Tornare in forma senza faticare con l’antiginnastica

stretching500Se la tradizionale idea di esercizio fisico non ti entusiasma o non ti conviene più, se il tempo umido e uggioso ti fa passare la voglia di sudare in palestra o se non riesci a buttar giù la pancia, malgrado le serie infinite di esercizi per gli addominali, prova l’antiginnastica. Non è una vera e propria attività fisica, ma una routine di movimenti che mirano al riequilibrio posturale e all’allungamento muscolare.
Movimenti molto dolci che nulla hanno a che fare con il binomio “fatica e sudore” che caratterizza le attività fisiche tradizionali, che ti permetteranno di ritrovare l’ampiezza naturale dei movimenti, armonizzando il corpo e influendo sui dolorini articolari che dopo gli anta non risparmiano nessuno. Per praticarla non servono abbigliamento o attrezzi particolari. Bastano maglietta e pantaloni comodi, piedi nudi e qualche pallina di sughero e bastoni di legno. Thérèse Bertherat nata a Lione, è chinesiterapeuta ed è colei che ha dato origine all’Antiginnastica intorno al 1970 grazie all’incontro con Françoise Mezières le cui scoperte hanno rivoluzionato tutte le teorie classiche in materia di meccanismi corporei e tutte le pratiche di ginnastica medica e rieducativa.

L’Antiginnastica rappresenta uno strumento potentissimo che consente di uscire da modelli di movimenti e di gesti stereotipati aiutando ciascuno a rieducare il proprio modo di muoversi e di percepire il corpo, ad eliminare la stanchezza fisica e mentale, a dare respiro e vitalità a tutti i muscoli e a permettere a tutto l’organismo di “funzionare” in modo autonomo ed equilibrato. Continua a leggere

Ansie, paure e attacchi di panico: ecco cosa c’è da sapere

Paura, ansia, panico sono reazioni comuni davanti ad un pericolo presente o imminente, nel Sistema Nervoso Centrale (SNC) sono mediate dall’amigdala, una precisa struttura cerebrale e non sono necessariamente elementi negativi, anzi. Oggi ne parliamo insieme al Professore Mario Savino del Centro Medico Visconti di Modrone, Milano.
L’ansia di separazione, ad esempio, negli uomini e negli animali aiuta i cuccioli a non perdere di vista i genitori e restare così facili vittime dei predatori; l’ansia prestazionale ci spinge a preparare al meglio una performance; la paura ci insegna a non rischiare troppo a scapito della nostra incolumità, oppure ci induce a scegliere tra l’affrontare la minaccia o evitarla (“fight or flight response”) e così via.
Talvolta, tuttavia, l’ansia è patologica: sproporzionata agli eventi, all’entità della minaccia. Del tutto immotivata o quasi, prolungata, penosa fino ad intaccare profondamente la nostra qualità di vita. Questa paura invalidante, l’ansia che arriva al panico senza un valido motivo, rappresenta molto spesso il sintomo di un disturbo neurologico o psichiatrico e, non di rado, colpisce anche persone solide, coraggiose, sicure di se e non solo quelle timide, apprensive, sensibili. Continua a leggere

Pranayama, il respiro che mantiene giovane la pelle

yoga500Diverse sono le reazioni delle persone di fronte allo scorrere del tempo. C’è chi spende molte risorse per nasconderne i segni e chi invece al suo truccatore di fiducia diceva sempre: “Le rughe non me le togliere, ci ho messo una vita per averle” (Anna Magnani). La pelle del viso essendo la parte più esposta all’ambiente, è anche la prima a registrare i segnali di invecchiamento. Questo processo dipende da fattori naturali e fisiologici quali l’avanzare dell’età ed è regolato dal patrimonio genetico personale, ma entrano in gioco anche cause ambientali come lo smog, le radiazioni solari, il fumo, lo stress. Continua a leggere

Interventi mini, risultati la maxi: ecco la “nuova” chirurgia plastica

seno_bellezzaPiccoli interventi (in alcuni casi “non-interventi”) per grandi risultati. Sempre di più, la chirurgia plastica guarda alla naturalezza come al suo primo e più importante obiettivo. Una strada ormai lontana dagli eccessi degli anni 80 e 90 e punteggiata di accortezze e ritocchi mini, declinati in modo diverso nelle diverse parti del corpo.

Nel caso del seno, ad esempio, l’ultima novità è la possibilità di utilizzare il grasso autologo, cioè prelevato dalla paziente stessa, per “rifinire” la mastoplastica additiva, l’intervento di aumento del seno al primo posto nel nostro Paese. Attenzione,  però: non si tratta di aggiungere una seconda operazione a quella che prevede l’impianto delle protesi di silicone, ma semplicemente di utilizzare un’accortezza in più, attingendo alla tecnica del lipofilling. Perché farlo? Risponde il dottor Francesco Klinger, chirurgo plastico del Centro Medico Visconti di Modrone di Milano. Continua a leggere