Il futuro dell’alimentazione umana: il fruttarismo

frutta_yogurt500Esistono ormai numerosi individui che scelgono di nutrirsi per periodi più o meno lunghi, esclusivamente o in parte, di frutta. Qual’è il motivo di questa scelta, che risulta ai più decisamente singolare? Cosa si intende per frutta, o meglio quali tipi Di alimenti sono concessi? Ne parliamo oggi con il nostro esperto Giorgio Bogoni. Vediamo cosa ci ha raccontato riguardo la sua esperienza personale, i  benefici e tutto ciò che bisogna sapere per intraprendere questo di tipo di alimentazione e stile di vita …

Il fruttarismo è un regime alimentare in cui si consuma esclusivamente frutta.

Non è una dieta e quindi il riequilibrio del peso corporeo non è un obiettivo, ma semplice conseguenza del naturale processo di disintossicazione innescato da questa alimentazione.

Diventa normale cibarsi di sola frutta nel momento in cui si prende consapevolezza del fatto che l’essere umano è una scimmia fruttivora, come evidenziato ancora da Georges Cuvier (1769-1832) che ne osservò per primo i caratteri anatomici e fisiologici .

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Giorgio Bogoni

Dal punto di vista etico, questa scelta alimentare viene inoltre avvalorata dall’osservazione che non ci si nutre di tessuti animali né vegetali, ma dei frutti, le uniche strutture macroscopiche non viventi, prodotti dalle piante con la precisa funzione di nutrire l’animale che se ne ciberà, allontanando i preziosi semi.

Si diventa fruttariani alla fine di quello che può essere definito un “Perfezionamento Alimentare” di graduale riduzione della varietà del cibo, una sorta di processo inverso allo svezzamento che solitamente dapprima transita dalle fasi alimentari vegetariana e vegana.

Non è un atteggiamento estremista, ma il riconoscimento del fatto che la cultura del “mangio un po’ di tutto” è la causa della maggior parte delle malattie di cui soffre l’uomo che costringe il suo organismo a tentare di assimilare alimenti per il quale non è stato progettato.

L’introduzione della varietà alimentare si data storicamente nel momento in cui la scarsità di frutta durante le glaciazioni obbligò i nostri antenati al consumo di cibo “da emergenza” che potesse essere reperito o conservato durante il lungo inverno: carne e semi.

Oggi però non c’è più ragione per non tornare a mangiare esclusivamente frutta, il cibo specifico per la nostra specie animale.

Di fatto, ritornare al fruttarismo delle scimmie antropomorfe significa confidare nella capacità del nostro corpo di trarre dalla frutta tutto il nutrimento di cui naturalmente necessita, rinunciando all’approccio riduzionistico che pretende la verifica della presenza nella dieta di tutti gli elementi che si ritengono utili.

Il modo più semplice per diventare fruttariani è seguire lo schema alimentare noto come “fruttarismo sostenibile” e meglio dettagliato sul voluminoso testo disponibile gratuitamente su Internet sotto il nome di “Specie Umana, Progetto 3M”.

Nell’ambito delle indicazioni di “Progetto 3M” si consuma la frutta dolce che tutti conosciamo (escludendo agrumi, ananas e kiwi), la frutta ortaggio (quella spesso confusa con la verdura, ma che di fatto nasce da un fiore: pomodori, zucchine, cetrioli, peperoni, zucca…) e la frutta grassa (olive e avocado), seguendo però un procedere ben preciso, sia nella transizione iniziale verso il fruttarismo, sia nel suo mantenimento a lungo termine.

Si comincia sostituendo l’abituale colazione con da 1 a 3 mele rosse, quindi ci si abitua a consumare a pranzo 3 diversi frutti dolci a sazietà, riservando in questo modo alla cena un percorso graduale attraverso le diverse fasi alimentari (onnivoriana, vegetariana, vegana, fruttariana) con l’attenzione al fatto che l’ultimo pasto della giornata sia sempre alcalinizzante (e quindi a base di frutta ortaggio) e che si concluda con un paio di banane ed una mela.

Personalmente sono fruttariano da circa un anno e mezzo e posso garantire che, rispetto al mio precedente regime alimentare vegano, godo di benefici di gran lunga superiori al disagio che mi impongo nutrendomi solo di frutta.

Peraltro, questo disagio si riduce ad una limitata condivisione dei pasti con parenti ed amici, in quanto non provo più alcun desiderio di mangiare altro, né ricordo l’ultima volta che ho avuto fame.

Saluto, invitando tutti coloro ancora convinti di essere onnivori a riflettere su uno scritto attribuito a Plutarco dove si legge di provare a procacciarsi il cibo dei veri carnivori sbranando a morsi gli animali che abitualmente troviamo nel piatto mentre cercano di salvarsi dalla nostra aggressione, senza un’arma ma come fanno i lupi.

Solo a pensarci l’impresa appare difficile, ma soprattutto innaturale.

Questo dovrebbe farci pensare.

 

Silvia TrevainiSilvia Trevaini

Videonews

 

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