La violenza dentro le mura domestiche. Sadico e masochista, aspetti complementari
Tutto sembrava perduto, invece è accaduto qualcosa di inatteso…i fantasmi della memoria hanno preso forma, come scacciarli? La sua voce, il suo corpo è parte di me stesso…
(Il Portiere di notte, 1973)
In questo periodo, quando solo si accenna al problema della violenza dentro le mura domestiche, inesorabilmente il pensiero corre ai tragici episodi di femminicidio.
Ne parliamo con la Dott.ssa Cristina Toni, specialista psichiatra del Centro Medico Visconti di Modrone.
Dagli inizi dell’anno, purtroppo, sono oltre cento le donne uccise, nella maggior parte dei casi da fidanzati, mariti, compagni, ma talora anche da padri o figli. Il femminicidio rappresenta di fatto la punta di un iceberg di violenze quotidiane all’interno di un rapporto di coppia o della famiglia.
Il fenomeno, così come ogni forma di aggressività intrafamiliare, è di fatto estremamente complesso e non può essere liquidato con generalizzazioni grossolane che non tengano conto di tutti i fattori determinanti. Andrebbero evitate frasi fatte e spiegazioni banali, che riconducono i gesti aggressivi all’omicidio passionale, al raptus, o a qualsiasi forma di sofferenza o disagio psichico. Raramente il femminicidio è frutto di un momento di ira incontrollata, ma è piuttosto preceduto da minacce iterate, stalking, premeditazione e organizzazione del gesto criminoso che mal si conciliano con l’ipotesi del raptus.
Le espressioni di aggressività all’interno di un nucleo familiare o di un rapporto di coppia sono molteplici, eterogenee e riconoscono dinamiche e cause spesso non sovrapponibili.
Se nel femminicidio la premeditazione è molto spesso evidente, in altre manifestazioni meno eclatanti la premeditazione e la consapevolezza dei propri comportamenti sono pressoché assenti.
Sono situazioni in cui dinamiche personologiche e psicopatologiche intervengono a stabilire rapporti insani in cui aggressore ed aggredito non possono fare a meno l’uno dell’altro e aggressività, umiliazioni, denigrazioni da un lato e incapacità alla ribellione, al distacco, all’emancipazione dall’altro rappresentano i fondamentali del rapporto.
Per queste situazioni si fa riferimento alla Sindrome di Stoccolma, nella quale la vittima di violenze e soprusi diventa succube e dipendente dal proprio aggressore fino a sviluppare sentimenti di amore e riconoscenza, instaurandosi in questo modo un legame profondo tra vittima e carnefice.
La Sindrome prende il nome da un episodio del 1973, verificatosi a Stoccolma: un uomo evaso dal carcere tentò una rapina in una banca e prese in ostaggio tre donne e un uomo. Durante la convivenza forzata, per circa sei giorni in un ambiente ristretto, i prigionieri svilupparono sentimenti positivi e di dipendenza affettiva dal sequestratore. Lo stesso tipo di esperienza è descritta nel Portiere di Notte, film della Cavani degli anni ‘70.
Legami patologici di questo tipo non sono limitati a casi aneddotici divenuti famosi per la loro straordinarietà.
Si pensi ai casi di partner che subiscono le umiliazioni di tradimenti ripetuti, o le continue e quotidiane denigrazioni relativamente al loro aspetto fisico o alle capacità intellettive, lavorative, organizzative, relazionali, o l’aggressività anche fisica piuttosto tipica per esempio di chi abusa di alcol o droghe, ai casi più gravi di sopportazione addirittura di abusi sessuali sui figli. Si tratta di situazioni spesso al limite con il surreale, di fronte alle quali ci si meraviglia di come si possa arrivare a tollerare tanto degrado e mancanza di rispetto.
L’interpretazione di questi fenomeni non è semplice e intuitiva dato che numerosi fattori culturali, educativi, ambientali, personologici e psicopatologici possono essere riconosciuti all’origine di questi comportamenti complementari di sado-masochismo.
Limitiamoci, in questa sede, ad analizzare alcune tipologie personologiche e caratteristiche psicopatologiche spesso coinvolte in questo tipo di legami, ed in particolare le personalità narcisistica e dipendente e il cosiddetto temperamento ciclotimico.
La personalità narcisistica è sostenuta da sentimenti e convinzione di grandiosità, di importanza; esagera risultati e talenti, si aspetta di essere riconosciuta come superiore, crede di essere speciale, richiede ammirazione ed ha la sensazione che tutto le sia dovuto. Manca di empatia e si approfitta degli altri per i propri scopi; è arrogante, presuntuosa, non riesce a sopportare critiche, alle quali reagisce in modo violento con rabbia, umiliazione, vergogna. Tutti i rapporti interpersonali, e quindi anche quelli di coppia, sono funzionali ad una continua ricerca di attenzione e ammirazione. Il partner viene utilizzato come strumento per confermare la propria superiorità: è umiliato, denigrato, vessato e deve essere sempre pronto a riconoscere ed accettare la condizione di subalternità. Nel caso in cui si ribelli o avanzi qualche obiezione, le reazioni del narcisista sono violente, sia a livello verbale che, talora, fisico.
La personalità dipendente, all’opposto, si caratterizza per la necessità di continuo accudimento e conforto e l’incapacità a rimanere da sola che determinano comportamenti di sottomissione incondizionata. Ha difficoltà a prendere decisioni senza consigli e rassicurazioni, ad esprimere disaccordo per il timore di perdere supporto, non ha iniziative autonome, si sente a disagio quando è sola perché sopraffatta da sentimenti di inadeguatezza. Di fatto la personalità dipendente non riesce a stare da sola e per scongiurare questo pericolo è disposta ad accettare soprusi, angherie, sopraffazioni e violenze di ogni tipo. Anche se si rende conto di queste debolezze personologiche, non ce la fa ad emanciparsi e ribellarsi a rapporti insani.
Nella ciclotimia l’instabilità emotiva, con cambiamenti di umore repentini anche nel giro di poche ore, si associa ad una eccessiva sensibilità alla critica e al bisogno di compiacere, per il forte bisogno di sentirsi amati, accuditi, apprezzati. Spesso i ciclotimici cercano conferme con provocazioni e richieste continue di attenzione, polemizzano su parole dette o comportamenti del partner interpretati come indicativi di scarso interesse e non si rassicurano sull’inconsistenza delle loro interpretazioni se non in modo transitorio. D’altro lato questi stessi soggetti sono inclini alla noia e facilmente possono cambiare opinione sul loro partner, indirizzando la loro attenzione altrove. Sono persone imprevedibili che non sopportano l’idea dell’abbandono e sono propensi quindi ad accettare ogni richiesta o condizione pur di compiacere il proprio partner fino a quando, in maniera imprevedibile, cambiano opinione, svalutano quanto prima avevano idealizzato e ricercano nuovi legami. Ne risultano relazioni difficili, tempestose, costellate da litigi continui, allontanamenti e riavvicinamenti impulsivi, con scarsa capacità di reciprocità e comportamenti di stalking.
Come si può facilmente dedurre da quanto descritto, queste tre tipologie, per motivi diversi, hanno difficoltà a stabilire e mantenere relazioni affettive, e rapporti interpersonali in genere, solidi, maturi e sostenuti da capacità di empatia e rispetto reciproco.
In tutti e tre i casi gli altri vengono utilizzati per supplire a limiti personali: il narcisista manipola in modo prepotente ed arrogante le relazioni per confermare la propria superiorità e potenza, il dipendente è succube degli altri perché teme di essere inadeguato se lasciato da solo ed è disposto per questo a sopportare anche violenze e vessazioni. Più instabile è la posizione del ciclotimico che fluttua tra la necessità di compiacere a tutti i costi, accettando come il dipendente ogni tipo di richiesta e anche di angheria, e la facilità, comunque, ad annoiarsi di un rapporto che prima aveva idealizzato. Il ciclotimico a tratti può apparire vittima di un rapporto, proteso ad accettarlo e a pretenderlo a tutti i costi, per poi, in modo inspiegabile, diventare carnefice, con provocazioni, minacce, allontanamenti, comportamenti di stalking.
Nel caso in cui queste diverse tipologie si incontrino in una relazione di coppia è facilmente intuibile come si possano determinare dinamiche di sadismo e masochismo con un intreccio di soprusi, angherie, tirannie da un lato e subordinazione incondizionata dall’altro.
Silvia Trevaini
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