Ma l’alcool fa ingrassare?

Si chiama «Dry January», letteralmente «gennaio a secco», il mese di purificazione dagli alcolici dopo gli stravizi delle feste natalizie, che è diventata una vera tendenza nei Paesi anglosassoni. Si stima che dal 24 dicembre al 6 gennaio si possa aumentare di oltre 2 kg ingerendo fino a 20.000 kcal tra cenoni, pranzi, brindisi e festeggiamenti vari. Benefici per la salute e per il sistema immunitario, il miglioramento della qualità del sonno e di conseguenza della quantità di energie: sono solo alcuni tra i principali vantaggi che si possono trarre da questo periodo “a bocca asciutta”; e questi saranno maggiori se alla fine del mese si rivaluteranno le proprie abitudini di consumo e il rapporto con l’alcol. Chi poi ha come obiettivo la perdita di peso o il mantenimento di quello attuale, tutto dovrebbe fare, fuorché bere. L’alcol non è un alimento: è un blando tossico epatico che crea dipendenza in quanto stimola i centri di ricompensa del sistema dopaminergico al pari di altre droghe. Ovviamente è la dose che fa il veleno. L’eccesso di alcol non genera solo tossicità epatica, ma fa ingrassare, non tanto per il suo contenuto calorico, ma perché aumenta la resistenza insulinica, attraverso un meccanismo complesso che qui di seguito cercheremo di descrivere. L’alcol, a differenza di una qualsiasi bevanda zuccherata, non scatena immediatamente la risposta insulinica, in quanto lo zucchero è completamente trasformato dalla fermentazione. Chi pensa che il consumo di alcol faccia ingrassare per il suo alto contenuto calorico è fuori strada. Vediamo perché.

Come l’alcool fa ingrassare

Se è vero che un grammo di alcol vale 7 kcal (più vicino, dunque alle 9 kcal di un grasso che alle 4 kcal di uno zucchero), è anche vero che se l’effetto fosse solo quello, gli alcoolizzati cronici sarebbero tutti obesi, il che non è. Spesso infatti i fenomeni tossici, antinutrizionali e di alterazione della regolazione ipotalamica diventano determinanti nell’indurre deperimento nel tossicodipendente da alcol. A noi, tuttavia preme capire perchè il bevitore abituale, non tossicodipendente, ingrassi.  Non è nostro interesse indagare qui le capacità “dimagranti” degli eccessi alcolici, evidentemente agenti su base tossica. Il problema alcol si pone dunque (in passato qualche attricetta si inventò anche la “dieta della vodka) per cercare di capire quale sia la dinamica biochimica che possa generare ingrassamento. Ma da dove viene l’accumulo di grasso, visto che (in assenza di zucchero, come potrebbe avvenire con un aperitivo o con un superalcolico) il meccanismo dell’insulina non è scatenato in risposta al bicchiere di vino (o almeno non immediatamente, come succede con una bibita o con un caffè zuccherato)? L’alcol agisce in maniera indiretta, alterando una serie di meccanismi che regolano il nostro metabolismo. In maniera molto semplice altera la funzione di ormoni regolatori dello stimolo della fame e del rallentamento metabolico (grelina), della ricerca compulsiva di alcool (dopamina e galanina), di ormoni che regolano il metabolismo e nell’indurre l’aumento di grasso corporeo tramite l’innalzamento della resistenza all’insulina (leptina e resistina). Ecco alcuni esempi di come funzionano questi ormoni:

-l’aumento dei livelli di leptina è un fenomeno tipico dell’obeso che porta ad un graduale rallentamento della funzione tiroidea, delle funzioni sessuali, dell’umore, della capacità muscolare e vitale;

-oppure chi beve alcol tenderà a berne sempre di più perché ciò eccita i suoi centri di ricompensa del sistema dopaminergico (dopamina), in modo simile a molte altre sostanze in grado di dare tossicodipendenza;

-la grelina è l’ormone chiave nell’induzione all’ingrassamento da alcol, in grado da un lato di stimolare l’appetito quando lo stomaco è vuoto, dall’altro di rallentare il metabolismo attraverso lo stimolo alla secrezione neuronale di AgRP, una proteina “rallentante” il metabolismo;

-la galanina stimola il nucleo laterale dell’ipotalamo, determinando una maggiore sensazione di fame, specie verso cibi ad alto contenuto calorico come i grassi e l’alcol. La galanina cresce se assumiamo cibi molto grassi, e anche se assumiamo alcol. L’aumento di galanina genera a sua volta un’ulteriore fame di cibi grassi o alcolici creando così un circolo vizioso.

Tossicità epatica

L’eccesso di alcol non genera solo grasso, ma anche tossicità epatica. Soltanto il 10% dell’alcol consumato è eliminato attraverso la respirazione, il sudore o le urine mentre il restante 90% raggiunge il fegato, unico organo in grado di ossidarlo.  La capacità del fegato di processare l’alcol è limitata, gli enzimi che si occupano di questi processi possono detossificare non più di una decina di grammi di alcol all’ora. Le sostanze tossiche in eccesso se ne vanno quindi a spasso per il corpo determinando effetti più o meno rilevanti a seconda della quantità di alcol consumata. L’abuso di alcool, anche se episodico, può causare un accumulo di grasso del fegato. Questa condizione, nota come steatosi o fegato grasso, è lo stadio iniziale dell’epatopatia alcolica, nonché il più comune disturbo epatico indotto dall’alcool; l’accumulo di grasso complica infatti il funzionamento dell’organo, rendendolo maggiormente suscettibile all’insorgenza di pericolosi processi infiammatori. Altra condizione associata all’abuso di alcool è la fibrosi, condizione legata all’accumulo di tessuto cicatriziale nel fegato, che gradualmente sostituisce il tessuto epatico e causa quindi una progressiva perdita di funzionalità, proporzionale all’estensione del danno. Continuando a bere questo eccesso di tessuto cicatriziale si accumula e genera una condizione nota come cirrosi, che consiste in un lento deterioramento del fegato. La cirrosi impedisce al fegato di eseguire le sue funzioni critiche (gestione delle infezioni, trattamento delle sostanze di rifiuto presenti nel sangue, assorbimento di nutrienti).

La risposta di buon senso dev’essere quella di accettazione individuale di quantità di alcol quotidiane davvero moderate.

trevaini50Silvia Trevaini

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