Le cellule staminali sono cellule in grado di specializzarsi ed adattarsi a qualsiasi organo o tessuto per svolgere particolari funzioni. Finché non ricevono uno stimolo esterno, esse rimango in una fase di “attesa”. Tuttavia, possono anche autoriprodursi e a loro volta sostituire le cellule che hanno subito danni o che sono morte. Le cellule staminali per la perdita dei capelli possono essere usate per combattere il fenomeno dell’alopecia androgenetica. Infatti, le staminali sono in grado di riprodurre le cellule delle papille dermiche, al di sotto dell’epidermide. In questo punto particolare, tali cellule controllano il ciclo vitale del follicolo del capello: ne determinano la crescita e ne controllano lo spessore. Gli studi clinici hanno sempre evidenziato risultati significativi dopo la terapia a base di cellule staminali. Infatti, c’è stato un netto miglioramento della ricrescita di capelli e della qualità della vita post-trattamento.
In particolare uno studio condotto in Giappone ha rivelato che l’idea di un trattamento di rigenerazione dei capelli può essere reale. Il metodo in questione ha superato con successo i primi test. Secondo quanto riportato da The Independent, gli scienziati del RIKEN Biosystem Dynamics Research Center hanno utilizzato cellule staminali per creare follicoli piliferi in grado di far ricrescere i capelli. Generalmente vengono utilizzati due marcatori HFSC (CD34 e CD49f) per identificare particolari cellule staminali produttrici di capelli. La nuova ricerca ha scoperto un terzo biomarcatore (Itgβ5) in grado di distinguere più efficacemente le cellule staminali più adatte al ciclo continuo dei capelli. Grazie alla “ricetta” messa a punto, l’81% dei capelli ottenuti va incontro ad almeno tre ccli vitali. I ricercatori suggeriscono che i test sugli animali per il loro metodo di rigenerazione dei capelli sono completi e pronti per i test clinici sull’uomo.
Lo scopo è riuscire a moltiplicare i capelli a partire da un follicolo o una sua parte, ciò significherebbe ottenere migliaia di capelli pronti da innestare nello stesso paziente a partire dal recupero di pochissimi bulbi. Purtroppo ancora non c’è nulla di disponibile in clinica. Ne abbiamo parlato con il Professore Santo Raffaele Mercuri, responsabile dell’Unità di Dermatologia dell’ IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.
La ricrescita dei capelli è realmente possibile?
Spesso il diradamento dei capelli non consiste nella morte totale del follicolo, nella maggior parti dei casi la ghiandola continua a produrre il capello, solo che è più sottile e meno colorato, generando quindi l’impressione del diradamento. Più soventemente, anche se i nuovi capelli prodotti non hanno più la forza di crescere, il bulbo danneggiato rimane attivo sottocute ancora per molti anni. Senza una diagnosi genomica e una terapia rigenerativa mirata, il follicolo con il tempo si atrofizza e muore.
Cosa si intende per medicina rigenerativa del capello?
Nel caso in cui i follicoli non siano ancora definitivamente compromessi, si può pensare alla medicina rigenerativa del capello, così da non doversi sottoporre al trapianto di capelli. Quando si mettono a punto interventi di rigenerazione follicolare si stimola nuovamente il follicolo, non ancora morto ma in difficoltà, così da permettere una ripresa della crescita dei capelli. In poche parole, gli esperti del settore hanno il ruolo di cercare di rimettere in piena funzione i follicoli danneggiati e questo è possibile con l’utilizzo di tecniche e strumenti specifici.
Si parla anche di PRP come tecnica per la rigenerazione del capello, di cosa si tratta?
Il trattamento con PRP per capelli è una procedura cosmetica volta a ripristinare la crescita dei capelli. La tecnica è normalmente suddivisa in tre fasi. Inizialmente il paziente viene sottoposto a un comune prelievo ematico, quindi il sangue raccolto viene centrifugato in una macchina apposita che determina la separazione dei componenti del sangue. In questo modo il medico può facilmente aspirare il plasma ricco di piastrine. Nell’ultima fase il PRP viene inoculato nel cuoio capelluto del paziente. Le proteine contenute nel PRP stimolano la crescita naturale del follicolo pilifero. Il PRP nella cura dei capelli però non basta. Per risultati concreti e duraturi la terapia PRP capelli basica non è sufficiente, è necessario un approccio più completo e mirato. Per questo ho messo appunto un mio protocollo: PRP ricco di monociti.
Cosa si intende per PRP ricco di monociti?
La tecnica consiste nel prelevare il sangue del paziente e sottoporlo a una procedura che elimina globuli rossi e altre cellule, concentrando invece piastrine e monociti. Questo aggiunge agli effetti positivi dei fattori di crescita prodotti dalle piastrine l’azione immunomodulante e angiogenica dei monociti, cellule con una capacità rigenerativa analoga alle staminali: in pratica il PRP arricchito con monociti oltre a rafforzare direttamente il capello con i fattori di crescita favorisce la formazione di vasi sanguigni attorno al follicolo, migliorandone la vitalità, e “recluta” i macrofagi dell’area con azione antinfiammatoria. L’effetto complessivo è superiore al solo PRP. Per la procedura di arricchimento del plasma basta mezz’ora, poi si tratta il cuoio capelluto della zona prescelta attraverso microiniezioni che danno solo un leggero prurito. Il trattamento prevede una seduta al mese per tre volte consecutive e poi due ulteriori sedute nell’arco dell’anno. I trattamenti con il solo PRP non sono per tutti: è possibile solo se i capelli sono presenti, per rinvigorirli, perché agisce sui follicoli. Se sono caduti, i follicoli sono atrofici e l’unica via percorribile è il trapianto.
Silvia Trevaini
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