In questo periodo, segnato dall’esperienza della pandemia, dei continui lockdown e dalle preoccupazioni per la salute, per l’economia e per il proprio futuro, molte persone hanno difficoltà a mantenere un sonno regolare. Le esigenze della vita moderna e il ricorso frequente ai media elettronici hanno, inoltre, sconvolto i nostri ritmi biologici, sovvertendo i meccanismi che hanno accompagnato l’evoluzione biologica della nostra specie permettendole di adattarsi alle variazioni naturali dell’ambiente. Ne parliamo con il Dottore Roberto Sterzi, neurologo del centro Medico Visconti di Modrone.
Sono davvero molte le persone che in questo periodo hanno sperimentato problemi con il sonno, come problemi ad addormentarsi o a rimanere addormentati tutta la notte, con conseguente disgregazione della ritmicità circadiana, anche se non avevano mai sofferto di tali disturbi sino ad ora. D’altra parte, è aumentata la quota di ansia nella popolazione in relazione ai dati sulla diffusione del COVID-19. Ed è noto il collegamento tra una ridotta efficienza del sonno e il sistema immunitario. Si viene così a determinare, insieme alle conseguenze di un accresciuto livello d’ansia, una maggiore suscettibilità alle infezioni virali.
Il suo nome scientifico è Pefs (panniculopatia edemato-fibro-sclerotica) e la sua comparsa è causata principalmente da un’alterazione del microcircolo con accumulo di liquidi nei tessuti cutanei. La cellulite è grasso che trattiene in maniera cronica grandi quantità di acqua alterando la sua struttura, così l’organismo fa fatica a bruciarlo. Gli adipociti, le cellule del grasso sottocutaneo, si gonfiano, si alterano e col tempo tendono a peggiorare. Si crea inoltre un’infiammazione cronica che colpisce il connettivo, cioè il tessuto che avvolge e sostiene il grasso, che diventa duro e si ritrae, tendendo le fibre e creando la famigerata buccia d’arancia. Purtroppo contro la cellulite non esistono cure miracolose, ma con costanza e sinergia si ottengono ottimi risultati. Costanza perché in una settimana soltanto non si sortirà alcun effetto e sinergia in quanto i modi per combattere questo problema sono molteplici e complementari e nessuno esclude l’altro. Il consiglio, quindi, è di agire su più fronti, creare una vera e propria strategia. È importante ricordare che la cellulite è legata a disturbi della circolazione, vita sedentaria, posture sbagliate, fumo di sigaretta, ansia e stress, abbigliamento troppo stretto che impediscono il ritorno venoso. Per quanto riguarda l’alimentazione è importantissimo evitare i cibi salati, principale causa di ritenzione idrica, favorire l’assunzione di fibre vegetali che favoriscono l’attività intestinale e poi bere almeno un paio di litri di acqua al giorno. L’acqua introdotta nell’organismo è indispensabile per diluire i sali trattenuti nei tessuti. Infine, oltre al cibo non bisogna assolutamente trascurare l’esercizio fisico quotidiano, al quale si dovrebbero dedicare almeno 40 minuti al giorno. Ma vediamo i trattamenti da seguire per combattere la cellulite. 
A 50 anni la cute, a causa dei cambiamenti ormonali, è più secca, più sensibile e predisposta a invecchiare. Passano gli anni e i segni del tempo si imprimono sul viso: le rughe sono più marcate, lo sguardo è più stanco, la cute appare secca e ha perso la sua lucentezza ed elasticità. Le rughe sono un processo naturale che si manifesta in modo più evidente dal periodo che precede la menopausa, intorno ai 40-45 anni. La riduzione fisiologica della produzione di estrogeni, considerati dei veri e propri ormoni anti-age, che ha inizio già nel pre-climaterio, causa il graduale invecchiamento della pelle. La chiave per arginare questi cambiamenti della cute, dovuti alle fisiologiche alterazioni ormonali, è prendersene cura con programmi mirati basati su sane abitudini, integratori e trattamenti specifici. Quindi se pure il tempo non si può fermare si possono affievolire le tracce che esso lascia.
Sfatiamo un mito: la menopausa non porta obbligatoriamente con sé problemi, soprattutto se “preparata” con anticipo. È infatti possibile intervenire durante il periodo fisiologico che la precede e la segue, minimizzando i sintomi fisici ed emotivi che si manifestano durante la cosiddetta sindrome climaterica.
C’è una visita medica annuale, spesso sottovalutata, che invece non si deve mai rimandare: la mappatura dei nei, da effettuare da un bravo dermatologo preferibilmente prima di andare in vacanza, in vista di una maggiore esposizione al sole. Si consiglia almeno una volta l’anno questo controllo dermatologico che monitora nel corso del tempo lo stato dei nei e di tutte quelle macchie che potrebbero mostrare caratteristiche sospette. Durante la seduta lo specialista si avvale del dermoscopio o dermatoscopio, uno strumento che agisce come microscopio, per indagare non solo lo strato più superficiale dell’epidermide, ma anche il derma, consentendo l’analisi completa del tessuto cutaneo e dei suoi inestetismi. Se si individua un neo potenzialmente pericoloso, si potrà suggerirne l’asportazione; a ogni modo tutte le informazioni raccolte vengono analizzate ed eventualmente archiviate, per essere confrontate con gli esiti dei futuri controlli su nei sospetti, come, ad esempio, quelli con struttura irregolare visibile anche a occhio nudo. Ne parliamo con il professor Santo Raffaele Mercuri, primario dell’unità di dermatologia del San Raffaele di Milano.