Sono ormai più di 50 anni che il trapianto di midollo (oggi opportunamente chiamato trapianto di cellule staminali emopoietiche) ha assunto un ruolo di primo piano nella terapia dei tumori del sangue, in particolare leucemie, linfomi e mieloma multiplo. “Il merito è dovuto in gran parte al progressivo aumento dei donatori volontari iscritti alle “banche di midollo”, a cui si rivolgono i pazienti che non dispongono di un fratello o sorella perfettamente uguali, ed alla recente possibilità di utilizzare anche famigliari compatibili solo a metà (i cosiddetti trapianti “aploidentici”), come cugini, padre o madre. Inoltre l’utilizzo di nuovi farmaci ha ridotto significativamente le complicanze post-trapianto come le infezioni, gli effetti tossici della chemio-radioterapia sui vari organi e soprattutto la cosiddetta “malattia trapianto verso ospite”, causata dall’aggressione immunologica dei linfociti del donatore non solo contro le cellule malate (effetto positivo), ma anche verso i tessuti sani del paziente ricevente”, ci spiega il Prof. Giorgio Lambertenghi Deliliers del Centro Medico Visconti di Modrone.
“Nonostante i grandi progressi, non bisogna trascurare i problemi ancora da risolvere! Non c’è alcun dubbio che si sia ridotta l’incidenza della mortalità legata al trapianto e si sia significativamente allungata la vita dei pazienti, molti dei quali clinicamente guariti. Ma, sulla base delle più recenti analisi (NEJM Vol. 363, 2158, 2010) il rischio di ricomparsa del tumore dopo il trapianto è ancora possibile. Per di più, diversi pazienti soffrono a distanza di anni di disturbi che limitano notevolmente la loro qualità di vita, obbligandoli a visite e ricoveri continui per complicanze a livello della cute, infezioni croniche, diabete, ipotiroidismo, osteoporosi, insufficienza cardio-respiratoria, sterilità, nonchè una vasta gamma di disturbi neurologici. Il rischio di queste tardive complicanze aumenta significativamente se il paziente è anziano e il donatore non è perfettamente compatibile.
Il trapianto è quindi da considerarsi la soluzione migliore per i tumori del sangue? L’interesse dei ricercatori si sta in questi ultimi anni concentrando sulla sintesi di farmaci “intelligenti”, in grado di eradicare solo quelle cellule che contengono i geni che causano i tumori del sangue. Si dovrebbero così evitare gli effetti collaterali provocati dalla chemioterapia e dalle varie procedure trapiantologiche. Per primi, hanno beneficiato di questa nuova strategia i pazienti affetti da leucemia mieloide cronica, che nella maggior parte dei casi non necessitano più del trapianto di midollo. Oggi, questa prospettiva si sta rapidamente aprendo anche per altri tumori del sangue!
Infine, dove inviare il paziente per un trapianto di midollo? E’ opportuno scegliere un Centro collocato in un grande Ospedale, dotato di laboratori di ricerca e di servizi specialistici per far fronte alle numerose complicanze del trapianto sia precoci che tardive. E’ fondamentale affidarsi a medici ematologi che per competenza possano assicurare, insieme al personale infermieristico, una qualità assistenziale continua e di alto livello.”
Silvia Trevaini
Videonews