Domare l’onnipotenza: ritrovare l’equilibrio tra autostima e realtà

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Viviamo in un mondo in cui sentirsi sicuri, performanti e competenti non è solo un vantaggio, ma spesso un requisito. Ogni giorno siamo immersi in contesti che ci chiedono di dimostrare controllo, determinazione, padronanza di sé. In questo scenario, può facilmente emergere una sensazione più sottile e pericolosa: quella di essere onnipotenti. Il senso di onnipotenza è una condizione psicologica in cui si tende a sovrastimare le proprie capacità, il proprio potere o la propria influenza. A prima vista può sembrare una semplice autostima elevata, ma la differenza è sostanziale. Quando la percezione di sé si discosta dalla realtà e si trasforma in illusione di controllo assoluto, si entra in un terreno che può diventare instabile e, nel tempo, anche dannoso. Capire come nasce questa sensazione, quali segnali la accompagnano e come affrontarla in modo efficace è il primo passo per riportare l’autostima in un punto di equilibrio, in cui la fiducia in sé stessi convive con la capacità di riconoscere i propri limiti e accogliere quelli degli altri.

Cos’è davvero il senso di onnipotenza

Il senso di onnipotenza può manifestarsi in modi diversi e, spesso, molto sottili. Può essere una convinzione radicata di avere sempre ragione, una resistenza costante a ricevere critiche, oppure l’idea di non aver mai bisogno dell’aiuto altrui. Secondo la teoria psicoanalitica, queste dinamiche nascono molto presto, nelle fasi precoci dello sviluppo infantile, quando il bambino percepisce sé stesso come centro del mondo. È una fase naturale e necessaria, ma quando non viene elaborata correttamente, può lasciare una traccia che si estende anche in età adulta. In psicologia evolutiva, si ipotizza che questa sensazione di controllo assoluto possa essere una risposta difensiva a emozioni di insicurezza o impotenza vissute nei primi anni di vita. Quando persiste nel tempo, il senso di onnipotenza diventa una lente attraverso cui si interpreta la realtà: una lente che distorce, semplifica, isola. E che può compromettere non solo il benessere personale, ma anche quello relazionale.

Segnali da riconoscere

Non sempre è facile riconoscere il momento in cui la sicurezza in sé stessi smette di essere un punto di forza e inizia a diventare una costruzione rigida, scollegata dalla realtà. Alcuni segnali possono aiutarci a intercettare questa dinamica. Chi vive con un forte senso di onnipotenza tende ad avere una percezione esagerata delle proprie capacità, a minimizzare i rischi, a prendere decisioni impulsive o troppo ottimistiche. Può mostrarsi intollerante al feedback, soprattutto se critico, e avere difficoltà a vedere negli altri interlocutori paritari, o degni di ascolto. Non si tratta necessariamente di tratti narcisistici gravi, ma di comportamenti che limitano la possibilità di apprendimento e crescita. Studi recenti hanno mostrato che una percezione eccessiva delle proprie competenze può portare a scelte disfunzionali, soprattutto in ambiti ad alta responsabilità, come la gestione finanziaria o il lavoro di leadership.

Strategie per ritrovare l’equilibrio

Il primo passo per affrontare il senso di onnipotenza è accorgersi della sua presenza. Non con colpa, ma con curiosità e consapevolezza. Perché dietro quel bisogno di controllo può nascondersi una fragilità che chiede ascolto. Una delle strategie più efficaci è l’uso della mindfulness. Le pratiche di attenzione consapevole aiutano a rallentare, a osservare i pensieri senza identificarcisi, e a riconoscere emozioni e reazioni automatiche. Alcune ricerche mostrano che la mindfulness può contribuire a ridurre tratti narcisistici, tra cui la tendenza all’onnipotenza. Anche la psicoterapia è un percorso prezioso. La Terapia Cognitivo-Comportamentale, in particolare, lavora sulle convinzioni irrealistiche, aiutando la persona a riformulare pensieri e comportamenti in modo più funzionale. La terapia psicodinamica, invece, va in profondità, esplorando le radici inconsce di questi schemi e il loro legame con la storia personale. Quando questi approcci si integrano, è possibile non solo ridurre i comportamenti problematici, ma anche sviluppare una nuova immagine di sé, più autentica, meno rigida, più libera.

Relazioni: quando l’onnipotenza crea distanza

Il senso di onnipotenza ha un impatto forte anche sulle relazioni. Quando si crede di sapere sempre cosa è giusto, si rischia di annullare l’ascolto reciproco. L’altro diventa un ostacolo da superare, o un mezzo per affermare sé stessi, e non più un interlocutore con cui costruire uno scambio. Le relazioni in cui manca la reciprocità possono diventare luoghi di tensione continua, in cui il bisogno di conferma prende il posto dell’empatia. Chi vive accanto a una persona con forti tratti di onnipotenza può sentirsi trascurato, invalidato, o costantemente in secondo piano. Riconoscere questa dinamica è importante per riportare equilibrio e rispetto nei rapporti, siano essi familiari, professionali o affettivi.

Prevenzione: come intervenire precocemente

Il senso di onnipotenza può manifestarsi già nell’infanzia, sotto forma di difficoltà ad accettare limiti, frustrazioni o regole condivise. Non è raro osservare bambini che faticano a perdere, che vogliono sempre decidere per tutti, o che reagiscono con rabbia a ogni forma di contenimento. Intervenire presto, con educazione emotiva, ascolto e guida autorevole ma empatica, può fare la differenza. Aiutare i più piccoli a riconoscere e regolare le proprie emozioni, a tollerare la frustrazione e a sviluppare l’empatia, è il modo più efficace per prevenire la formazione di tratti disfunzionali in età adulta.

Strumenti e percorsi integrati

Oltre al lavoro psicoterapeutico individuale, esistono diverse risorse che possono aiutare a gestire il senso di onnipotenza:

  • Percorsi di educazione emotiva e relazionale, utili sia per adulti che per adolescenti.
  • Gruppi di supporto o auto-aiuto, dove confrontarsi con chi vive dinamiche simili e imparare a gestirle in un ambiente sicuro.
  • Interventi psicoeducativi, pensati per migliorare la consapevolezza su cosa sia l’onnipotenza, come si manifesta e quali conseguenze può avere.
  • Terapia familiare, quando il comportamento di una persona incide sull’equilibrio dell’intero nucleo.
  • Routine strutturate, che aiutano a mantenere un senso di ordine, prevedibilità e limite nelle giornate, soprattutto nei momenti di vulnerabilità emotiva.

Riscoprire la forza della misura

Domare il senso di onnipotenza non significa rinunciare alla propria forza, ma restituirle una direzione più sana. Significa riconoscere che avere limiti non è segno di debolezza, ma di umanità. Che la vera autorevolezza non nasce dal controllo, ma dall’ascolto. E che la fiducia in sé non è incompatibile con il dubbio, ma anzi si rafforza quando è accompagnata da consapevolezza e umiltà. Ritrovare l’equilibrio tra autostima e realtà è un percorso che richiede tempo, ma che porta con sé una libertà nuova: quella di vivere in modo più autentico, più presente, più vero.

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Silvia Trevaini

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