Mangiare male uccide più del fumo

La principale causa di morte nel mondo? Il cibo, o meglio la cattiva alimentazione. Il fumo, per intenderci, fa meno vittime. A ucciderci è quel che mettiamo nel piatto, ma soprattutto quel che non mettiamo. Sì, perché un consumo eccessivo di sale, zucchero e grassi fa male e lo sappiamo, ma a rovinarci la salute sono ancora di più i cibi che escludiamo dal menù: cereali integrali, frutta, verdura, noci, semi, acidi grassi omega3.  È la prima volta che le colpe della tavola vengono mostrate in tutta la loro gravità, con una dettagliata conta dei danni divisa per abitudine alimentare. E le privazioni, come abbiamo detto, risultano più pericolose degli eccessi. Nessuna regione del mondo è perfetta, e ciascuna favorisce l’una o l’altra componente di un’alimentazione sana, e ognuna è carente di qualcosa.

Di cosa si muore? Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte associata alla cattiva alimentazione (10 milioni di morti), seguite dai tumori (circa un milione di morti) e dal diabete di tipo 2 (340mila morti). Più di 5 milioni di decessi riguardano adulti con età inferiore ai 70 anni.

Una dieta scadente quindi  è responsabile globalmente di un numero di morti superiore a qualunque altro fattore di rischio, incluso il fumo, evidenziando l’urgenza di migliorare l’alimentazione della popolazione dei diversi Paesi. Ne parliamo con il nostro esperto di alimentazione fruttariana Giorgio Bogoni…

Ricordo le suore Orsoline, dove ho cominciato il mio percorso scolastico, sensibilizzare alla carità noi giovanissimi alunni mostrandoci le foto dei nostri coetanei africani, con i corpi storpiati dalla denutrizione.

L’eccessiva magrezza era impressionante e questa è stata la mia prima educazione a una corretta alimentazione, a supporto degli sforzi di mia mamma per farmi mangiare di più.

Nei primi anni ’70 questo poteva anche andar bene, perché l’obesità era ancora sconosciuta e quindi non ci si preoccupava certo di mangiare troppo. Ogni madre godeva nel vedere il figlio abbuffarsi con i manicaretti che gli preparava con tanto amore e le suore raccoglievano fondi per le loro Missioni, strumentalizzando quel genere di immagini.

Però, nei decenni a venire, le mamme sono rimaste meno tempo in casa a cucinare e l’industrializzazione della produzione alimentare, tanto comoda e pubblicizzata, ha modificato sensibilmente la nostra alimentazione: abbiamo cominciato a consumare cibo confezionato, reso appetibile arricchendolo con droghe, ma povero di nutrienti.

Infatti qualsiasi prodotto viene acquistato quando è buono ed economico e, per questo, il produttore ha progressivamente dovuto reggere in confronto con la concorrenza sviluppando sostanze che rendessero il consumatore dipendente (soddisfacendo quindi la sua sensazione di “buono”) e privando l’alimento di tutto quanto comprometteva la sua durata sullo scaffale del supermercato: le sostanze nutritive che, deteriorandosi nel tempo, avrebbero comportato il reso per invenduto, forse il costo più importante nel settore alimentare.

E così, in neppure 50 anni, i Paesi Industrializzati si sono confrontati con una vera emergenza sanitaria, a fronte del dilagare delle malattie cronico-degenerative conseguenti all’assunzione continuativa di tutto quanto viene aggiunto al cibo per renderlo appetibile, primi tra tutti zuccheri e sali, e all’eccesso calorico conseguente alla massa inerte con la quale sono state sostituite le sostanza nutritive.

Oggi la stessa pietanza riesce infatti a contenere elementi dannosi ed essere carente di quello che ci serve!

Questo è ormai evidente a tutti, ma allontanarsi da questo tracciato, largamente percorso, è scomodo e costoso e quindi necessariamente una scelta riservata a pochi. Significherebbe infatti tornare a cucinare a casa, utilizzando prodotti di qualità.

L’alternativa è lasciarsi cullare dal packaging accattivante di merendine forse edibili, ma che non hanno certo le caratteristiche per poter esser definite un alimento degno di questo nome, e sperare di essere tra i fortunati che non manifesteranno con una malattia importante il maltrattamento che riservano al loro corpo.

Personalmente, non meno pigro di altri, io ho optato per il regime alimentare fruttariano, prevalentemente crudista: confidando nel fatto che la frutta (dolce e ortaggio) contenga tutti i nutrienti necessari all’uomo e limitandone il deterioramento da lavorazione (prima tra tutte la cottura), me ne cibo da anni con soddisfazione, in maniera quasi esclusiva.

In questo modo ho eliminato completamente le preparazioni confezionate, con incredibili benefici in termini di Salute e Benessere.

 

trevaini50Silvia Trevaini

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