Le dipendenze in naturopatia

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Le piante sono le nostre sorelle maggiori. Silenziose, premurose, ovunque presenti; da esse riceviamo nutrimento, medicine, cosmetici, ma anche insegnamenti fondamentali da tradurre in bellezza, fantasia e ci spianano da sempre la strada da seguire nell’evoluzione. I loro lenti movimenti ci trasmettono l’intuizione di una diversa nascosta realtà, alla quale attingere con intelligenza ma soprattutto con interesse, una dimensione che si è rivelata fondamentale per la nostra esistenza quanto la loro spontaneità nel dare. (Marcello Nicoletti, Dipartimento di Biologia Vegetale, Sapienza Università di Roma).

L’obiettivo primario della naturopatia è la ricerca delle cause dei diversi malesseri, lavorando sull’origine del sintomo avvalendosi di tecniche e discipline naturali personalizzate. Essa è incentrata sull’olismo, ossia la considerazione del tutto nella singola persona. Spesso si interviene direttamente sul sintomo in ragione di sedarne l’espressione invalidante, cosicché si possa proseguire il percorso individuale.  “In relazione alla tossicodipendenza, va innanzi tutto sottolineata l’importanza di considerare il soggetto come persona unica, senza includerlo in un’etichetta generalista. L’ascolto è fondamentale, anche a fronte delle tante bugie che emergono durante i primi approcci con l’operatore. Attraverso il percorso naturopatico, l’essere privo di luce propria, passo dopo passo, conquista dopo conquista, tornerà lentamente a splendere, a fidarsi di sé e del naturopata che lo accoglie e che, come un sarto crea su misura un programma condiviso e concreto”, ci spiega Giulia Giuntoli, Naturopata, specializzata in Fitoterapia presso la Scuola Italiana di Medicina Olistica di Milano.

 La scienza, a cui va dato riscontro e ringraziamento per tutti gli studi compiuti e ancora in atto, continua ad occuparsi del cervello considerandone le funzioni biochimiche e strutturali ma senza tenere conto delle dinamiche psichiche ed emotive. L’essere umano non nasce con la predisposizione all’assunzione di droghe né si crea in lui una carenza organica che porta all’abuso. Tuttavia, la necessità di placare disagi interiori ingovernabili genera la richiesta all’uso, alla stregua degli alcolisti o di coloro che hanno disturbi compulsivi legati all’alimentazione. Per cui non si tratta di rimediare ad una disfunzione organica provocata dall’abuso di sostanze, bensì di comprendere il vissuto della persona, l’aspetto animico ed emotivo. La naturopatia non esclude a priori la “guarigione”, ossia lo stato naturale e caratteristico del tale individuo, della specifica persona, includendo anche l’ausilio dello specialista psichiatra che per competenza sa dosare eventuali molecole chimiche necessarie ad agire sui recettori della volontà, con terapie a termine. Il tossicodipendente, come ogni essere umano, ha una propria storia personale e una propria mappa genetica a cui la naturopatia dà fondamentale importanza. Essa si avvale di ciò che esprime il concetto di epigentica, sostenendo la persona nell’attivazione della capacità di autoguarigione che ognuno possiede e indicando rimedi della Vis Medicatrix Naturae.

Si tiene conto della persona per curare la malattia, il sintomo comune è sempre diverso in base alle peculiari caratteristiche personali: lo stesso rimedio che va bene per una persona può essere inadatto per l’altra. La fitoterapia, come l’aromaterapia, la micoterapia, l’oligoterapia, la floriterapia, usata non in modo allopatico implica un programma terapeutico mirato, adatto alla specifica persona e allo specifico contesto in cui si presenta per chiedere aiuto. Essa viene quindi applicata “su misura” come prevede la disciplina naturopatica. Un’infiammazione protratta, un’alimentazione inadeguata, pensieri circolari e stile di vita che non tiene conto dei ritmi naturali sfiancano pesantemente i tessuti organici. Un “fegato carico”, ad esempio, incide a livello emotivo sulla rabbia, così come un “polmone scarico” incide sulla tristezza, correlando le funzioni distorte di ogni organo con le relative rappresentazioni emozionali. È anche vero il contrario: una rabbia protratta incide sulla funzionalità epatica nella stessa maniera in cui la tristezza debilita le funzioni del polmone. Tali assunti derivano dalla cultura della Medicina Cinese che, nell’arco della storia, ha ben individuato le dinamiche umane, basate sul corretto fluire del Qi, energia vitale che scorre nei canali meridiani degli esseri viventi. Nella medicina occidentale si definisce “alessitimia” il disturbo che rende incapaci di comunicare verbalmente le proprie emozioni e stati d’animo e anche la capacità di riconoscerli, come una sorta di analfabetismo emotivo. Ciò può “giustificare” la dipendenza in quanto tentativo di “sentire le emozioni” che diversamente non vengono “provate”. La Medicina Cinese fa meglio comprendere la correlazione tra corpo e psiche in cui i disturbi a carico di quest’ultima creano disequilibri energetici nei vari organi e sistemi, determinando un deficit per eccessi o difetti emotivi che coinvolgono organo ed emozione afferente. Sempre i Cinesi invitano a lavorare sulla parte spirituale, chiamata Shen, che va guarita per offrire una visione diversa della vita, con riflessa azione proficua sulla salute. Nelle dipendenze si viene così a modificare il circolo vizioso derivato da uno squilibrio energetico a carico dei diversi organi. Il denominatore comune dei tossicodipendenti è il senso di colpa provato verso sé stessi e verso gli altri, nodo che può essere sciolto lavorando su determinati punti del meridiano corrispondente al Polmone, organo connesso alle interazioni con il mondo esterno. Ciò aiuta nel processo di liberazione dalla droga riducendo il senso di vergogna per lo stile di vita non convenzionale. Gli interventi naturopatici implicano l’uso di rimedi naturali come piante nelle varie estrazioni, funghi, oli essenziali e cibi curativi, in aggiunta a svariate tecniche che lavorano sull’energia. Non di meno va considerato l’effetto catartico che l’approccio naturopatico suscita: spesso le persone arrivano in visita in uno stato emozionale intenso che non sempre si autorizzano a manifestare. Far sdraiare la persona sul lettino, farla sentire accolta e compresa, contattarne il corpo con trattamenti di reflessologia o tuina e, soprattutto, porre attenzione al messaggio subliminale inespresso, facilita l’espressione delle emozioni favorendo un’intesa utile e propedeutica tra il soggetto e il naturopata. Aiutare qualcuno nel percorso legato all’abbandono delle droghe, in team con specialisti medici, prevede comunque un inquadramento clinico naturopatico, sia sotto l’aspetto fisico che psichico, emotivo ed animico. Un’accurata anamnesi in tal senso facilita la scelta degli interventi naturopatici da inserire, in concomitanza con l’eventuale assunzione di farmaci che la scienza ritiene opportuno prescrivere. L’esame obiettivo deve tenere conto, oltre ai sintomi contingenti dell’astinenza, dello stato di salute complessivo del soggetto, comprese eventuali malattie psichiatriche o somatiche indipendenti dalla condizione di abuso. Anche la valutazione dei fattori psicosociali riveste un importante ruolo, da tener presente in sede di consigli naturopatici quando viene formulato il programma benessere. Questo deve prevedere la possibilità del cliente, sia economica che logistica, ad accedere a trattamenti che richiedono una determinata frequenza.

trevaini50Silvia Trevaini

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