I rischi della blefaroplastica: come evitarli

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Questo delicato intervento chirurgico è tra i più richiesti: in Italia è al secondo posto, dopo la mastoplastica additiva, con circa 45000 interventi l’anno. In termini generali la blefaroplastica è un intervento molto sicuro e con rischi di complicanze molto basso, per cui viene eseguito nella maggior parte dei casi con successo da parte del chirurgo e ottima soddisfazione da parte dei pazienti. Ovviamente l’intervento deve essere eseguito in maniera corretta, con tecniche appropriate e personalizzate per ogni singolo paziente. Il background del chirurgo che opera le palpebre è molto importante e se è vero che la chirurgia è dello specialista che la esegue, fino a prova contraria, una conoscenza dell’anatomia specifica delle strutture palpebrali è di pertinenza quasi esclusiva del percorso di studi dell’oculista. Quando si richiede un intervento di blefaroplastica spesso viene addotta la motivazione della sensazione di pesantezza procurata dall’eccesso di pelle nella palpebra superiore, il che può essere senz’altro vero dopo i cinquant’anni: purtroppo sembra in aumento il numero di coloro che ricorrono a questo intervento in età precoce, persino verso i trent’anni.

La blefaroplastica è senza dubbio un intervento che può ridare nuova freschezza e vitalità al nostro sguardo e quindi al nostro volto, ma è bene conoscerne tutte le implicazioni ed eventuali controindicazioni, senza ovviamente metterne in discussione la validità di principio. È una procedura personalizzata che implica una visita specialistica durante la quale il chirurgo valuta il tipo di intervento e le condizioni di salute del paziente. I fattori che influiscono sulla riuscita dell’intervento sono tantissimi, dalla qualità della pelle e dei muscoli perioculari alla struttura del viso fino a quelle condizioni di salute che possono rappresentare un rischio. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta insieme alla dottoressa Gabriela Stelian specialista in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica.

Il globo oculare è sospeso all’interno della cavità orbitaria, sorretto da muscoli e tendini, il tessuto adiposo che lo circonda funge da protezione e nutrimento per il globo oculare e comunque contribuisce alla sua posizione. Quando si effettua una incisione lineare per effettuare la blefaroplastica, il trauma dell’incisione si estende al tessuto adiposo circostante, provocandone una necrosi e quindi riduzione di questo tessuto (che in alcuni casi viene persino rimosso dal chirurgo). Il risultato è che l’occhio a distanza di tempo, diventa più infossato, come accade nei forti dimagrimenti, negli sforzi fisici prolungati, nelle malattie defedanti e nella vecchiaia. Riducendosi il grasso perioculare, si evidenzia la forma del globo, con il risultato di un aspetto più tondeggiate. Quindi, a prescindere dalla quantità di pelle rimossa, la cicatrice in sé determina danni a distanza di tempo. Se la quantità di pelle rimossa è maggiore, la tensione della cicatrice aumenta e questo si ripercuote sulla futura apertura della rima palpebrale, che diventa più piccola. In più, le normali trazioni muscolari della mimica facciale prevalgono sulle forze muscolari presenti sopra la palpebra superiore e poiché la cicatrice costituisce un blocco alle fisiologiche dinamiche della zona perioculare, la cicatrice stessa comincia a migrare verso il basso e, nel giro di qualche anno, trascina con sé anche l’estremità del sopracciglio.

Il risultato finale è uno sguardo “triste”. Di solito la paziente cerca di porre rimedio tatuando il sopracciglio in una posizione più alta rispetto alla linea naturale, accoppiando lo sguardo triste ad un sopracciglio innaturale. In alcuni casi ricorre al lifting del sopracciglio, creando un’altra cicatrice. In ogni caso, a distanza di qualche anno l’estetica degli occhi peggiora ed è fastidioso per le pazienti interessate doverlo ammettere, soprattutto se più o meno esperte di estetica: spesso si preferisce negare l’evidenza. Nelle pazienti in cui si effettua sia la blefaroplastica superiore che inferiore, gli occhi si modificano in modo diverso: non si ha una riduzione della grandezza, ma comunque si modifica la forma e permane il cedimento verso il basso del sopracciglio, con aspetto più triste dello sguardo.

Nel tempo la cicatrice della blefaroplastica inferiore può creare un cedimento della rima palpebrale inferiore, quasi un lieve ectropion, dovuto alla trazione della cicatrice sul delicato bordo della rima palpebrale inferiore. Anche per la blefaroplastica inferiore vale quanto detto per la superiore, il grasso spesso viene asportato dal chirurgo, oppure può atrofizzarsi per il trauma dell’incisione, in entrambi i casi la riduzione del tessuto adiposo riduce il trofismo dei tessuti. Quindi questi due fattori rinforzano l’aspetto triste. Qualcuno, in seguito alla forma arrotondata dell’occhio, ricorre alla cantopessi: ricordiamo infatti che è possibile modificare la forma dello sguardo mediante il sollevamento e/o il riposizionamento dell’angolo laterale dell’occhio, la cosiddetta cantoplastica e cantopessi. Per valutare i risultati reali nel tempo della blefaroplastica chirurgica basta confrontare una foto precedente all’intervento con una eseguita quattro-cinque anni dopo l’intervento.

In conclusione, sì alla blefaroplastica chirurgica ma solo se ci sono reali necessità, se non ci sono soluzioni alternative e possibilmente non in età giovane. Altrimenti ci si lascia convincere a sottoporsi a un intervento chirurgico per migliorare lo sguardo, ma in realtà si accelera il processo di invecchiamento dello sguardo stesso, ottenendo per giunta anche uno sguardo triste. Fondamentale è che la paziente sia informata di questa possibile evoluzione, in modo da valutarne consapevolmente i pro e i contro. Quando la blefaroplastica viene eseguita da uno specialista in chirurgia plastica all’interno di strutture autorizzate, i risultati sono generalmente molto soddisfacenti.

trevaini50Silvia Trevaini

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