Occhio secco

Soffre della sindrome dell’occhio secco il 30% della popolazione, con un’incidenza quasi doppia nelle donne. Se il disturbo è importante, ci si sveglia con gli occhi dolenti e le palpebre che scorrono come su carta vetrata, dal momento che nel sonno viene meno l’ammiccamento palpebrale, fondamentale per secernere il film lacrimale.  I sintomi più diffusi sono ovviamente una sensazione di secchezza oculare ma anche di avere un corpo estraneo all’interno dell’occhio, formicolio, prurito o bruciore, affaticamento, arrossamento e in alcuni casi anche una eccessiva lacrimazione. La Sindrome da Disfunzione Lacrimale, nota ai più come occhio secco, è una patologia che impiega anni a manifestarsi e che può peggiorare se non curata: si manifesta in due principali forme, quella derivante da eccessiva evaporazione lacrimale (dislacrimia) e quella causata da ridotta produzione lacrimale (ipolacrimia). Poiché si tratta di una patologia cronica, se sottovaluta, potrebbe portare ad altre patologie tra cui una diminuzione della vista, aumento dell’evaporazione lacrimale e nei casi più gravi anche lesioni della superficie oculare. Ecco perché è importante rivolgersi ad uno specialista se si avvertono i sintomi descritti. La sindrome da occhio secco si distingue in primaria e secondaria, a seconda che sia isolata o conseguenza di altre patologie, come una malattia autoimmune, ad esempio il lupus eritematoso sistemico, l’artrite reumatoide, la sclerodermia o la sindrome di Sjögren.  L’eccessiva evaporazione del film lacrimale è causata da fattori anche molto diversi fra loro, ad esempio malattie locali (blefariti, congiuntiviti), errato o eccessivo utilizzo di lenti a contatto e/o colliri, assunzione di farmaci (in particolare ormoni, immunosoppressori, decongestionanti, antistaminici, diuretici, antidepressivi, betabloccanti, farmaci per le malattie cardiache e per il trattamento delle ulcere), età avanzata. Ma approfondiamo l’argomento insieme al Dott Simone Bonanni, medico oculista presso la Casa di Cura San Paolo di Pistoia.

Quali sono le cause dell’occhio secco?

L’occhio secco o meglio chiamato cheratocongiuntivite secca o lacrimale (KCS) è una malattia cronica della superficie oculare ad origine multifattoriale caratterizzata da deficit e/o eccessiva evaporazione del film lacrimale e da alterazioni della superficie interpalpebrale. La classificazione delle cause di occhio secco tutto oggi adottata in Oftalmologia è quella del Dry Eye Study Group che divide le ipolacrimie, dovute ad un deficit quantitativo delle lacrime e le dislacrimie dovute ad aumento di evaporazione delle componenti lipidiche del film lacrimale. Le ipolacrimie da deficit quantitativo si dividono in ipolacrimie da Sindrome di Sjogren e in ipolacrimie non da Sindrome di Sjogren. La sindrome di Sjogren è una patologia autoimmune caratterizzata da autoanticorpi specifici per il tessuto ghiandolare lacrimale e salivare. Clinicamente si tratta di una adenite locale che provoca secchezza oculare e delle fauci e si associa a gravi malattie reumatologiche tra le quali forme di artriti autoimmunitarie e sieronegative e le connettiviti tra le quali il Lupus eritematoso sistemico. Le sindromi da occhio secco non Sjogren sono legate a varie situazioni patologiche diverse tra le quali linfomi,sarcoidosi,HIV,HCV, a ipoestesie da deficit impulso nervoso, a esiti cicatriziali e post causticazioni chimiche ed ustioni. Nelle dislacrimie da aumentata evaporazione lacrimale si comprendono quelle condizioni patologiche in cui pur in presenza di una componente acquosa normale vi sono alterazioni delle altre componenti del film lacrimale da cause meccanico palpebrali. Si distinguono in: dislacrimie da alterazione della componente lipidica:( distichiasi, blefariti,meibomiti), dislacrimie da alterazione della componente mucinica (ipovitaminosi a), dislacrimie da iperosmolarità (lenti a contatto), dislacrimie da malposizioni palpebrali (entropion ectropion).

Quanto mascherina, computer e luce blue incidono sull’aumento dei casi?

Il rapporto tra videoterminalisti ed occhio secco si è fatto negli ultimi anni sempre più stretto visto il tempo maggiore di esposizione del lavoratore al vdt.  Si è calcolato che una persona concentrata e attenta davanti al vdt ammicca l’occhio (l’ammiccamento è un meccanismo spontaneo di apertura e chiusura delle palpebre che avviene circa 15 volte in un minuto e serve per distribuire in maniera omogenea il film lacrimale) almeno 3- 4 volte in meno. Questo determina una cattiva distribuzione delle lacrime con discomfort e fastidi da occhio secco. La protezione con lenti filtranti blu control è utile per diminuire il riverbero della luce che il vdt insieme a condizioni di troppa illuminazione spesso presenti negli uffici obbliga il lavoratore a strizzare gli occhi per la fotofobia. L’uso della mascherina poi ha complicato la situazione. Se la mascherina non viene indossata correttamente, in particolare per le ffp2 e ffp3, l’aria che espiriamo attraverso la bocca ed il naso sale verso gli occhi causando una maggiore evaporazione della superficie lacrimale con un aumento del discomfort. Tutte queste situazioni consigliano un utilizzo di lacrime artificiali, un ideale microclima negli uffici (una illuminazione bassa soprattutto se presenti neon, una schermatura delle finestre con veneziane per modulare la luminosità) un adeguato ricambio d’aria per evitare ambienti troppo secchi e l’osservanza della famosa legge del 20-20-20 ovvero ogni 20 minuti il lavoratore dovrebbe fermarsi 20 secondi e volgere lo sguardo all’infinito (20 piedi americani 6 metri italiani) per far riposare i muscoli oculari ed ammiccare in maniera sufficiente.

 Come capire se si ha l’occhio secco e quando rivolgersi ad un’oculista per la diagnosi?

La sintomatologia soggettiva dell’occhio secco è abbastanza varia ed alcuni sintomi sono compatibili con altre patologie della superficie oculare. Sensazione di sabbia o di corpo estraneo, bruciore, disagio oculare, visione appannata intermittente, dolore, arrossamento, modesta fotofobia, difficoltà di ammiccamento sono i sintomi più frequenti. L’Oculista si indirizzerà verso un attento esame degli annessi palpebrali, delle ghiandole di meibomio, dei bordi palpebrali. Valuterà con attenzione le caratteristiche del film lacrimale studiando l’ammiccamento, i menischi lacrimali e la secrezione. Per valutare questi particolari si utilizzano la lampada a fessura ad alto ingrandimento, il test di Schirmer, il test per valutare il But con fluoresceina ed il test verde di Lissamina. Possono essere utili anche esami complementari come l’esame delle bande di interferenza per lo studio della componente lipidica, le IGe lacrimali, la osmolarità lacrimale (dove l’iper osmolarità è segno di malattia).

 Quale collirio usare per l’occhio secco?

I sostituti del film lacrimale o lacrime artificiali sono i cardini della terapia che mira ad aumentare il volume di lacrime disponibili. Si suddividono in: sostituti lacrimali mucomimetici (derivati polivinilici, eteri della cellulosa, polisaccaridi, mucopolisaccaridi, polimeri sintetici), sostituti lacrimali notturni, agenti mucolitici, agenti diluenti. Il loro scopo è ottenere una buona lubrificazione dell’interfaccia oculo palpebrale creando un film protettivo al davanti degli epiteli. I sostituti lacrimali sono formati da acqua, da polimeri che influenzano la viscosità, tensione superficiale ed integrità epiteliale. Sono formate da sostanze tampone che equilibrano il ph (da Sali che influenzano la tonicità, da conservanti che garantiscono la qualità). Requisiti di una lacrima artificiale sono: tensione superficiale (46 dynes /cm), ph (da 7 a 7,4), tonicità (iso/ipo tonica), viscosità (non troppo elevata da non indurre bruciore).

Quali cure consiglia?

I livelli di cura per l’occhio secco si dividono in 3 livelli. Forme lievi: igiene ambientali, correzione delle patologie palpebrali associate, sostituti lacrimali diurni e notturni. Forme moderate: oltre alle terapie valide anche per le forme lievi si aggiunge terapia sistemica sulle patologie generali associate, terapia antiinfiammatoria con ciclosporina e cortisonici e fans, terapia chirurgica con chiusura dei puntini lacrimali. Forme severe: terapia chirurgica per le patologie della superficie oculare associate.

 

trevaini50Silvia Trevaini

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