Il singhiozzo

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Molti di noi hanno sperimentato la fastidiosa sensazione del singhiozzo, che generalmente è un evento innocuo. Tuttavia, è fondamentale riconoscere che i singhiozzi possono occasionalmente essere un segno di un problema di fondo e potenzialmente più grave da approfondire.

Che cos’è

L’insorgenza del singhiozzo è dovuta a contrazioni involontarie e ripetute del diaframma, il muscolo che si contrae in fase di inspirazione e si distende in fase di espirazione. A scatenarlo è l’irritazione del nervo frenico, il cui compito è controllare le contrazioni del diaframma. Il tipico suono del singhiozzo è dovuto al fatto che ogni contrazione diaframmatica si conclude con la chiusura della glottide, la valvola che divide apparato respiratorio e digerente.

Quali sono le cause

Il singhiozzo può derivare da una moltitudine di fattori, tra cui il consumo di pasti sostanziosi, l’assunzione di bevande alcoliche, l’assunzione di bevande gassate o cibi bollenti e piccanti, tensione emotiva, sbalzi improvvisi di temperatura o persino l’ingestione involontaria di aria. Tuttavia, se questi spasmi persistono per un periodo superiore a 48 ore, potrebbero essere potenzialmente associati a danno nervoso o infiammazione, presenza di un tumore o infezione nel sistema nervoso centrale, disturbi metabolici, traumi cranici o utilizzo di alcuni farmaci come barbiturici, steroidi, tranquillanti o anestetici.

I rimedi

Già più di 2000 anni fa Ippocrate consigliava un metodo che tutt’ora è quello più usato ed efficace per far passare il singhiozzo: aspirare profondamente e trattenere il fiato e restare in apnea per 10-25 secondi, il che fa rilassare il diaframma. Ci sono anche altri rimedi: ingerire velocemente acqua a piccoli sorsi, favorire uno starnuto, inghiottire rapidamente un cucchiaio di zucchero, assumere un cucchiaino d’aceto o di succo di limone puro, comprimere con le unghie degli indici un punto di agopuntura situato all’interno dei padiglioni auricolari.

Se dura più di due giorni

Il “disagio”, però, può anche superare le 48 ore. È il singhiozzo persistente (conosciuto anche come refrattario). Le cause, a volte, sono le stesse di quello acuto (distensione gastrica, irritazione dello stomaco o del diaframma), probabilmente a un livello più importante. In questo caso occorre andare dal medico, perché alla base possono esserci problemi che meritano un approfondimento ed escludere, con esami specifici, patologie gravi come infiammazioni o tumori a carico di stomaco, esofago, diaframma oppure cervello. Altre cause sono i disturbi metabolici, in particolare dell’equilibrio elettrolitico quali l’ipercalcemia (alti livelli di calcio nel sangue) o la deficienza di magnesio. Sul banco degli imputati finiscono pure alcuni farmaci: l’uso di medicinali che agiscono sul sistema nervoso (come per esempio benzodiazepine, oppioidi, neurolettici) e dei cortisonici è stato associato al singhiozzo persistente. Inoltre, il fenomeno può essere causato anche da interventi chirurgici che interessano le prime vie digestive, o problemi di conformazione anatomica come l’ernia iatale, poiché possono interferire con le terminazioni del nervo vago.

Quando ricorrere ai farmaci

Dopo aver confermato che non esistono condizioni pericolose sottostanti che causano il singhiozzo persistente, il medico suggerisce di utilizzare gli stessi metodi utilizzati per il singhiozzo acuto. Se questi metodi si rivelano inefficaci, vengono prescritti farmaci. I farmaci più comunemente prescritti sono gli inibitori della pompa protonica, che agisce sulla riduzione del reflusso gastroesofageo, come l’omeprazolo alla dose di 20 mg al giorno. Inoltre, possono essere raccomandati farmaci procinetici per favorire lo svuotamento gastrico, come la metoclopramide alla dose di 10 mg tre volte al giorno, assunta prima dei pasti principali. Se dopo un ciclo adeguato non si notano miglioramenti (tipicamente un paio di mesi per gli inibitori della pompa protonica e qualche settimana per i procinetici), il medico può prendere in considerazione l’utilizzo del baclofene, un principio attivo che inibisce il riflesso a livello delle terminazioni nervose. Inizialmente viene solitamente prescritta una dose bassa di 2 compresse da 5 mg al giorno, con il dosaggio gradualmente aumentato fino al raggiungimento di una risposta. Tuttavia, è importante prestare attenzione poiché il baclofene comporta un notevole rischio di effetti collaterali, principalmente sonnolenza.

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Silvia Trevaini

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