L’acne è una malattia infiammatoria delle unità follicolo-sebacee, a decorso benigno, ma che può causare disturbi nell’approccio alla vita sociale e antiestetici segni e cicatrici in particolare al volto. Dato che è un disturbo strettamente correlato con gli ormoni androgeni presenti nel sangue, essa si manifesta più frequentemente e in modo più aggressivo nella pubertà. La forma giovanile o puberale è infatti quella più conosciuta. Non dobbiamo dimenticare però che negli ultimi anni per cause ancora non ben determinate stiamo assistendo, specialmente nelle donne, a delle forme di acne tardiva più subdole e difficili da trattare, con poche lesioni in genere molto infiammate e che lasciano più facilmente degli esiti fortemente antiestetici. Si tratta di un disturbo benigno ma che deve essere considerato a tutti gli effetti per quello che è: una malattia capace in pochi anni di recare disturbi psicologici importanti e a volte cicatrici permanenti. Affrontiamo allora questo argomento insieme al nostro dermatologo Santo Raffaele Mercuri, primario dell’unità di dermatologia del San Raffaele di Milano.
Il compito più difficile per il dermatologo è quello di scegliere la terapia adatta per ogni paziente e di non limitarsi, come accadeva un tempo, alla semplice prescrizione di creme o farmaci per uso sistemico. In ambito dermatologico infatti l’acne è trattata con terapie di provata efficacia ma con numerose limitazioni e svantaggi tra cui la difficoltà di esecuzione e la lentezza nell’ottenere risultati per quelle topiche e la presenza di effetti secondari e collaterali anche importanti per quelle sistemiche.
Esiste un trattamento per guarire definitivamente?
La risposta finalmente è sì. Oggi è possibile trovare una cura reale ed efficace per tutte le tipologie d’acne, anche per le forme più severe, come la cheloidea o la nodulo-cistica, e per i quadri clinici più complessi ed eterogenei, come nei casi della tardiva o della polimorfa. I trattamenti variano caso per caso e da persona a persona, ma guarire da qualunque forma d’acne è ormai una certezza. La dermatologia moderna non può fare a meno di associare alle terapie classiche quei trattamenti fisici (peeling, laser, microdermoabrasione per citarne alcuni) capaci di ridurre il decorso della patologia e di curare gli inestetismi che affliggono questi pazienti. Oggi grazie ai progressi della scienza c’è un nuovo metodo alternativo di grande efficacia e non invasivo: la terapia fotodinamica il cui principio si basa sulla facoltà della luce di attivare una farmaco fotosensibile, in questo caso l’acido 5-aminolevulinico.
Come si svolge la terapia?
La vera e propria terapia si sviluppa in tre fasi. Nella maggioranza dei casi occorre preparare la cute con un trattamento esfoliante domiciliare per 8-10 giorni. Fatto questo ci si reca nello studio del dermatologo il quale applicherà il fotosensibilizzante (acido 5-aminolevulinico) sulla pelle per un periodo di circa due, tre ore; questo periodo può essere trascorso in relax nella sala d’aspetto. Terminata questa seconda fase si procede con l’esposizione ad una luce rossa (con lunghezza d’onda di 630 nm) mediante una specifica apparecchiatura ad uso esclusivamente medico. Durante l’esposizione alla luce intensa il farmaco, attivato dalla luce stessa e accumulato nelle ghiandole sebacee e nei follicoli infiammati, svolgerà un’ azione di disinfezione verso gli agenti patogeni che alimentano lo stato infiammatorio della pelle e di distruzione dell’epitelio follicolare. I miglioramenti si vedranno dopo pochi giorni. Normalmente due applicazioni sono sufficienti per ottenere l’effetto desiderato. Se necessario una seduta può essere ripetuta in seguito per mantenere i risultati ottenuti.
Quali sono i benefici oltre a quelli estetici?
Si tratta di una terapia che permette di abbattere in modo drastico o definitivo l’assunzione di farmaci (con gli effetti tossici per l’organismo che conosciamo) e di ridurre la spesa e la frustrazione per prodotti che devono essere applicati per tempi molto lunghi. La terapia fotodinamica non presenta effetti collaterali significativi: è però necessario spiegare al paziente che, a seconda dello stato di infiammazione iniziale si avrà nei 2-3 giorni successivi un arrossamento più o meno marcato e una possibile desquamazione. Tali fenomeni sono ampiamente controllabili con l’uso di specifici prodotti che saranno consigliati dal dermatologo.
Quando è meglio sottoporsi ad un trattamento di questo tipo?
Il periodo che va dall’autunno alla tarda primavera è il più adatto per sottoporsi a tale terapia in quanto, ultima raccomandazione, dopo le sedute di terapia fotodinamica bisogna evitare per alcuni giorni l’esposizione prolungata ai raggi ultravioletti. In caso questo fosse impossibile è tuttavia possibile applicare dei filtri solari ad elevata protezione.
Silvia Trevaini
Videonews