Pranayama, impariamo a respirare

Anche la medicina convenzionale comincia ad accorgersi che la pratica Yoga, insieme alle tecniche di respirazione Pranayama, può davvero aiutare le persone con gravi malattie polmonari. Parliamo di persone che, in pratica, non riescono più a respirare. Fumo, inquinamento, continue infezioni a lungo andare danneggiano irrimediabilmente i polmoni. Non c’è farmaco che tenga, e alla fine per guadagnare tempo si ricorre alla bombola d’ossigeno. Malattia terribile, più diffusa di quanto si pensi. Anche il camminare risulta difficoltoso. I muscoli hanno bisogno d’ossigeno ma l’ossigeno non arriva perché i polmoni non funzionano. Chi ha avuto un malato di questo tipo in casa sa cosa vuol dire. Ora una nuova ricerca dimostra che bastano tre mesi di pratica Yoga/Pranayama per permettere a queste persone di tornare a camminare senza entrare in apnea. Per le persone sane può sembrare poco, per le persone ammalate cambia radicalmente la loro vita. Possono uscire di casa, andare a prendere il giornale, fermarsi al bar, scambiare quattro chiacchiere. Approfondiamo l’argomento con Gianmario Aquilino, insegnante yoga e massaggiatore presso l’Ecoresort Le Dune, a Piscinas, all’interno del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna…

In concomitanza con l’inarrestabile diffusione dello Yoga a livello globale si verifica un fenomeno parallelo, l’utilizzo disinvolto di termini appartenenti a lingue teoricamente morte, come il sanscrito, che è un idioma strettamente collegato a questa disciplina. Parole come Asana, Chakra, Mudra, Pranayama, sono ormai di uso comune, o perlomeno non risultano così esotiche come succedeva in passato. Stiamo parlando, ovviamente, di termini “tecnici”, dal significato ben preciso, che però spesso sono banalizzati e/o utilizzati senza una conoscenza approfondita o perlomeno pertinente. Spesso, al di là della traduzione più o meno precisa, c’è un significato recondito che può essere recepito solo attraverso una pratica costante e ben diretta, tramite la quale si arriva a una vera comprensione, che va oltre il termine stesso. Non dimentichiamo che le tecniche Yoga nascono all’interno di un sistema riservato e segreto, rivolto a pochi, appunto, per preservarne l’integrità e di conseguenza l’efficienza, quindi i testi classici tendono ad essere ermetici. È interessante ed utile leggere e/o informarsi, ma per entrare nel vivo dello Yoga e comprenderlo, è necessario praticarlo costantemente ed entrare nel vivo della pratica.

Prima di esplorare il significato del Pranayama, per esempio, è necessario parlare del termine ‘Prana” che secondo la scienza dello Yoga indica l’energia vitale che permea l’universo e sostiene il corpo, la mente e le emozioni dell’essere umano. Viene considerato, in sintesi, un catalizzatore universale. Lo stesso concetto di energia è condiviso nelle altre antiche culture, dai cinesi, col termine “chi”, dai giapponesi, col termine “ki”, senza dimenticare la Grecia classica, dove era conosciuto come “pneuma”. Il Pranayama è appunto l’arte Yoga, quindi di provenienza indiana di riconoscere e gestire al meglio questa forza vitale delicata e nello stesso tempo potente, attraverso tecniche di respirazione e consapevolezza. È probabilmente un termine meno conosciuto di “Asana”, le posizioni che per convenzione identifichiamo immediatamente con lo Yoga. Le posizioni sono importanti, per lo meno nello Yoga contemporaneo, ma l’attenzione alla “circolazione” del respiro e al “controllo” della sua dinamica nel corpo, il Pranayama appunto, rappresenta l’essenza di questa disciplina. L’esecuzione di un Asana, o di una sequenza concatenata di Asana, è svuotata del suo significato senza il supporto del Pranayama. Nel repertorio delle tecniche del Pranayama troviamo di tutto, dal respiro a narici alternate, Nadi Shodana, al respiro vitrorioso, Ujai, giusto per fare qualche esempio, ma è difficile spiegare in poche righe. Porterei piuttosto l’attenzione sull’importanza del respiro, sul saperne gestire ritmi e profondità nell’applicazione delle posizioni Yoga, nella meditazione e soprattutto nella vita quotidiana. In estrema sintesi la pratica congiunta di Yoga e Pranayama ci porta ad una sorta di purificazione: ll corpo diventa più sciolto, flessibile e resistente; la mente si placa, si aumenta la capacità di concentrazione, si apprende in modo spontaneo ad essere reattivi e recettivi in ogni situazione; si impara a gestire meglio le energie che sprechiamo continuamente in posture errate e stati d’animo dannosi. In altri termini le tecniche di Yoga e Pranayama, indissolubilmente legate tra loro ci permettono di ottenere e mantenere un benessere psicofisico concreto e duraturo, alla portata di tutti. Lo Yoga può essere segnalato come un metodo per migliorare le funzioni polmonari nelle persone sane e quindi prevenire in futuro le malattie respiratorie. Questi benefici possono essere anche usati come terapia adiuvante per molte malattie dell’apparato respiratorio. Quello che, nel tempo, apprendiamo sul tappetino Yoga, entra a far parte delle nostre potenzialità e ci permette di migliorare la qualità della nostra vita.

 

trevaini50Silvia Trevaini

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