Il fitness metabolico

Si tratta di un allenamento specifico messo a punto negli ultimi anni negli Stati Uniti per combattere la sindrome metabolica, cioè quel disturbo caratterizzato da sintomi come obesità, ipertensione e colesterolo alto. Gli studiosi, infatti, sono certi che il modo più efficace per intervenire su questo problema  sia quello di migliorare la qualità della vita di chi ne soffre, ripristinando un metabolismo corretto. È un approccio sostanzialmente diverso  rispetto alle altre discipline, perché non aspira soltanto a far dimagrire, ma mira a combattere la causa stessa della malattia. La perdita di peso, poi, verrà da sé..

Si parla di disordine metabolico quando il metabolismo va in tilt: le persone che ne sono colpite tendono ad accumulare grasso nella zona addominale. Questo accade perché i processi biochimici coinvolti nelle normali funzioni vitali non sono più sincronizzati tra loro, diventando quindi disarmonici. Non è detto che il grasso si accumuli nelle zone del corpo visibili all’esterno: può depositarsi anche tra le viscere, negli organi interni. Questo tipo di adipe è il più nocivo in assoluto perché può provocare diverse malattie. Le persone con un disturbi metabolico hanno un alto rischio di ritrovarsi colpite da malattie del cuore, obesità, ipertensione, ictus, ipercolesterolemia e altri problemi circolatori, colon irritabile e disfunzione tiroidea. Per eliminare i rischi legati a queste disfunzioni e vivere meglio, gli esperti consigliano di svolgere una corretta attività fisica e cambiare stile di vita. Prima di impostare un programma, è importante che il personal trainer legga le analisi del sangue e sia messo al corrente delle indicazioni del medico di base. Capire i sintomi è fondamentale perché l’attività fisica cambia in base al tipo di disfunzione. È utile anche valutare la condizione psicologica della persona e scegliere gli esercizi che riescano a farla stare meglio. Proporre un allenamento troppo pesante o intenso potrebbe scoraggiare ed essere controproducente. Tutti gli istruttori di fitness metabolico devono usare il cardiofrequenzimetro, perché è fondamentale monitorare il battito del cuore durante lo sforzo; non si può improvvisare. Quando si inizia a lavorare la frequenza cardiaca deve essere sempre intorno al 50%- 60% di quella massima, specie se la persona ha problemi di cuore.

Gli esercizi sono sempre a intensità moderata e vengono eseguiti sotto la stretta sorveglianza del personal trainer, che a sua volta non lavora mai da solo, ma in sinergia con il medico e il nutrizionista. Tutto si basa sull’alternanza di esercizi aerobici e anaerobici. Se l’allenamento inizia con la corsa (aerobico), dopo circa 5 minuti si passa a un lavoro più statico (anaerobico) e, poi, si cambia ancora con un altro esercizio che porta il cuore ad aumentare leggermente la frequenza cardiaca. Tecnicamente, si parla di allenamento funzionale che va dall’alto al basso di Hiie (High intensity interval exercise).

Se l’allenamento viene svolto in palestra, si inizia di solito con una passeggiata sul tapis roulant, simulando la salita. Questo tipo di allenamento/ riscaldamento varia di intensità durante la lezione, alternando un ritmo veloce a uno più lento. Dopo la camminata, qualche minuto di squat per rafforzare i quadricipiti può essere utile. Gli esercizi possono essere eseguiti sia a corpo libero sia con alcuni attrezzi come la fitball (palla da fitness) o l’asta, per tenere la schiena dritta, se si è abbastanza allenati.

Una fase importante del fitness metabolico è l’allenamento del core, cioè della parte del corpo che esclude gli arti sia inferiori sia superiori: comprende quindi i glutei, gli addominali, i muscoli dorsali, le spalle, il collo e la testa. Per quanto riguarda gli addominali vanno benissimo i crunch (sdraiati supini si fanno dei piccoli movimenti per tirare su il busto) a corpo libero o con l’ausilio di attrezzi specifici. Il plank ( mani a terra e gambe tese all’indietro con le punte dei piedi a martello) è sconsigliato se si soffre di malattie del cuore o ipertensione, perché accresce la pressione sull’addome con il conseguente aumento della pressione sanguigna.

trevaini50Silvia Trevaini

VideoNews

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *