGNI DELA MAMMELLA:
Il tumore maligno della mammella o carcinoma mammario rappresenta circa il 30% dei tumori diagnosticati alle donne e circa il 40% è diagnosticato prima dei 49 anni.
Si tratta di una proliferazione delle cellule senza controllo all’interno della ghiandola mammaria. La sua crescita consta nel passaggio attraverso vari stadi dallo stadio 1 in cui è confinato in un solo strato di tessuto allo stadio 4 quando si estende ad altre parti del corpo (metastasi).
Non sono conosciute le cause ma sono stati individuati dei fattori di rischio come per esempio il fumo e l’uso eccessivo di estrogeni.
Il trattamento è prima di tutto chirurgico con interventi conservativi, quando le dimensioni del tumore lo permettono, associato a valutazione del linfonodo sentinella. Nei casi di tumore più esteso viene tolta tutta la ghiandola. A questo trattamento possono seguire la radioterapia, la chemioterapia e la terapia ormonale (che va a bloccare l’attività degli estrogeni) per ridurre il rischio di recidiva del tumore. Per alcuni tipi di tumore è possibile, in associazione, una terapia biologica con anticorpi monoclonali.
Fondamentale per la diagnosi precoce lo screening con indagine mammografica a partire dai 40 anni a cadenza annuale in abbinamento all’indagine ecografica nei seni giovani e/o molto ghiandolari.
Importante anche la familiarità. Sono state individuate mutazioni genetiche ereditarie (BRCA1 e BRCA2) che predispongono la donna ad ammalarsi di tumore al seno e alle ovaie.
Il 5- 10% dei tumori al seno sono su base ereditaria, legati cioè alla mutazione di una parte del DNA, che contiene l’informazione per il corretto funzionamento dell’organismo. I geni più frequentemente implicati in questa predisposizione sono i geni BRCA 1 e 2. Anche l’uomo può essere portatore di questa mutazione genetica e ammalarsi di tumore al Seno. La mutazione di questi geni porta anche a un aumentato rischio per la donna di ammalarsi di tumore alle ovaie. Prima di effettuare l’analisi genetica, che consiste in un esame del sangue, ci deve essere un colloquio con una genetista e una psicologa che valutano la familiarità per questi tipi di tumori e quindi se c’è la necessità o meno di effettuare il test. Se dal test genetico risulta una modificazione dei geni, in accordo con il Senologo bisogna intensificare i controlli mammografici, ecografici ed eventualmente eseguire periodicamente la risonanza magnetica delle mammelle con mezzo di contrasto. Solo in alcuni casi particolari il Senologo e il ginecologo possono proporre alla donna portatrice della mutazione un’asportazione preventiva della ghiandola mammaria e delle ovaie.
Silvia Trevaini
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