Ipertensione, terapie e prevenzione

Più di un miliardo di persone nel mondo è affetto da ipertensione, con picchi del 60% tra gli ultrasessantenni. È una malattia che rappresenta anche un fattore di rischio principale d’insufficienza cardiaca, fibrillazione atriale, nefropatia cronica, arteriopatia periferica e declino cognitivo.

L’ipertensione arteriosa è di solito asintomatica, tuttavia alcuni soggetti potrebbero accusare cefalea, disturbi visivi, epistassi frequente, anomalie del battito cardiaco, ronzii auricolari. Una pressione mal controllata può essere motivo di agitazione per molte persone. Ma questa malattia  si può curare, con i farmaci giusti e soprattutto adottando un corretto stile di vita, il che, tradotto in parole semplici, significa volersi bene. L’ipertensione è un fattore di rischio cosiddetto “indipendente” per le malattie cardiovascolari, che si sviluppano più rapidamente e facilmente nei soggetti ipertesi. Non è facile stabilire con certezza le cause di questa malattia. Gli uomini sono più soggetti al rischio di diventare ipertesi fino a 30-40 anni, poi la situazione si inverte.

Anzitutto, se non si hanno sintomi specifici, è importante misurare la pressione arteriosa regolarmente, soprattutto se si hanno i genitori ipertesi. Nei soggetti ipertesi i valori pressori rilevati a casa sono importanti perché danno informazioni aggiuntive rispetto a quelli misurati nello studio del medico o in farmacia, che possono risultare elevati per una reazione d’allarme, la cosiddetta “ipertensione da camicie bianco”. Prima di effettuare la misurazione, preferibilmente la mattina al risveglio, è bene essere a riposo da almeno un quarto d’ora, non fumare da almeno mezzora, non aver ingerito caffè o altri eccitanti nelle ultime ore, ed evitare qualsiasi tipo di stress.

Utilizzando il misuratore elettronico basta azionare il bottone per il gonfiaggio automatico del bracciale; gli apparecchi automatici offriranno la lettura completa della pressione arteriosa sistolica, della diastolica e delle pulsazioni cardiache. È possibile anche affidarsi all’Holter, un “bracciale” che monitora i valori pressori per un periodo di tempo molto lungo, anche per più giorni. L’apparecchio registra non solo la frequenza, ma anche il tracciato elettrocardiografico. Al termine dell’esame l’Holter viene letto e interpretato con uno strumento particolare che permette, in modo manuale o automatico, di rilevare eventuali anomalie elettrocardiografiche, di tipo ischemico o aritmico, verificatesi nel corso della prova. È un mezzo diagnostico importante, che consente di rilevare patologie altrimenti misconosciute e che permette anche di scoprire un’attività anomala del cuore nel corso del riposo notturno.

Cura farmacologica

Prima di ricorrere alla terapia farmacologica si può agire modificando lo stile di vita( attività sportiva, corretta alimentazione, eliminazione di fumo). I farmaci maggiormente utilizzati sono: diuretici, simpaticolitici, inibitori adrenergici, calcio antagonisti, inibitori del sistema renina- angiotensina, vasodilatatori ad azione diretta.

I rischi dal fumo

Il fumo provoca una vasocostrizione delle arterie, con conseguente rialzo dei valori pressori, ed a lungo andare fa aumentare le possibilità di una patologia coronarica. La mortalità in questo campo è maggiore del 70% nei fumatori rispetto ai non fumatori. L’inalazione del fumo di sigaretta produce degli effetti transitori sul cuore e i vasi sanguigni. La nicotina contenuta nel fumo aumenta la pressione del sangue e la frequenza cardiaca, oltre a provocare anche il restringimento dei vasi arteriosi. Inoltre influenza il sistema cardiovascolare e nervoso, inducendo dipendenza. Ma la nicotina non è il solo elemento nocivo. Il monossido di carbonio, per esempio, arriva in circolo nel sangue riducendo la quantità di ossigeno disponibile per il cuore e gli altri organi. Una sigaretta, oltre al tabacco, durante la combustione sprigiona  più di 4000 sostanze chimiche. Perciò è necessaria l’abolizione del fumo in modo drastico.

Movimento

È meglio muoversi poco che niente, ma se intendiamo imboccare la strada giusta, sarebbe molto meglio praticare attività di resistenza piuttosto che di potenza. È invece opportuno cercare di diminuire le resistenze periferiche, e questo lo si ottiene con esercizi di tipo aerobico, come correre, camminare, andare in bicicletta, nuotare. Se proprio si preferisce stare al chiuso, l’ambiente della palestra può essere valido solo a patto di frequentare l’area “aerobica”, dedicata al cardiofitness.

Alimentazione

Rimanendo nel campo della prevenzione, è ora la volta di affrontare il tema alimentare. Anche in questo caso, poche raccomandazioni: limitare il consumo di sale e in generale degli alimenti che contengono grassi e colesterolo, così il caffè ed altri eccitanti. Il colpevole non è solo il sale da cucina, in quanto la maggior parte degli alimenti che normalmente si consumano contengono sodio, anche se in forme e denominazioni diverse: cloruro di sodio, glutammato sodico, bicarbonato di sodio sono tutti elementi potenzialmente pericolosi per l’iperteso. Quindi occorre leggere bene le etichette degli alimenti e preferibilmente non aggiungere altro sale. Evitare anche l’assunzione di determinati cibi ad alto contenuto di sodio come quelli in scatola, i dadi per le minestre, i formaggi stagionati, le salse, gli insaccati, i dolci industriali.

trevaini50Silvia Trevaini

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