Cocaina. Adesso basta!

cocainaIl problema cocaina è un capitolo particolarmente “caldo” di quello più ampio della questione droga. La ragione principale è che ancora, a differenza della dipendenza da oppiacei, non è stato possibile definire uno schema di cura standard, che quindi sia adatto, per la dipendenza.

Ce ne parla il Dott. Matteo Pacini, psichiatra del Centro Medico Visconti di Modrone.

Dott. Pacini

Sorvoliamo sicuramente la questione che la dipendenza da cocaina sia “psichica” e meno “fisica”, nel senso di un’astinenza meno importante e non sempre presente. La dipendenza da qualsiasi cosa è sempre psichica, e se è psichica significa che è fisica, perché di cervello stiamo parlando. Se poi si intende “astinenza”, anche su questo va fatta chiarezza: l’astinenza da cocaina esiste, ma trattandosi di una sostanza eccitante, la sua sospensione brusca dà una sindrome di tipo inibito, con sonno, depressione e stanchezza. Mentre l’eroinomane in astinenza è agitato, anche aggressivo, manifesta urgenza di trovare l’eroina o qualcosa in sostituzione, il cocainomane in astinenza è in genere passivo.  L’astinenza da cocaina non fa clamore, insomma; ma questo, per quanto riguarda la gravità della dipendenza, non conta.

Ogni tanto qualche dato su terapie possibili viene fuori: si tratta in genere di prodotti neurologici o psichiatrici già in commercio, e qualcuno può essere utile. Nel complesso, però, la dipendenza da cocaina è ancora difficile da trattare per questi motivi:

–          A differenza della dipendenza da eroina, la terapia non “aggancia” la persona per l’aspetto collaterale dell’astinenza, che appunto nel caso della cocaina passa in genere da sola e senza far rumore

–          La persona con dipendenza da cocaina “sfugge” dopo il primo contatto, perché la dipendenza rende instabili nella decisione di curarsi, e sul come curarsi.

–          Chi usa cocaina ha spesso un temperamento affettivo o un disturbo bipolare, cosa che amplifica il comportamento instabile, o la fretta di vedere risultati, o la tendenza a prendere iniziative che interferiscono con la semplice continuità della cura

Le famiglie e i partners sono solitamente provati, ma in una maniera particolare. Chi usa cocaina può risultare normale in certi momenti, per poi essere preso da improvvise ondate di smania di farsi. Questo lo porta, se ha già i soldi, a sparire per ore senza dar notizie (e tipicamente staccando il telefono), oppure a compiere atti di minaccia o di violenza per procurarsi i soldi stessi. Ma il rischio non è solo contro gli altri, anzi è maggiore il rischio di danneggiare se stessi, ad esempio con atti a rischio per procurarsi i soldi (prostituzione, crimine disorganizzato). Chi è sotto effetto di cocaina, quando ne è dipendente, può semplicemente isolarsi in un ambiente chiuso, da solo, senza fare alcunché. Non si deve quindi immaginare il cocainomane come un soggetto che si diverte, questo sarebbe vero se non avesse una dipendenza. Tuttavia il cocainomane non ha l’atteggiamento sofferente tipico dell’eroinomane, e questo probabilmente manca di suscitare una qualche pietà, cosicché il sentimento più frequente è quello di sconcerto, di diffidenza, di rabbia.

Dato il carattere spesso improvviso della voglia, non di rado le persone fanno debiti. I venditori tendono a capire se uno li potrà o meno saldare, anche considerando le risorse familiari, e quindi si vedono situazioni in cui le famiglie sono sottoposte ad un salasso per saldare presunti debiti con gli spacciatori. In realtà a volte si è constatato che più che debiti, erano in parte debiti, e in parte anticipi su altra droga da consumare, in un accordo tra spacciatori e lo stesso consumatore.

Il primo passo nella terapia è formulare una diagnosi ed intervenire presto. Il fatto che una persona uscita da una dipendenza inizi ad usare invece la cocaina deve essere evidenziato immediatamente, senza pensare che sia un male minore. L’isolamento ambientale, utile per interrompere situazioni a rischio, non è però in sé una terapia, ma può permettere di iniziare terapie che altrimenti non riuscirebbero, perché la persona non è in grado di assumerle, non è reperibile, è alterato e non collabora, etc.

Gli effetti psichiatrici della cocaina possono essere da subito attenuati, e questo è spesso un vantaggio. Deliri di gelosia, stati di agitazione acuta, deliri di controllo e persecuzione, sono aspetti che chiaramente rendono le persone poco interessate a smettere la cocaina, poiché prevalgono altre preoccupazioni.

I tempi in cui attendersi un effetto non sono brevi, ma di diversi mesi. L’effetto non deve essere equivocato per il fatto di “smettere” subito, che non dà garanzia di niente, ma quello di portare a estinzione, gradualmente, il ripetersi delle ricadute. In questo frattempo i familiari dovrebbero essere coinvolti e guidati, poiché l’inizio della cura in genere esaspera le aspettative immediate, e quindi predispone a vivere ogni successiva ricaduta come un fallimento, cosa che invece va evitata, perché può compromettere il percorso.

 

trevaini50Silvia Trevaini

VideoNews