Dispareunia: superare il dolore e la paura della penetrazione sessuale

La nuova classificazione proposta dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM V) ha raggruppato Dispareunia e Vaginismo sotto la stessa nomenclatura di Disturbo Genito-Pelvico e della Penetrazione ad indicare come questi disturbi sessuali siano strettamente connessi e difficilmente distinguibili clinicamente.
Il disturbo genito-pelvico e della penetrazione può essere caratterizzato da incapacità ad avere una penetrazione vaginale (vaginismo); marcato dolore, tensione o indurimento dei muscoli pelvici durante il rapporto o i tentativi di penetrazione (dispareunia); intensa paura o ansia per la penetrazione.


Ne parliamo con la Dott.ssa Giulia Bracci, psichiatra specialista sessuologa del Centro Medico Visconti di Modrone.
I sintomi devono essere presenti per un periodo di tempo di almeno 6 mesi e tali da causare importante disagio e compromissione del benessere sessuale. Il disturbo non deve essere dovuto ad altre malattie fisiche o agli effetti fisiologici diretti di una sostanza o farmaco. I dati statistici indicano che circa il 15% delle donne in età fertile soffre di dolore ricorrente o persistente durante il rapporto sessuale, percentuale che aumenta al 44% in menopausa.
Durante la menopausa e nella fase post-menopausale, secondariamente alla riduzione dei livelli di estrogeni che contribuiscono a rendere lubrificata la vagina, la dispareunia può essere associata anche ad uno stato di secchezza vaginale, creando un attrito che non facilita l’atto penetrativo ed intensifica pertanto il dolore associato. Sebbene le cause del disturbo possano essere anche di natura organica, ad esempio legate ad esiti di interventi chirurgici, infiammazioni genito-urinarie e della vagina, distrofie vulvo-vaginali post-menopausa, anomalie anatomiche dell’imene, non è affatto da trascurare l’origine psicologica dei sintomi.
Le cause psicologiche del disturbo genito-pelvico e della penetrazione possono originare da tabù e rigida educazione sessuale familiare, visione del sesso come qualcosa di peccaminoso e sporco, pregresse violenze o abusi sessuali, paura inconscia della gravidanza e del parto. Il dolore o la fobia della penetrazione potrebbero anche essere legati alla paura di emanciparsi completamente dalla propria famiglia di origine, alla difficoltà ad abbondonare l’identità di bambina-figlia passando a quella di donna-madre, al disagio di vivere l’aggressività apparentemente insita nella penetrazione o alla resistenza ad abbandonarsi al piacere, perdendo il controllo di se stesse.
Inoltre molte donne presentano anche un rapporto conflittuale con il proprio corpo, percepito come poco seduttivo o inadeguato e questo può creare una sorta di sofferenza interiore ed incapacità ad aprirsi all’atto sessuale. Un altro aspetto psicologico importante è l’analisi della situazione relazionale di coppia in quanto la difficile o dolorosa penetrazione potrebbe essere secondaria anche a tensioni irrisolte tra i partner, insoddisfazioni, aspettative deluse o conflitti reciproci.
Una volta stabilite le cause del disturbo, il primo passo nel percorso psicoterapeutico è valutare l’intensità dello spasmo muscolare che impedisce una piacevole ed adeguata penetrazione e, laddove sia presente, anche l’intensità della paura per l’atto sessuale.
E’ importante anche capire quale sia la conoscenza della donna del proprio corpo e della propria anatomia genitale in modo tale che possa essere sempre più consapevole delle proprie sensazioni psicofisiche e del grado di tensione e rilassamento della propria muscolatura genitale. Molte donne credono che questo aspetto sia banale, in realtà non tutte hanno una buona conoscenza e confidenza con le proprie parti intime che aiutano e consentono di agire positivamente sulla risoluzione del disturbo. Qualora esista una componente psicologica alla base del disturbo genito-pelvico e della penetrazione, è necessario promuovere una modificazione delle convinzioni distorte che alimentano l’ansia, la fobia e bloccano l’atto sessuale, permettendo in questo modo alla donna di sostituirle con pensieri, sensazioni e percezioni fisiche maggiormente positive. La mente e il corpo non sono due unità indipendenti ma strettamente correlate in un rapporto di influenza reciproca.
Esercizi di rilassamento della muscolatura pelvico-vaginale, tecniche di respirazione, auto-stimolazione ed esposizione graduale a ciò che crea più ansia ed angoscia con conseguente riduzione dei livelli di apprensione, rappresentano i migliori interventi da adottare. E’ comunque richiesto l’intervento di uno specialista sessuologo clinico che possa guidare la persona nel percorso di cura verso una mirata risoluzione dei sintomi e il recupero di una vita sessuale attiva e soddisfacente. Una buona motivazione personale associata ad un trattamento adeguato ed individualizzato garantiscono un’alta percentuale di recupero.

 

trevaini50Silvia Trevaini

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