Neonati in piscina: scelta giusta?

Molte coppie di neo genitori, intraprendono questa nuova grande avventura che è portare il bimbo a nuotare. Sì, sono necessarie alcune settimane, prima che le neo-mamme riprendano forze, entusiasmo, il ritmo giusto di comunicazione e armonia col bambino. A questo punto molti genitori si domandano dove portare il bambino per iniziare col passo giusto questa attività. Fino a qualche anno fa erano pochi i genitori audaci che, spinti da questa nuova tendenza, decidevano di iniziare l’ attività con bambini di pochi mesi. L’ attrazione era tanta e le paure altrettante; molti si domandavano (e si domandano ancora) se fosse il caso di iniziare l’attività natatoria con un bimbo così piccolo, se i benefici fossero cosi allettanti da fare impallidire i rischi che s’ intravedevano. Per questo oggi ne parliamo col nostro esperto Antonio Acampora, allenatore di nuoto e personal trainer presso la palestra Skorpion di Milano.

Antonio Acampora

 I corsi neonatali sono un’esperienza bellissima sia per il genitore sia per il bambino. L’ambiente acquatico infatti richiama nel neonato l’utero materno, il cui ricordo nei primi mesi di vita è certo molto vivo. Si tratta per lui di una regressione tranquillizzante, che nel contempo lo mette in grande intimità con il genitore che lo accompagna in acqua, cullandolo fra le braccia.

A che età si può iniziare a portare un neonato in piscina?

Spesso i genitori si domandano quando sia il momento migliore per iniziare a portare i neonati ai corsi di’Acquaticità. Tutti i momenti siano buoni per iniziare l’’attività, a condizione che il bimbo e la famiglia siano pronti. È consuetudine di quasi tutte le piscine ricevere i piccoli dopo il sesto mese; credo che il motivo sia che dopo questo periodo il bambino è già stato sottoposto alle due prime dosi dei vaccini obbligatori.  In genere  riceviamo i neonati dal momento in cui si cicatrizza l’ombelico e la mamma si sente in forma per intraprendere l’attività.

Ci sono dei vincoli per iscrivere un neonato?

La prima delle ragioni è l’esclusività di utilizzo da parte dei bimbi del impianto; in secondo luogo, oltre ai soliti certificati di buona salute, tutti gli adulti partecipanti debbono passare un controllo medico in sede ogni due mesi, in modo da escludere le tipiche patologie che assillano le piscine; sommiamo a tutto ciò altissimi livelli di standard per le pulizie dei locali e per il controllo delle acque. Un discorso a parte lo meritano i vaccini: i primi vengono effettuati entro il terzo mese e il primo richiamo entro il quinto mese; quelli obbligatori sono: poliomielite, difterite, tetano ed epatite B.  Tutte queste ragioni ci permettono di affermare che i rischi per la salute di un piccolo neonato di più di due settimane, che viene immerso in una piscina che presenti le caratteristiche suddette, sono molto, molto contenuti.

Allora, quando iniziare?

Tutti i momenti sono buoni se il bambino gode di buona salute e la sua famiglia è sufficientemente motivata; a due settimane, a due mesi o a due anni è sempre un buon momento per iniziare. Piuttosto, diamo una maggiore rilevanza al punto delle motivazioni: non cadiamo nel tranello di incominciare prestissimo perché una moda così ci impone e, dopo quattro o cinque sedute, di interrompere la frequenza perché demotivati, stanchi o delusi. Il momento migliore sarà quindi quello in cui la famiglia si troverà con lo spirito giusto per affrontare con forza, determinazione ed allegria questa bellissima attività che consiste nel giocare nell’’acqua con il proprio figlio. Un altro punto “mitico” è quello che riguarda il controllo automatico del respiro. I bambini imparano a nuotare (nella fattispecie a controllare il respiro) a tutte le età. È vero che l’apprendimento del controllo del respiro è facilitato se l’automatismo è ancora funzionante, ma dobbiamo dire con forza che non è mai tardi per iniziare un felice percorso di avvicinamento all’Acquaticità.

A quali corsi consigli di iscriverli?

Ci sono due tipi di corsi per bambini da zero a cinque anni: quelli in cui si privilegia l’aspetto psicomotorio e quelli in cui e quelli in cui invece si privilegia di più la performance. Il primo metodo prevede un approccio dolce e pone la performance sportiva assolutamente in secondo piano, preferendo fornire al bambino la possibilità di prendere graduale confidenza con l’ambiente acquatico, fino ad arrivare a viverlo con naturalezza. L’insegnante non deve essere solo un istruttore di nuoto, ma anche esperto in bambini nei corsi neonatali ed educatore specializzato in quelli di acquaticità prescolare. Assecondando il percorso di crescita del bambino e la sua naturale indole, anche i più timorosi dell’acqua perdono prima o poi le loro diffidenze, senza traumi e forzature. Anche se la ricerca della performance non è prioritaria, normalmente con un approccio di questo tipo si arriva ad avere bambini che si muovono autonomamente in acqua alta precocemente, senza ausilio di galleggianti.

Se si vuole mettere al primo posto la performance?

Nei metodi in cui l’insegnamento del nuoto è al primo posto è ancor più fondamentale la bravura dell’insegnante. È dunque bene affidarsi a scuole di provata esperienza nell’età prescolare, con istruttori specializzati che diano molta importanza al gioco e rispettino i tempi di ciascun bambino.

Quali sono i benefici del nuoto per i bambini?

I benefici che i bambini ne traggono sono ancora più evidenti; innanzi tutto si ha un potenziale sviluppo motorio e un miglioramento della concentrazione, inoltre il nuoto migliora la capacità del bimbo di percepire i pericoli. Il nuoto è anche lo sport ideale per le gestanti, che lo possono praticare fino alla fine della gravidanza. L’attività in acqua può essere utile perché aiuta a mantenere le capacità motorie; le esercitazioni in acqua agiscono non solo a livello muscolare, ma anche a livello respiratorio e circolatorio e devono essere eseguite in uno stato di rilassamento psicologico.

Silvia Trevaini

Videonews

 

2 risposte a “Neonati in piscina: scelta giusta?

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