Giornata mondiale della salute

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Nel 1948 la prima Assemblea mondiale della salute (World Health Assembly) decide di istituire una giornata dedicata della salute in tutto il mondo. Dal 1950 la giornata mondiale della salute (World Health Day) si celebra dunque il 7 aprile, per ricordare la fondazione dell’Oms avvenuta il 7 aprile 1948. La giornata è un’occasione per promuovere a livello globale la sensibilizzazione su argomenti cruciali di salute pubblica di interesse della comunità internazionale, e lanciare programmi a lungo termine sugli argomenti al centro dell’attenzione. La giornata mondiale della salute non è quindi un evento che si riduce ai lavori di un giorno, ma è ogni volta il punto di partenza di un percorso mirato a migliorare le condizioni di salute in tutto il mondo. Per il 2022 dedica la Giornata della Salute al diabete, una malattia dai “pesi travolgenti” e la cui incidenza è in aumento, con oltre 347 milioni di malati in tutto il pianeta. Ho pensato di approfittare di questa giornata per parlare insieme al Dott Paolo Toniolo, Medico di medicina funzionale, presso il Santagostino di Milano, di prevenzione e di medicina funzionale e capire come ci possono aiutare a migliorare il nostro stato di benessere generale anche per prevenire malattie come il diabete.

Cosa s’intende per medicina funzionale?

Dott. Toniolo

Le malattie croniche, come infarto, ictus, diabete, Alzheimer e autoimmunità, sono aumentate enormemente negli ultimi decenni tanto che oggi sei persone su dieci ne sono affette, spesso in combinazione, con enormi sofferenze e costi sociali.  La medicina funzionale propone un approccio che affianca la necessità inderogabile di trattare la malattia una volta che si presenti allo sforzo di ridurne l’impatto cercando di impedire innanzitutto che questa si sviluppi. Si basa sul riconoscere che la malattia non è esclusivamente la conseguenza di caso, sfortuna o errore genetico ereditario ma ha prima di tutto un impianto sociale determinato da fattori come alimentazione scorretta, stress eccessivo e vita sedentaria che nel corso degli anni hanno un forte impatto negativo sull’equilibrio dell’organismo.  Un approccio che necessariamente guarda all’individuo nella sua interezza e unicità. 

Dove trova maggior applicazione oggi?

Possiamo considerare la medicina funzionale come una estensione della medicina interna, ma con un approccio diretto quasi esclusivamente alla preservazione della salute, o alla riduzione delle conseguenze della malattia, piuttosto che al necessario trattamento delle conseguenze una volta che la condizione diventi conclamata.   

Qual è la differenza con la medicina tradizionale?

Proviamo a fare un esempio.  Per una persona in eccesso ponderale che si presenti per aumento della pressione sanguigna e lieve iperglicemia, condizione alquanto comune, l’approccio tradizionale, a seguito di una diagnosi clinica di sindrome metabolica, in genere prevede la prescrizione di un farmaco antipertensivo, un ipoglicemizzante e una dieta dimagrante ipolipidica da continuare fino al prossimo appuntamento di controllo.  In medicina funzionale un caso come questo prevede innanzitutto di valutare in dettaglio tutti i possibili fattori sociali, di stile di vita e ambientali su cui potrebbe essere appropriato intervenire prima, o durante, una terapia farmacologica.  Tale approccio non è nella sostanza diverso da quello tradizionale ma tiene in conto numerosi altri fattori che hanno a che fare con la unicità dell’individuo, che include la sua storia personale, sociale e di rischio genetico e/o professionale, piuttosto che esclusivamente sulla diagnosi.  Un approccio che non promette solo una risoluzione rapida del sintomo, nel caso particolare la normalizzazione della pressione sanguigna e della glicemia, ma vuole cercare di affrontare il disequilibrio il più possibile alla radice con modifiche dello stile di vita.

Come integrare la medicina funzionale a quella tradizionale?

La medicina funzionale non fa parte delle cosiddette medicine complementari, quali omeopatia, fitoterapia e aromaterapia o di quelle orientali come ayurvedica e cinese.  Il medico che la pratica, regolarmente iscritto all’Ordine dei Medici, non si propone in alternativa all’approccio medico tradizionale (occidentale) ma si sforza di estenderne l’applicazione alla componente di prevenzione primaria della malattia ovvero a tutti quei fattori che intervengono nel processo di sviluppo della patologia prima che la malattia stessa si manifesti. 

Come può aiutarci nella prevenzione di malattie come il diabete?

Per rispondere a tale domanda è necessario porre una premessa.  Secondo stime ISTAT, in Italia sono più di 3,5 milioni le persone afflitte da diabete mellito, ma si stima altresì che ve ne siano almeno altri 1,5 milioni che ne sono affette senza saperlo e altri 4,5 milioni che sono ad elevato rischio di svilupparlo. Si tratta per lo più, ma non esclusivamente, di persone anziane, spesso sovrappeso e portatrici di altre condizioni croniche come patologie cardiovascolari. Vi è da considerare che il nostro sistema sanitario, essendo organizzato e finanziato per trattare principalmente le acuzie, tende ad occuparsi in modo prioritario dell’enorme numero di persone con una diagnosi clinica di diabete o, in misura minore, di pre-diabete, ma non è programmato per occuparsi di ridurre l’impatto futuro di coloro che inevitabilmente entreranno a far parte dei malati cronici che richiederanno cure nel giro dei prossimi anni.  Non si può neppure evitare di tenere in conto che le dinamiche di stile di vita che conducono allo sviluppo del diabete sono poi le stesse che sono connesse allo sviluppo di patologie cardio e cerebro vascolari e alla riduzione delle capacità di difesa immunitaria contro le infezioni batteriche e virali. In sostanza, è indispensabile che la medicina tradizionale cominci con serietà ad occuparsi di come iniziare a ridurre il gigantesco impatto sociale ed economico del diabete.  In tale sforzo, la medicina funzionale rappresenta un approccio efficace, logico e soprattutto ideale per dare un ulteriore impulso al raggiungimento di un’età anziana e di vecchiaia più libera dal fardello devastante di malattie croniche come il diabete.  L’ostacolo principale, diciamocelo pure, è che il diabete conclamato contribuisce in modo non indifferente al fatturato dell’industria della malattia.  Gli obiettivi della medicina funzionale vanno decisamente al contrario di tali interessi che sono ben stabiliti e difesi. 

Qual è l’importanza dell’alimentazione nella medicina funzionale e che impatto ha sulla salute di pazienti diabetici?

Il cibo che tutti noi tutti quotidianamente ingeriamo rappresenta il principale legame che ci unisce al mondo esterno per fornirci l’energia di cui abbiamo bisogno. Noi, Homo sapiens, dipendiamo strettamente da specifiche caratteristiche degli alimenti di cui necessitiamo per mantenerci in vita e per essere in grado di interagire efficacemente con le necessità dell’esistenza.  Le esigenze del modo di vivere contemporaneo ci hanno portato a modificare a tal punto la nostra alimentazione che abbiamo abbandonato ogni pretesa di connessione con quello che natura e evoluzione hanno previsto per noi lungo il corso dei millenni.  Si parla tantissimo di cibo e di alimentazione, troppo spesso a sproloquio, ma la confusione regna sovrana.  A partire da coltivazione, raccolta, distribuzione e consumo, la maggior parte di noi ha perso ogni seppur minimo controllo di quello che mettiamo in bocca.  Si pensa che, essendo onnivori, sia possibile consumare tutto quello che soddisfa il nostro palato e alla fine dei conti si finisce per regolarsi sulle indicazioni che vengono dall’industria alimentare e/o dai social. Essere onnivori è un termine che è diffusamente male interpretato. Non implica affatto la libertà di consumare tutto ciò che ci aggrada, quando e come vogliamo, ma piuttosto la necessità fisiologica di un’alimentazione estremamente variata.  Sono le interconnessioni delle centinaia di elementi che fanno la ricchezza di una foglia di insalata, di un fagiolino, di una banana o di un uovo che ci mantengono in salute.  Purtroppo, la realtà dei consumi di cibo del nostro mondo è quella di una generalizzata malnutrizione nell’abbondanza dove la grande maggioranza delle persone tende a nutrirsi sempre e comunque degli stessi alimenti, giorno dopo giorno, abbondando malamente in taluni e non consumando mai moltissimi altri.  La malnutrizione è alla base non solo del gravissimo aumento di diabete mellito, con tutte le conseguenze che ciò comporta, ma anche di tutte le patologie cronico degenerative infiammatorie che rendono penosa l’esistenza di troppe persone. La medicina tradizionale ignora il ruolo centrale dell’alimentazione per il mantenimento o riconquista di un adeguato stato di benessere psicofisico.  Molto semplicemente, la nutrizione non è una disciplina che è contemplata, se non tangenzialmente, dallo studente di medicina durante gli studi con la conseguenza che tende ad essere considerata se non marginalmente durante la pratica clinica, inclusa quella del diabete mellito.  Si tende, se e quando lo si fa, ad affidare il compito di gestione di una componente di importanza primaria in una malattia complessa come il diabete, ad altri professionisti.  Per il medico funzionale, che ne conosce la rilevanza, la nutrizione, che unisce la gestione di dieta, attività fisica e stress, ha un ruolo centrale nella pratica clinica non solamente nel trattamento del diabete ma anche di tutta la patologia.

trevaini50Silvia Trevaini

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