La coppia tra autonomia e intimità

Spesso si crede che l’amore nasca da sé, che non occorra fare nulla per imparare l’amore, che sia sufficiente essere attraenti ed incontrare la persona giusta perché tutto andrà bene. Ma non è cosi. Com’è possibile pensare che si vivrà un rapporto felice soltanto se incontreremo la persona giusta, dimenticando che anche a noi si pone la richiesta di diventare la persona giusta per l’altro?

Un rapporto felice non consegue sono a un incontro folgorante ed eccezionale ; perché sia tale esige che acquisiamo un’autentica capacità di amare, capacità che si consolida nel sapere riconoscere e soddisfare bisogni e desideri, propri e dell’altro.

Se non abbiamo acquisito una buona capacità di amare, scevra da ogni forma di pretesa, non potremo mai accedere in modo costruttivo a un rapporto di coppia vitale e creativo.

La capacità di amare implica un saper stare in intimità con l’altro mantenendo un certo grado di autonomia; la qualcosa non significa autarchia o autosufficienza, ma semplicemente consapevolezza di potere sopravvivere o vivere nella gioia nonostante l’altrui assenza.

Spesso si diventa dipendenti perché temiamo di non farcela da soli, perché senza l’altro non riusciamo ad avere una visione della nostra vita indipendente da lui, perché senza il suo sostegno temiamo di sprofondare nel baratro del nostro nulla. Scrive Ralph Blum nel Il libro delle Rune. “Quando entrate in rapporto con un altro essere umano, non dovreste collassare in uno stato di dipendenza con lui. Un rapporto, infatti, si può realizzare solo mantenendo la propria individualità e la propria integrità mentre ci si unisce all’altro. Lasciate che i venti del Cielo danzino tra di voi”.

Vivere insieme ci vuole capaci di rimanere fedeli a noi stessi. Nella coppia si diventa uno, restando due. Nessuno, in un autentico rapporto d’amore, diventi una struttura ortopedica dell’altro. Perché  ciò porta a un fallimento della vita di coppia. Quando la dipendenza per l’altro ci distoglie dalla vita, sopisce i nostri sogni, non ci consente più di desiderare, la nostra capacità di amare è venuta meno.

Abbracciare la solitudine non solitaria

Una delle condizioni fondamentali che ci conduce alla capacità di amare è l’esperienza della solitudine esistenziale. Nessuno può realmente dirsi capace di amare fintanto che non ha affrontato il problema della propria solitudine, fintanto che non ha imparato a viverla e superarne l profonda paura. Stare felicemente insieme presuppone la capacità di stare da soli.

Diventare adulti capaci di amare è avere coscienza profonda dell’essere soli, non in quanto isolati, ma in quanto sempre in parte incompresi  e non sempre protetti come desidereremmo.

“Abbracciare una solitudine non solitaria” ci rende capaci di non vivere la presenza dell’altro come bisogno di dipendere da lui, ma come desiderio di incontrare, impegnandosi a fare in modo che tale desiderio si rinnovi ogni giorno. Quando il desiderio si estingue presto, quando è percepito per “l’istante mano per l’eternità”, ciò potrebbe indicare che la domanda d’amore è stata soffocata dalla necessità di “corrompere” il partner perché troppo bisognosi del suo sostegno e della sua vicinanza. Vi è un rapporto d’inferenza reciproca tra lo star bene da soli e lo star bene in coppia. Chi non si sente autonomo, chi non si sente realizzato, ci non è in grado di percepire il proprio valore indipendentemente dall’altro, chi nella solitudine si sente annientare non potrà mai essere realmente libero di amare.

Finché non ci sentiremo capaci di provare anche gioia nell’essere soli, nel poter sperimentare la bellezza della vita, nell’accreditarci valore indipendentemente dagli altri, non riusciremo mai ad entrare in modo soddisfacente in un rapporto di coppia. Quando l’essere in coppia diviene una forma compensatoria , funzionale a sostenere un IO fragile e incompleto, gli esiti saranno sicuramente infausti.

La solitudine archetipica non comporta un fuggire dagli altri, ma un imparare ad essere soli per individuarsi.

 

trevaini50Silvia Trevaini

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