Educare la mente

La meditazione ci riconnette a noi stessi e affina attenzione e chiarezza. Il successo dei protocolli Mindfulness e la loro applicazione ai diversi ambiti ci dice quanto oggi il bisogno di meditare sia sempre più diffuso e quanto sia pressante l’aspirazione a una vita più autentica e meno stressante. La meditazione è la star del momento, ma per alcuni resta ancora un oggetto dai contorni poco chiari. Ridurla a una tecnica di benessere vuol dire sminuirla. Meditare è un’arte e, come tale, richiede di essere coltivata. La creatività svolge una funzione importante, così come l’ispirazione. Perché ognuno di noi è diverso e servono approcci differenti. Imparare a capire quali sono quelli giusti implica una buona dose di fantasia e sperimentazione. Ma senza un metodo chiaro si rischia di andare fuori strada. Senza una mente focalizzata, attenta, lucida, che ritorna così grazie alla concentrazione, sarebbe impossibile andare più in profondità e iniziare un esame accurato della condizione umana che l’introspezione ci consente di condurre. La meditazione è stata spesso presentata, e lo è ancora, come un’esperienza mistica che permetterebbe di accedere a stati di coscienza più profondi fino a trascendere la dimensione corporale per accedere a livelli celestiali, oltre lo spazio e il tempo. Pensiero, riflessione, benessere, rapimento e solitudine, questa è la via per il risveglio. Qualità che chiunque di noi possiede e può mettere in campo nella propria esperienza e ricerca. Il consiglio è quello di impostare il percorso di pratica sulla cura. Nulla a che vedere con stati paradisiaci ma un’esperienza in cui chiunque può identificarsi e immediatamente sperimentabile. Si parla di vita normale, di lavoro, di alberi di rose e mele, di una felicità e di una serenità concreta, fruibile, concreta. Anche la solitudine non è tristezza o separazione ma, al contrario è lo stato di una mente non agitata, una mente contemplativa, presente e in connessione con il mondo. Vediamo insieme al nostro esperto di alimentazione fruttariana Giorgio Bogoni  quali tecniche mette in pratica per educare la mente e cosa pensa della meditazione…

Anch’io ho subito e tuttora subisco, il fascino della meditazione. A fasi alterne.

Come credo capiti a molti, mi illudo che custodisca l’ineffabile segreto dell’assoluto Benessere, al punto da ritornare periodicamente a praticarla sotto forma di una diversa tecnica.

A volte tornando a una modalità già avvicinata in passato, nel dubbio di non averne colto qualche passaggio fondamentale; altre volte assecondando compiacevole le promesse di qualcosa che non ho mai tentato prima, nella speranza di aver finalmente scoperto la pratica più adatta a me.

L’ho fatto più volte, perché la posta in gioco è troppo importante per non meritare l’ennesimo tentativo.

E cosi qui sul comodino conservo le Lezioni della Self-Realization Fellowship di Paramahansa Yogananda: “Meditare su Dio nel Suo Aspetto di Om”. Titolo davvero altisonante.

Ho desiderato questa documentazione con la determinazione di chi, per entrarne in possesso, è stato costretto a inviare una sorta di dichiarazione di riservatezza circa il materiale che avrebbe ricevuto, firmando in originale un foglio poi inviato per posta tradizione alla sede californiana dell’Associazione che detiene questi segreti. L’ho fatto e adesso sto procrastinando la pratica delle informazioni ricevute, misteri della mente umana.

Però c’è qualcosa che posso affermare con certezza: man mano che il corpo fisico si depura dalle tossine accumulate nei tessuti e si consolidano nuove abitudini alimentari virtuose, diminuisce il “bisogno di meditare”.

Mi piace pensare che, avvicinandosi all’alimentazione appropriata per l’essere umano, il corpo non manifesti più quel sordo e continuo disagio che lo spinge a cercare strumenti per vivere una Vita più autentica e meno stressante. Mi piace pensare che, mangiando correttamente, si avverta una base di Benessere rassicurante, a livello corporeo, tale da placare lo struggersi esistenziale umano. Mi piace pensare che azzerare il livello di infiammazione del corpo, attraverso l’attenzione al cibo, significhi anche spegnere qualche ricettore perennemente in stato di allerta che diversamente pretende chissà quale esperienza mistica per ritrovare l’equilibrio.

In effetti, sono certo che sia anche questo il motivo per cui le Lezioni di Yogananda giacciono ancora non praticate sul mio comodino: ho il corpo fisiologicamente in quiete, al pari di un animale nel suo habitat naturale, e conseguentemente la mente non sente un gran bisogno di starsene a occhi chiusi nella Posizione del Loto.

Inoltre, come tanti, trasformo in una sorta di “meditazione” le passeggiate in solitudine in montagna, quando una Natura sorprendente si fa Dio-persona e mi rivolge la parola.

Sono momenti duranti i quali penso che i risultati che posso conseguire educando la mente siano poca cosa a confronto di quelli quando la mia stessa mente educa me!

 

trevaini50Silvia Trevaini

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