Ricercare le cause delle malattie e guarirle è necessario, ma non basta. Occorre anche conoscere e dedicarsi alle fonti della salute fisica, psichica e spirituale e curarsi veramente.
Negli ultimi tre secoli, la medicina occidentale ha avuto come paradigma dominante la “patogenesi”, ovvero l’indagine delle cause delle malattie e di come esse possano essere curate ed evitate. Non è stato invece preso in sufficiente considerazione il suo contrario e complementare, ovvero la “salutogenesi ”, cioè la ricerca delle cause della salute.
Si tratta di un approccio altrettanto utile. In caso di malattia, ci si può chiedere: Cosa e come mi ha contagiato? Di che virus o batterio si tratta? Quale antibiotico posso usare? Oppure un altro punto di vista può essere: perché proprio io ho contratto ora questa infezione? Perché chi mi sta attorno è rimasto immune? Cosa ha protetto chi non si è ammalato? Quali fonti di salute hanno agito? L’individuo può e deve farsi carico del suo stato di salute con la consapevolezza di essere in grado di aumentare la propria capacità di resistere in modo flessibile alla malattia, attraverso la ricerca continua di un equilibrio tra corpo e psiche, tra interiorità e relazioni con gli altri e con l’ambiente circostante.
Atteggiamento attivo
Oggi è opinione ormai condivisa che la salute dipenda anche e soprattutto dal proprio stile e ritmo di vita e che numerose nuove malattie sociali, come i disturbi cardiocircolatori o l’obesità, nascano dalla quotidianità, più che da virus, batteri e agenti infettanti. Essere sani significa essenzialmente essere integri, ovvero coerenti con se stessi e con la comunità in cui si vive. Questo necessita un atteggiamento attivo nei confronti della salute, attraverso la ricerca di un proprio ritmo, da armonizzare con quello della società secondo le proprie caratteristiche individuali. Si tratta di un’assunzione di responsabilità nei confronti della cura della salute, che in parte si contrappone al modello purtroppo invalso in anni di medicina ufficiale, che tendeva a sottomettere il malato, a renderlo il più possibile docile alle cure e alle prescrizioni mediche, sottovalutando la sua possibilità di sviluppare le proprie forze di difesa e di autoguarigione.
I tre principi guida
Secondo la salutogenesi, si possono individuare tre aspetti fondamentali, tre principi guida per lo sviluppo della salute: l’eterostasi, il senso di coerenza, la resilienza dello spirito. Vediamoli.
• Eterostasi. Termine di origine greca, significa “condizione diversa”. Si contrappone a omeostasi, “condizione simile”. Secondo il paradigma patogenetico, lo scopo dell’organismo è mantenere un ambiente il più possibile costante. Secondo la salutogenesi, invece, l’uomo può e deve confrontarsi con ciò che gli è estraneo, sopportare i conflitti e in questo confronto rafforzarsi. Non solo evitare lo stress, per esempio, ma imparare a sopportarlo. Si tratta in pratica di conoscere i propri limiti per poterli ampliare, per diventare più flessibili. Anche il confronto con le malattie, per esempio quelle esantematiche nei bambini, è un modo per rafforzarsi, per favorire lo sviluppo del sistema immunitario e delle capacità di autoregolazione e autoguarigione.
• Senso di coerenza. Fin da bambini, occorre sviluppare una concezione del mondo che ci veda parte di un tutto, in sintonia con esso. Il mondo deve apparirci comprensibile, prezioso, accessibile, attraverso un’educazione che non ignori i grandi problemi, ma li sappia inquadrare e comunicare conservando però un atteggiamento di buon umore, di positività, di normalità verso la vita.
• Resilienza dello spirito. L’uomo non si riduce alla sola dimensione fisica, anche chi non ha la fede possiede una propria spiritualità, la cui prima manifestazione è nella natura che ci circonda.
Le fonti della salute
Come si traducono i principi della salutogenesi in scelte di vita? Il primo passo è scegliere un’alimentazione corretta, che privilegi cibi sani e coltivati in modo sano così da stimolare adeguatamente l’attività dell’organismo. Meglio un alimento integrale di uno raffinato, meglio una verdura fresca di una in scatola, meglio la biodiversità dell’omologazione: il cibo deve attivare l’organismo, che deve fare il necessario sforzo per digerire e trasformare le sostanze, ancora una volta in modo attivo. Anche i farmaci non devono far risparmiare lavoro al corpo, ma aiutarlo a sviluppare e mobilizzare la propria capacità di resistenza e autoguarigione. Un’azienda che produce farmaci e cosmetici che vadano in questa direzione deve impiegare materie prime naturali, biologiche e biodinamiche. Se il prodotto viene dalla terra, che è stata rispettata nei suoi naturali cicli vitali, sarà integro, e dunque efficace nello stimolare le capacità di reazione dell’organismo. È necessario anche mantenere una filiera sostenibile dal punto di vista ambientale e un rispetto delle persone che vi lavorano, nell’ambito di rapporti equosolidali. Inoltre, è fondamentale il ruolo dell’educazione: occorre tenere presenti le necessità del bambino, offrendogli e chiedendogli quello che è corretto per la sua età, con amore e sincerità. Grazie a un pensiero chiaro si conquista la salute sul piano mentale, ma anche fisico, perché si impara a fare scelte consapevoli e adeguate. Un atteggiamento attivo nei confronti della vita si traduce anche in una vita attiva, ovvero in movimento: lo sport, soprattutto quando viene praticato all’aria aperta, è uno straordinario attivatore di energie e di forze vitali inaspettate, ma presenti in noi.
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