Chemsex, droghe da stupro

Il termine chemsex è utilizzato per indicare l’insieme degli usi deliberati di sostanze psicotrope contestualmente ad attività sessuali, così da renderle possibili, più disinvolte, o migliorarne la qualità.

Il fenomeno è diffuso specialmente in contesti di attività sessuali con partner occasionali, o di gruppo, organizzate in autonomia o in ambienti ricreativi specializzati nel favorire e ospitare rapporti sessuali immediati e occasionali. Ce ne parla il Dottor Matteo Pacini, psichiatra del Centro Medico Visconti di Modrone, con lunga esperienza circa le dipendenze.

Dott. Pacini

Il chemsex comprende ovviamente anche pratiche analoghe ma nel contesto di rapporti stabili o comunque non effimeri, così come comprende anche consumi di sostanze legali secondo pratiche diffuse e consapevolmente orientate in senso “afrodisiaco” o disinibente, a partire dal semplice alcolico.

Fatto sta che però alcune sostanze entrano nel mercato delle droghe con canali specifici di tipo “sessuale” da decenni.

Un vecchio film di Friedkin (quello de L’esorcista) con Al Pacino descrive gli ambienti dei club omosessuali orientati verso il bondage-sadomasochismo. Al Pacino è un poliziotto infiltrato che deve scoprire un serial killer che adesca e uccide omosessuali in questo ambiente. Per immedesimarsi bene e superare la sua naturale resistenza e repulsione (almeno iniziale) accetta di consumare una droga da inalare (amilnitrito) per poi ballare in discoteca e mostrarsi seduttivo.

Ma, agenti infiltrati a parte, le droghe non sono usate per forzare sè stessi a rapporti verso cui non si è attratti, se mai per superare vergogna, timidezza o altri tipi di timori. La stessa necessità di sfogarsi sessualmente, soddisfatta in maniera rapida tramite incontri occasionali, per alcuni richiede però uno stato di euforia particolare, senza cui la distanza interpersonale sarebbe d’intralcio. In altre parole, andare con uno sconosciuto per alcuni può essere motivo di scrupolo, preoccupazione, in quanto rischioso per vari motivi.

Nella pratica del chemsex rientrano sostanze più o meno comuni, tra cui la cocaina, le amfetamine, nuovi stimolanti, cannabinoidi. Tipicamente si tratta di uso combinato, anche perché le singole sostanze possono ostacolare la funzione sessuale, per cui la combinazione di più sostanze produce una somma delle “euforie” di vario tipo e corregge gli effetti collaterali reciproci, permettendo un buon funzionamento sessuale. Aumentano anche i rischi, ovviamente, sia per altri effetti tossici possibili, ma soprattutto per uno stato mentale sempre meno prevedibile, e l’esposizione a rischi sempre maggiori.

Sotto l’effetto di sostanze afrodisiache, alcuni soggetti sono derubati, altri sono fatti oggetti di abusi sessuali che vanno oltre le loro iniziali intenzioni di interazione sessuale. La sensibilità al dolore è ridotta, cosicché il rischio di riportare lesioni può aumentare, specie nel contesto di pratiche sadomasochistiche non eseguite nel rispetto reciproco, ma in maniera non sorvegliata e con sconosciuti.

Alcuni pazienti si lamentano inoltre di una distorsione della propria spinta sessuale: mentre da “lucidi”, per così dire, essi hanno una vita sessuale di un certo tipo, che giudicano congrua con la loro identità e la loro intenzione, con certe droghe tendono a pratiche particolari, per le quali poi possono provare vergogna e disgusto una volta tornati lucidi. Si tratta ad esempio di soggetti che perdono l’orientamento sessuale, e che quindi si trovano ad aver avuto rapporti omosessuali per averli in quel momento desiderati, ma senza ritenerli parte naturale del loro essere. Oppure rapporti masochistici che chiedono volontariamente, ma su cui perdono il controllo, facendosi produrre lesioni deturpanti o non reversibili, che a posteriori ritengono eccessive.

In altri casi accade che sotto effetto di droghe si mostri un interesse urgente per alcuni tipi di pratiche sessuali che sono costose (o lo diventano perché le persone sono disposte a spendere molto). In altri ancora la persona sotto effetto di droghe vuole aggiungere elementi di rischio al rapporto, come non usare il preservativo, ed è disposto a pagare di più per questo solo scopo.

Alcune sostanze particolari (ghb, gbl) circolano negli ambienti sessuali, specie quelli clandestini o paralegali, anche per una loro proprietà particolare. Sono sostanze insapori e incolori che, aggiunte di nascosto a bevande o alimenti, inducono uno stato di incoscienza, o paralisi motoria, assimilabile ad una ebbrezza alcolica avanzata. La persona diviene passiva, se non è proprio incosciente a vario livello, oppure diviene disinibita e confusa, così da poter essere oggetto di abuso. Al risveglio tendenzialmente vi sarà amnesia, e la persona, pur potendo rendersi conto di aver subito violenze o abusi, potrebbe non essere in grado di raccontarne dettagli e riferimenti precisi.

Queste cosiddette “droghe da stupro” hanno vari usi, da quelli terapeutici a gli usi come anabolizzanti, ma sono maggiormente famose per queste casistiche legate al chemsex, sia consensuale che non.

Accanto a questi lati oscuri del Chemsex vi è ovviamente anche un livello in cui le persone usano sostanze per rendere i propri rapporti migliori, o a accedere a determinate esperienze superando la naturale diffidenza, per propria scelta. Quello che va sempre considerato però è che euforia e impulsività tendono a viaggiare parallelamente, cosicché quando si è euforici e disinibiti si è anche (senza poterlo controllare in tempo reale) più disposti a rischiare, o addirittura vogliosi di rischiare, di andare “oltre”.

Può esserci uno scollamento di vario tipo tra la voglia sessuale e il piacere sessuale, per cui in certi casi (per esempio sotto certi stimolanti) i soggetti mostrano appetiti intensi per pratiche estreme o feticistiche senza realmente poi ricavarne un’esperienza appagante, o addirittura conservandone poi solo una memoria fastidiosa, per un senso di estraneità o di disgusto, come per qualcosa che non appartiene alla loro identità.

Più spesso si tratta di un semplice “allargamento” di gusti e orizzonti sessuali, ma si può arrivare a vere e proprie “bulimie sessuali” chimicamente indotte, con perdita del senso ultimo dell’esperienza sessuale, cioè l’appagamento e la soddisfazione.

trevaini50Silvia Trevaini

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