Come curare le complicanze da filler

Le complicanze derivanti dai filler al viso e al corpo pongono sfide sia estetiche che funzionali, poiché possono provocare vere e proprie deformità facciali accompagnate da infiammazioni ricorrenti, formazione di cordoni dolorosi e induriti, iperpigmentazione, sensibilità alterata e sensazione di corpi estranei all’interno della pelle. Questo problema è diventato più diffuso negli ultimi anni a causa della mancanza di una regolamentazione precisa dei prodotti riempitivi, portando a condizioni infiammatorie acute e croniche che hanno un impatto sociale significativo sugli individui, dato che il viso è l’area principale per le iniezioni di filler. Sebbene le iniezioni di filler possano sembrare una procedura semplice e rapida, richiedono attenzione e preparazione da parte del medico curante, poiché possono potenzialmente portare a gravi complicazioni. Inizialmente venivano utilizzati filler permanenti a base di polimeri sintetici, ritenendo che fossero innocui. Tuttavia, da allora si è scoperto che questi prodotti possono causare gravi complicanze anche anni dopo l’iniezione. Ne parliamo con il Dr. Luca Fracasso, specialista in Chirurgia Plastica.

Dr Fracasso quali sono le principali cause e come si manifestano le complicanze da filler sul viso?

Ci sono diversi fattori che possono portare a complicazioni derivanti dai filler. Uno dei motivi è la mancata disinfezione adeguata della pelle prima della procedura. Inoltre, se il medico che esegue la procedura non è adeguatamente formato o preparato, anche questo può contribuire a complicazioni. Anche le condizioni di salute del paziente possono avere un ruolo, poiché alcune condizioni non sono adatte al trattamento. Le patologie autoimmunitarie, per esempio, possono creare reazioni nei confronti di materiali, come l’acido ialuronico, che sono abitualmente ben accettate. Un altro fattore importante è l’uso di prodotti non a base di acido ialuronico o di prodotti a base di acido ialuronico di bassa qualità ed economici. Bisogna infatti ricordare che negli anni 90 e nei primi anni duemila era già comune l’uso di filler, che all’epoca spesso erano permanenti, quali il silicone o i metacrilati. Queste sostanze, permanenti appunto, possono rimanere silenti per molti anni, per poi iniziare a dare problemi a seguito di “innocue” infiltrazioni di acido ialuronico. Queste complicanze possono manifestarsi in vari modi, come gonfiore significativo, arrossamento e discromia diffusa del viso. Possono formarsi anche noduli e cordoni duri, insieme ad ascessi e passaggi fistolosi, che possono portare alla fuoriuscita del materiale. Nei casi più gravi, queste complicanze possono comportare la formazione di cicatrici e conseguentemente danni permanenti al viso.

Si parla poco dei filler fatti al seno e ai glutei, sono zone anche queste a rischio?

Indubbiamente l’uso dei filler al seno è stato un grande problema negli anni passati perché queste sostanze, sebbene, è importante chiarirlo, non aumentassero il rischio oncologico, rendevano molto complicata la diagnostica oncologica precoce. L’utilizzo di acidi ialuronici per l’aumento del volume del seno, inizialmente spinto da una delle maggiori produttrici di filler, è stato in seguito sconsigliato proprio a causa dell’elevato numero di complicanze che questa procedura causava.  Inoltre bisogna ricordare che queste sostanze, come dice il nome, sono dei riempitivi, invece l’estetica del seno non è data solo dai volumi ma principalmente dalla forma. È per questo che la totalità dei chirurghi plastici sostiene che attualmente non esistano alternative che possano eguagliare l’efficacia e la sicurezza delle protesi mammarie.  Altra zona a rischio è quella dei glutei. La regione glutea è composta da tre gruppi muscolari, vale a dire il grande, il medio e piccolo gluteo, che forniscono un’ampia copertura per una protesi glutea. L’acido ialuronico deve essere iniettato al di sopra dei muscoli, nel piccolo spazio delimitato tra la pelle ed i muscoli. Purtroppo a volte capita che, a causa di materiali scadenti o tecniche di infiltrazione sbagliate, il riempimento possa determinare dei noduli che possono essere palpabili, visibili o addirittura dolenti. Raramente si può arrivare anche alla formazione di ascessi con espulsione del prodotto, generalmente a causa di infezioni.  In questi casi l’unica soluzione è rimuovere il prodotto infiltrato.

Quali sono i principali trattamenti per curare queste complicanze?

Generalmente la guarigione da queste complicanze, sia quando si parli di acido ialuronico che di materiali permanenti e semipermanenti, passa dalla rimozione del prodotto infiltrato. Per il primo, soprattutto quando si parla di filler per il viso, una soluzione può essere la ialuronidasi; questo trattamento si esegue mediante questo enzima che, adeguatamente diluito, viene iniettato nel deposito di acido ialuronico (mal posizionato o che ha causato un nodulo), portandolo a dissolversi e ad essere così riassorbito dall’organismo. La ialuronidasi viene iniettata con aghi molto sottili all’interno del tessuto da trattare, in caso di infezione sotto copertura antibiotica, e previa accurata disinfezione della zona. Gli effetti sull’eliminazione del filler sono mediamente visibili nell’arco di 24 ore. In genere basta una seduta, ma possono rendersene necessarie di più a seconda della tipologia e quantità di filler iniettato e del tempo trascorso tra il trattamento con filler e il trattamento con ialuronidasi. Per gli altri filler, e per lo ialuronico che non risponde alla ialuronidasi, che nel tempo possono aumentare la loro consistenza, il metodo più efficace e meno invasivo è il trattamento laser intralesionale (ILT). In questa procedura si introduce sotto la pelle una sottilissima fibra ottica (0,2-0,4 millimetri di diametro) che veicola il calore del laser all’interno del nodulo e scioglie il filler, il quale fuoriesce dai fori praticati dalla fibra o viene aspirato mediante sottilissime cannule. È comune che siano necessarie più sessioni per ottenere risultati ottimali e i pazienti possono riprendere le loro normali attività immediatamente dopo il trattamento. Potrebbe verificarsi un leggero rossore o gonfiore, ma di solito si risolve entro pochi giorni. Ormai solo nei casi estremi, ove il filler ha assunto una consistenza troppo elevata, si procede alla rimozione chirurgica. A seconda del caso essa può essere eseguita attraverso incisioni di pochi millimetri ma si può arrivare alla rimozione “a cielo aperto”, mediante incisioni anche molto lunghe. Chiaramente, vista l’elevata invasività delle procedure chirurgiche ed anche degli esiti cicatriziali che esse possono causare, sempre più spesso oggi si sceglie la procedura meno invasiva.

È possibile prevenire questi danni?

Al fine di evitare potenziali problemi, si consiglia vivamente di rivolgersi sempre a strutture e specialisti qualificati che abbiano una comprovata esperienza in questo campo. È fondamentale che le sostanze iniettate siano della massima qualità e che le procedure siano condotte da professionisti medici altamente qualificati. È sempre consigliabile utilizzare prodotti riassorbibili, perché il viso cambierà negli anni, e probabilmente anche il risultato che le pazienti vogliono ottenere può mutare negli anni. Un professionista preparato darà grande importanza all’anamnesi personale, in modo da selezionare il filler più adatto in base alla sede specifica e alla gravità dell’inestetismo da trattare. È importante che lo specialista apra il materiale davanti alla paziente, fornendo alla paziente il tagliando del materiale usato, sia per ricordare il prodotto che la quantità infiltrata. Spesso i professionisti tengono anche un registro delle procedure eseguite. Nel caso in cui si verifichino complicanze, e sia necessario un ulteriore trattamento, avere la certezza assoluta sul tipo e la quantità/ di materiale iniettato, se riassorbibile o meno, consente l’intervento più ottimale ed efficiente.

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Silvia Trevaini

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