La stanchezza emotiva: quando la mente dice “basta”

Istockphoto

Capita a molti, più spesso di quanto si ammetta. Ti svegli la mattina e già ti senti stanco, anche se hai dormito abbastanza. Ti sforzi di concentrarti, ma la mente vaga. Ti irriti per un messaggio, ti pesa rispondere a una telefonata, e ogni piccola cosa sembra una montagna. Non è semplice pigrizia, né solo stress. È una fatica più sottile, invisibile, che scava dentro: la stanchezza emotiva. Viviamo in un’epoca che ci chiede di essere sempre “accesi”: produttivi, reattivi, disponibili, positivi. Dobbiamo rispondere alle mail, ai messaggi, alle richieste degli altri e spesso dimentichiamo di rispondere a noi stessi. Ci raccontiamo che basta resistere un po’, che passerà, che “non è niente”. Ma nel frattempo la mente accumula, trattiene, comprime. Finché, a un certo punto, dice basta. Non è un urlo improvviso, ma un lento spegnimento: smetti di provare entusiasmo, la motivazione scivola via, e tutto ciò che un tempo ti dava energia ora ti sembra distante. È come se dentro di te qualcuno avesse abbassato il volume del mondo.
Questa condizione che sempre più psicologi definiscono “stanchezza emotiva cronica” è il preludio del burnout, ma può manifestarsi anche in chi non è “in crisi” sul lavoro. È la risposta della psiche a un ritmo di vita che non lascia spazio al recupero, al silenzio, alla lentezza. Eppure, riconoscerla è il primo passo per prevenirla. Perché non si tratta di debolezza, ma di un segnale prezioso che ci invita a tornare a noi stessi.

Continua a leggere