Ogni anno spuntano cicatrici sulla pelle di 100 milioni di persone in tutto il mondo. Segni discreti, a volte quasi invisibili, altre volte così evidenti da causare ansia, problemi di autostima, disturbi del sonno. Più di una persona è insoddisfatta dell’aspetto della cicatrice. Sono più tollerati sul corpo maschile, dove sono spesso visti come impronte di una virilità vissuta.
“Le cicatrici sono formazioni cutanee generate da una lesione: acne, malattie, piercing, tagli. Quando ci si ferisce, si attiva automaticamente un processo che consente alla pelle lesa di ripararsi. La cicatrizzazione è parte integrante del processo di guarigione. La prima fase di questo processo è la coagulazione, volta ad arrestare il sanguinamento, seguita dalla fase infiammatoria che persiste al massimo sette giorni. La ferita viene poi “ripulita” da cellule specializzate è la cosiddetta fase di detersione. Si passa quindi alla fase proliferativa, caratterizzata dalla produzione di nuove cellule di tessuto epidermico e dalla comparsa della matrice extracellulare a livello del derma. Si formano nuovi fasi sanguigni e la proliferazione delle cellule riavvicina i bordi della ferita per chiuderla. L’ultimo stadio, quello del rimodellamento, può durare da due mesi a due anni, a seconda della gravità della lesione e della capacità di cicatrizzazione individuale. In questa fase, il collagene si densifica e la rete vascolare si organizza”, ci spiega il professor Santo Raffaele Mercuri, primario dell’unità di dermatologia del San Raffaele di Milano…
Il modo con cui la pelle cicatrizza è spesso una grande incognita, anche per i professionisti della salute. Diversi aspetti possono determinare l’aspetto finale di una cicatrice: la genetica è il più importante, età, ambiente, gravità della ferita, assenza di trattamenti, localizzazione della ferita. Anche l’origine è determinante: una ferita procurata da un taglio chirurgico cicatrizza quasi sempre meglio rispetto a una accidentale.
Le cicatrici patologiche possono essere atrofiche o ipertrofiche. Le prime sono piccole formazioni arrotondate e depresse rispetto alla pelle sana circostante. Si formano in seguito ad acne o varicella. Quelle ipertrofiche sono in rilievo e arrossate, talvolta accompagnate da prurito e dolore. Compaiono alcune settimane dopo un intervento, un trauma o un’ustione e possono regredire spontaneamente.
Come prevenire la formazione di questi inestetismi? Il consiglio più importante resta quello di toccare la ferita o lesione cutanea il meno possibile. Se lavorerà indisturbata per rimarginarsi, più rapido sarà il processo e migliore sarà l’esito finale. È durante la fase di rimodellamento del processo di cicatrizzazione che si determina l’aspetto estetico delle cicatrici. Esistono dispositivi medici in crema o gel studiati per aiutare le cicatrici a normalizzarsi. Sono in grado di influenzare l’andamento della cicatrizzazione grazie a derivati siliconici che hanno un effetto “compressivo” sulla ferita, aiutando in tal modo a prevenire la formazione di cicatrici patologiche e cheloidi. Formano una pellicola trasparente e impermeabile che protegge la pelle dagli agenti esterni, comprimono e levigano la cicatrice e apportano idratazione, alleviando fastidio e prurito.
Per i segni di vecchia data, invece, non c’è prodotto che tenga: in questi casi è necessario ricorrere a trattamenti estetici. La laserterapia permette di attenuare qualsiasi tipo di cicatrice, anche le più profonde e quelle localizzate in zone critiche. Le cicatrici possono essere talora cancellate del tutto o, se molto scavate, migliorate notevolmente grazie alla capacità del laser di rimodellare la cute e stimolare la produzione di collagene. In caso di segni da acne si utilizza un laser frazionato ablativo ad anidride carbonica o erbium: sfrutta un manipolo particolare che determina la formazione di “buchi” nella pelle, da cui parte la rigenerazione cutanea. Servono almeno tre sedute a distanza di due mesi una dall’altra, da fare durante l’inverno. È possibile trattare anche i cheloidi grazie all’azione sull’emoglobina e sulla loro componente vascolare. In questo caso si usa un laser vascolare che distrugge i vasi in eccesso che nutrono la cicatrice, in modo da appiattirla.
Silvia Trevaini
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