Un nuovo metodo contro il mal di schiena


maldischienaL’ozono per contrastare il mal di schiena.

Con le infiltrazioniprofonde, rigorosamente svolte da un team di professionisti esperti, si può vincere il dolore anche dopo una sola seduta. “L’ozonoterapia è indicata in pazienti con mal di schiena, sciatica e in particolare in presenza di ernia del disco” spiega Massimiliano Sacchelli, specialista in Medicina fisica e riabilitazione.

L’ozono è un gas naturale, presente anche nell’atmosfera, che quindi non comporta rischi di allergie. A differenza delle infiltrazioni muscolari o sottocutanee, che rimangono superficiali, questa tecnica interventistica, svolta in anestesia locale, consente di iniettare la miscela di ozono direttamente sull’ernia che comprime il nervo, inducendo quindi un effetto rapido di regressione del problema. “Determinante è il lavoro d’equipe dei professionisti, fisiatra neurochirurgo, fisioterapista e infermiere, che lavorano insieme nel centro specializzato nella cura del dolore in cui abbiamo a disposizione una sala interventistica dedicata, con apparecchiature di avanzata tecnologia” sottolinea lo specialista.
Tra questi strumenti ad alta definizione c’è l’amplificatore di brillanza, una macchinario che consente di visualizzare l’esatto posizionamento dell’ago in profondità.

“L’ozonoterapia eseguita con questa tecnica rende più agibile il percorso di riabilitazione, volto anche a prevenire il reiterarsi di episodi acuti” prosegue lo specialista. Addio quindi alle tante infiltrazioni, una, al massimo due, sono quasi sempre più che sufficienti. “Curando il dolore, acuto o cronico, ci prendiamo cura della persona nella sua globalità, aiutandola a ritrovare il benessere fisico e psichico e la piena funzionalità motoria” conclude Sacchelli. L’ozonoterapia è una metodica raccomandata dal Ministero della Salute per l’efficacia dimostrata anche sulla riduzione degli interventi chirurgici alla schiena. È inoltre consigliata nei soggetti con patologie quali il diabete e le cardiopatie. L’ozono terapia ha contribuito a riempire il vuoto esistente tra la terapia farmacologica e quella chirurgica.

Questa tecnica chiamata laminoforaminale è molto efficace poiché, eseguita sotto controllo ecografico, si può posizionare l’ ago all’uscita del foro di coniugazione e iniettare il gas sia sulla radice nervosa/ganglio che sull’ ernia; diventa dunque molto importante stabilire esattamente il punto di infiltrazione che si trova nel terzo inferiore del processo spinoso della vertebra sovrastante il disco erniato a 2,5-3 cm dalla linea mediana.

Con questa  tecnica si può iniettare una minor quantità di ozono  senza quindi causare dolorosa distensione muscolare. Si eseguono ambulatoriamente, dalle tre alle cinque infiltrazioni con concentrazione del 20-23% di ozono a cadenza mono o bisettimanale. A differenza della tecnica abitualmente usata di ozono terapia, che è in realtà una normale intramuscolare dove si può arrivare anche a 20 sedute, con questa si agisce direttamente sul nervo compresso e sulla componente erniata permettendo all’ozono di svolgere la propria azione direttamente sulle componenti coinvolte. L’ozono svolge un’azione simile a un potente antinfiammatorio con un aumento della vascolarizzazione perineurale e con azione destruente nei confronti dell’ernia.

Questa tecnica non presenta alcun tipo di effetto collaterale considerando che l’ozono non viene introdotto all’interno del canale, ma appena lateralmente al medesimo, posizionando l‘ago di fianco alla radice nervosa appena uscita dal foro di coniugazione; tra l’altro l’ossigeno-ozono è un gas naturale privo di effetti collaterali e viene solo sconsigliato nei casi di pazienti gravide, pazienti con alcune patologie quali ipertiroidismo non compensato e pazienti affetti da favismo. Negli ultimi tre anni si è  utilizzata questa tecnica su numerosissimi pazienti , affetti da ernia discale con compressione sulla radice nervosa, radicoliti infiammatorie, alcuni tipi di stenosi del canale, con percentuali di risoluzione positiva intorno all’85-90% facendo seguire regolarmente alle infiltrazioni di ozono un ciclo di rieducazione motoria; tutti pazienti, comunque, nei confronti dei quali la terapia farmacologica non aveva portato benefici. Si ritiene dunque che questa tecnica infiltrativa costituisca  attualmente la miglior possibilità di successo nelle patologie sopraddette, riuscendo a ridurre fortemente il numero di interventi chirurgici ai quali i pazienti avrebbero dovuto sottoporsi. Quindi invece di 10 infiltrazioni se ne possono fare 2.  Le 10 o 20 iniezioni sono più superficiali ,sotto la cute o all’interno dei muscoli paravertebrali . Per arrivare all’ernia bisogna oltrepassare i muscoli e quindi agire più in profondità; arrivando così di fianco all’ernia si deposita l’ozono che ha il potere di farla riassorbire, in pratica di distruggerla e quindi di liberare il nervo. Con questa operazione molto spesso si hanno dei risultati nell’ immediato post infiltrativo sul paziente che già da quando si alza dal lettino dice di sentirsi meglio. La seconda parte di questo protocollo che è altrettanto importante, è quella riabilitativa che si è ideata insieme ai fisioterapisti ed è costituita da qualche seduta di riabilitazione motoria posturale estremamente specializzata.

E’ infatti importante riequilibrare la postura da un lato e dall’altro rinforzare tutta la muscolatura addominale che sostiene la colonna vertebrale, soprattutto per la parte lombare e cervicale. Il disco, una volta degenerato, non può ricrearsi di nuovo, ma con la fisioterapia possiamo agire in maniera importante sulla struttura muscolare che dà sostegno alla colonna vertebrale per cercare di evitare il più possibile che questa patologia si ripresenti . Una volta terminata la parte riabilitativa si insegna al paziente una serie di esercizi che è importante continui a fare a casa per un certo periodo completando così tutto il percorso previsto. Le due infiltrazioni si effettuano di solito a distanza di una settimana o due e comunque l’equipe dei medici valuta ogni volta, caso per caso. Quando il paziente presenta la fase acuta della patologia  n onoccorre aspettare prima di intervenire con le infiltrazioni. Le infiltrazioni servono proprio per risolvere la fase acuta . La prima parte nell’affrontare questa patologia è rappresentata dalla terapia farmacologica ma se questa non dà i risultati sperati, come spesso accade, allora occorre cominciare a pensare alle infiltrazioni abbastanza velocemente perché più il nervo , che è la struttura più delicata in assoluto del nostro organismo, viene compresso, più fa fatica a recuperare . Se un nervo viene trascurato quello a cui si può andare incontro, come si dice in termine medico, è una paresi , cioè se un piede perde forza e lo si lascia così per un po’ di tempo si rischia di non recuperarlo , di recuperarlo male o in tempi molto lunghi e per questo si cerca di agire nel prevenire tale evenienza. Con queste tecniche oggi quindi si cerca di evitare l’intervento chirurgico. L’ernia discale può tornare a recidivare anche dopo intervento chirurgico.

Per capire cosa può predisporre il nostro organismo a questa patologia posso dire che mentre una volta erano i lavori pesanti o i traumi sportivi che la determinavano attualmente il fattore più importante è la sedentarietà , l’immobilità , il lavoro in ufficio , quello davanti al computer; il “non muovere” la colonna vertebrale accelera notevolmente la degenerazione del disco che puo’ facilitare a sua volta l’espulsione della parte interna creando questo problema di ernia discale . E’ importante quindi muoversi , occorre praticare una attività fisica definita aerobica che si fa nel lungo periodo con poco sforzo come le passeggiate, la ginnastica dolce ecc..

Tra l’altro queste sono le attività che aiutano non solo la colonna vertebrale ma ci aiutano anche a livello metabolico , ed è una raccomandazione che ci fanno ogni giorno i cardiologi e i diabetologi perché dobbiamo cercare di ridurre tutti quei fattori di rischio per patologie anche gravi in altri distretti del nostro corpo.

Silvia TrevainiSilvia Trevaini

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