Dentro la bellezza, con l’ecografo

In medicina estetica si parla spesso di risultati naturali, tecniche sicure, approcci personalizzati. Ma quanto di tutto questo è davvero misurabile? Quanto di ciò che facciamo – o che ci facciamo fare – è visibile non solo allo specchio, ma anche “sotto la superficie”? Negli ultimi anni sta emergendo una risposta concreta e tecnologica a queste domande: l’ecografo. Uno strumento che fino a poco tempo fa associavamo a ginecologi, cardiologi o internisti, e che oggi sta rivoluzionando anche la medicina estetica. Non per moda, ma per necessità clinica. Utilizzare l’ecografia ad alta frequenza durante i trattamenti estetici permette di vedere esattamente dove sono i vasi sanguigni, dove si trova il prodotto iniettato, come reagisce il tessuto, e persino di intervenire in sicurezza in caso di complicanze. Un vero game changer per i professionisti seri del settore. Per capire meglio come funziona tutto questo – e perché sta cambiando il volto (è il caso di dirlo) della medicina estetica – abbiamo intervistato il Dott. Luca Roberto De Santis, medico estetico e direttore sanitario del Centro Medico Meldes di Milano, tra i primi in Italia a integrare l’ecografo nella sua pratica quotidiana.

Dott. De Santis, quando ha deciso di portare l’ecografo nella sua pratica estetica e cosa l’ha spinta a farlo?

Dopo aver consolidato la mia tecnica iniettiva e imparato a ottenere risultati sempre più naturali e rispettosi della fisionomia dei pazienti, ho sentito l’esigenza di perfezionare il percorso medico-estetico che offro ai nostri pazienti. Da sempre attento alle innovazioni internazionali, soprattutto a quelle provenienti dagli Stati Uniti, già oltre tre anni fa avevo notato quanto l’ecografo stesse rivoluzionando la medicina estetica oltreoceano, permettendo di “vedere” finalmente all’interno dei tessuti. Questo significa poter studiare meglio l’anatomia individuale e offrire trattamenti più sicuri. Così nel 2022 sono stato tra i primi medici a Milano — e in Italia — a integrare questo strumento di derivazione ospedaliera nella pratica estetica quotidiana. Non si tratta di un nuovo macchinario da proporre, ma di un vero valore aggiunto per il paziente: un mezzo per aumentare la precisione e la sicurezza dei trattamenti.

Quali sono i principali vantaggi per il paziente? In cosa cambia davvero un trattamento se viene eseguito con il supporto ecografico?

L’ecografo migliora radicalmente l’accuratezza e la sicurezza dei trattamenti. Permette di personalizzare l’approccio in base all’anatomia unica di ogni paziente, visualizzando in tempo reale vasi sanguigni, muscoli e la presenza di vecchi impianti. Questo significa poter evitare complicanze, posizionare con precisione i prodotti e intervenire in modo mirato quando necessario. Per il paziente, il beneficio si traduce in maggiore sicurezza, minori effetti collaterali e risultati ancora più naturali.

In quali tipi di trattamento l’ecografo è diventato per lei uno strumento indispensabile?

Nel pre-trattamento con filler, ad esempio, l’ecografo consente di mappare i tessuti e identificare i vasi sanguigni, riducendo quasi a zero il rischio di complicazioni vascolari come la necrosi. È particolarmente utile per trattare aree delicate e profonde come il mento, dove l’anatomia può variare molto da paziente a paziente. Con la tossina botulinica, ci permette di visualizzare i singoli muscoli del viso, ottimizzando il risultato in modo personalizzato. È prezioso anche per sciogliere vecchi impianti di filler, guidando con precisione l’azione della ialuronidasi, così da minimizzare edema e fastidi post-trattamento. Inoltre, consente di valutare la presenza di filler permanenti, come il silicone, evitando interventi rischiosi.

L’ecografo può prevenire (o risolvere) le complicanze post-trattamento? Può farci un esempio clinico concreto?

Assolutamente sì. Uno degli utilizzi più importanti è proprio nella prevenzione e gestione delle complicanze vascolari. Mappando i vasi prima dell’iniezione, si evitano occlusioni. Se dovesse comunque presentarsi una complicanza, l’ecografo consente di identificare rapidamente il vaso coinvolto e il punto esatto dove si trova il filler. In questi casi, possiamo intervenire in modo ecoguidato con l’enzima ialuronidasi per sciogliere l’acido ialuronico in maniera precisa e mirata. Questo approccio consente di preservare i tessuti e l’acido ialuronico naturalmente presente, ridurre al minimo gonfiore e dolore, e garantire un recupero più rapido.

Secondo lei, l’ecografo diventerà uno standard nella medicina estetica? O resterà uno “strumento da pionieri”?

Credo fermamente che l’ecografo rappresenti il presente e il futuro della medicina estetica. Penso che nei prossimi anni diventerà uno standard, soprattutto per chi punta all’eccellenza e alla massima sicurezza per i suoi pazienti. La consapevolezza dei pazienti sta crescendo, e con essa anche la richiesta di trattamenti personalizzati e sicuri. L’ecografo non è una moda: è un’evoluzione necessaria.

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Silvia Trevaini

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