L’ottimismo si impara!

okHo avuto un sacco di preoccupazioni nella mia vita, la maggior parte delle quali non sono mai successe.
Mark Twain

Ne parliamo con Giulia dell’associazione “L’Ombra del Platano”.
La realtà è filtrata dai nostri pregiudizi, dalle nostre esperienze, dalla nostra educazione, dalla nostra visione del mondo. Da quella che è la nostra mappa mentale.
Per cui non si nasce ottimisti o pessimisti ma lo si diventa nel corso della vita, grazie a come siamo stati “programmati”.
Solo gli audaci e i curiosi mettono in atto azioni per cambiare modalità indesiderate.
Cos’è l’ottimismo?
E la certezza di sapere che se esiste problema esiste soluzione.
Questa descrizione è ottimismo allo stato puro.
Ed è subito palese il modus vivendi dell’Ottimista puro!
Ha capito che la vita è un Gioco sacro.
Che sono veramente poche le regole per goderla appieno.
Che un problema è il benvenuto! Perché dona equilibrio. Come una sorta di bioritmo necessario che si alterna tra problema e soluzione.
L’essere umano morirebbe se l’esistenza fosse priva di problemi.
Come attività primaria la nostra struttura endocrina, psichica e fisica è predisposta e “configurata” per la risoluzione dei problemi.
Disponiamo di tutte le risorse necessarie. Ma non ci viene insegnato niente di tutto questo.

Il buio e poi la luce.
La sete e poi l’acqua.
Il pianto e poi il sorriso.
Il cortisolo e poi la serotonina.
E così via, nell’eterna onda universale di male-bene. Linfa della vita.
Il fiore di loto ha le sue radici nel fango melmoso. E da lì spunta la meravigliosa ninfea.
Naturalmente non si tratta di fare gli struzzi e far finta che tutto vada bene e che tutto sia meraviglioso anche quando non è così. Ma è utile capire che si può sempre fare qualcosa, compreso l’accettazione di situazioni irreversibili.
Se questa vita ci propone a volte panorami scomodi è perché, di sicuro, ci servono a qualcosa.
E più sono scomodi e difficili da gestire più è importante la lezione da apprendere.
Impariamo a focalizzarci sulla soluzione evitando di rimuginare sul problema.
Questo significa usare l’energia per raggiungere l’obiettivo invece di sprecarla alimentando il problema fino a percepirlo ingrandito in modo esponenziale.
Se la soluzione la vuoi la trovi. Anche quando sembra impossibile. Anche quando nessuno ci crede.
Questo è l’ottimismo!
Il giusto atteggiamento verso la vita è già di per sé una prevenzione contro le brutture varie.
Siamo nati per essere felici. Felici nonostante i problemi. Ma nessuno ci ha mai informato di questo.
Ogni tragedia ricomprende anche il lato positivo.
Sta a noi imparare a scorgerlo.
Sta a noi decidere come vogliamo stare, come vogliamo accettare la realtà e come vogliamo percepirla.
Possibile che tutto sia nefasto e irrisolvibile?
Non faccio fatica a credere alla persona pessimista. Come può aspettarsi il sole se ormai interagisce solo e sempre con la pioggia?
E’ logico che il pessimista si aspetti solo eventi negativi!
Risulta essere salutare barattare ciclicamente il telegiornale con le comiche di Stanlio e Ollio!
Come possiamo essere certi di cosa accade domani o tra un mese?
Ma, soprattutto, perché dovrebbero essere avvenimenti solamente negativi?
La legge delle probabilità parla chiaro.
Ma il pessimista ragiona al 100% in modo negativo.
Bruciandosi la possibilità di contemplare accadimenti di eventi felici.
Vale la pena rammentare che le emozioni negative primarie (rabbia, paura, tristezza, disprezzo e disgusto) ci rendono poco lucidi e per niente proattivi. Bensì consentono reazioni non proprio idonee né salutari.
Se la mia visione del mondo è sempre nera come posso sperare in qualcosa di colorato?

Per concludere voglio permettermi di suggerire un’apertura positiva verso la vita:

Una preghiera al vostro Dio personale, al Cielo, a chi volete.
Un ringraziamento al temporale che lava via polvere e inquinamento.
Un rinascere fiduciosi dopo una rottura o un abbandono.
Una nuova direzione in cui incanalare l’energia e l’amore che avete dato a chi magari ora non è più in questa vita.
Del tempo da dedicare a passioni e hobbies se il posto di lavoro tarda ad arrivare.

Senza disperarsi. Con la certezza che il meglio deve ancora arrivare.

Silvia TrevainiSilvia Trevaini

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