
Fino a poco tempo fa, convivere con la vitiligine significava affrontare una condizione per la quale non esisteva un trattamento realmente efficace e specifico. Per molte persone, la perdita di pigmentazione cutanea non è solo una questione estetica: si riflette profondamente sulla sfera psicologica, sull’autostima e sulla qualità della vita quotidiana. Ma qualcosa è cambiato. È passato un anno da quando l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha approvato la rimborsabilità del primo farmaco topico specifico per la vitiligine non segmentale, e i risultati stanno dando nuove speranze sia ai pazienti sia ai professionisti del settore. Questo trattamento, una crema a base di Ruxolitinib, ha segnato una svolta epocale nella gestione della patologia. Non solo per la sua efficacia clinica, ma anche per il valore simbolico che rappresenta: finalmente, la vitiligine non è più una malattia “trascurata”, ma riceve l’attenzione e il riconoscimento terapeutico che merita. Un anno dopo l’introduzione sul mercato, è tempo di fare un bilancio su cosa è cambiato, su come funziona realmente questa nuova terapia e su quali prospettive si aprono per il futuro.
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