Fruttariani e vita sociale

cuore_ortaggiefruttaPer molti, la vera difficoltà della scelta fruttariana non è il cibo: mangiare fruttariano è facile, esistono infinite ricette deliziose e sappiamo che dai vegetali si può ricavare tutto il necessario e che la nostra salute ne trae vantaggio.

L’unica difficoltà che può esistere è quella causata dall’incapacità degli altri di comprendere e condividere questa scelta. Da questo, derivano: il dover spiegare sempre le stesse cose e di sentirsi ripetere, le stesse domande, da persone diverse, fino alla nausea; la tristezza nel rendersi conto che le persone a cui si tiene non ci seguono nella nostra scelta di rispetto per gli animali; la delusione nel capire che la maggior parte delle persone non tiene abbastanza in considerazione gli animali per decidersi a fare una scelta “diversa dal solito” e quindi continuano a mangiare come prima, anche dopo che abbiamo loro spiegato cosa accade agli animali perché dati “cibi” possano essere prodotti.

Il dover ripetere sempre le stesse risposte alle stesse domande è qualcosa cui, a un certo punto, ci si abitua. Sia perché chi ci sta vicino (la famiglia, gli amici, i colleghi) dopo un po’ desiste dal volerci convincere che stiamo sbagliando, o che magari stiamo facendo dei danni alla nostra salute (specie quando vedono che, tutto sommato, siamo ancora vivi e stiamo pure meglio di loro), sia perché impariamo quali sono i comportamenti più adeguati da tenere nel rapportarci con gli altri, cosa aspettarci, come reagire e come rispondere.

Per  noi è una “privazione” il non mangiare “simile” agli altri in maniera sociale?

Perché se così fosse è preferibile un pasto fritto e glutinoso ad un rimorso costante e continuo.

Se invece non è così, avvisando per tempo i posti dove andremmo a mangiare, c’è sempre qualcosa anche per noi. Bisogna solo spiegare le quantità.

Con mezza mela un crudista o tantomeno un fruttariano ci fa ben poco. Ma vediamo insieme al nostro esperto di alimentazione fruttariana Giorgio Bogoni come affrontare i rapporti sociali di un Fruttariano.

Giorgio Bogoni

“Sono fermamente convinto che l’uomo comune sia un animale sociale, come suggerito dai termini inglesi per “benessere” e “malattia”; due stati del corpo diametralmente opposti, descritti da parole in cui cambia solo il prefisso:WE-llness (WE=noi) e I-llness (I=io).

Parlando di “uomo comune”, mi riferisco all’individuo formato dalla nostra società moderna e che si conforma ai dettami di quest’ultima; per paura del cambiamento, pigra arrendevolezza o magari inconsapevolmente.

In effetti, se è vero che il cambiamento può essere estremamente motivante e dare significato all’esistenza, è altrettanto vero che pretende risorse personali per confrontarsi con l’isolamento sociale che spesso consegue ad ogni scelta di vita “fuori dal coro”.

La nostra società è infatti impietosa con chi si comporta in dissonanza con gli atteggiamenti accettati come “normali” e, riconosciuto il cibo come elemento aggregante praticamente dagli albori della storia umana, si può facilmente immaginare cosa significhi socialmente optare per una scelta alimentare fruttariana.

 

L’aspirante fruttariano dovrà presto confrontarsi con chi comincerà a trattarlo come un “diverso”, mostrando preoccupazione per la sua salute o deridendolo, ma, prima ancora, sarà lui stesso a mettersi in discussione nel constatare il progressivo isolamento nel quale si sta richiudendo.

Premesso comunque che non tutti soffriamo allo stesso modo la mancanza di una vita sociale, è fondamentale capire che qualsiasi cambiamento nel regime alimentare difficilmente viene messo in atto in maniera costante, a meno che non faccia parte di un processo di sviluppo personale più ampio, che coinvolge spesso aspetti etici e spirituali.

Inoltre, la stessa alimentazione fruttariana vi renderà meno dipendenti dal bisogno dell’altrui approvazione, uno dei motivi per cui si intrattengono rapporti sociali.

Per questi motivi, privarsi di qualche cibo a cui si è assuefatti può dimostrarsi meno impegnativo di quanto si possa pensare in quanto, quando lo si colloca nell’ambito di un cambiamento in atto anche a livello mentale, prende l’aspetto della scelta più ragionevole.

Di fatto, il fruttariano si confronta con le stesse difficoltà del vegano che, convintosi della validità del percorso intrapreso, deve solo trovare il modo di mantenersi fedele al proprio punto di vista, senza pretendere che venga condiviso dagli altri.

 

Nella pratica inoltre, nulla vieta di mangiare occasionalmente un primo piatto vegetariano, una pizza o una fetta di torta, in nome della condivisione di un’occasione speciale.

Dal mio punto di vista, se ci si sente a proprio agio nel mangiare qualcosa di diverso dalla frutta, bisogna farlo, accettando semplicemente il fatto che ci si trova ad un determinato punto nel proprio Percorso di Perfezionamento Alimentare, che evidentemente precede il fruttarismo al 100%.

Nessuno vi pretende fruttariani e nessuno vi impone di diventarlo entro un certo tempo, semplicemente evitate di dichiararvi completamente tali se ancora non lo siete per non sviluppare in voi ingiustificati sensi di colpa per qualsiasi cosa mettiate in bocca e per non mostrarvi agli altri diversi da come vi dichiarate a parole.

 

Vi garantisco comunque che, sostenuti da una personalità sufficientemente forte e sviluppata la capacità di rispondere alle domande più frequenti in maniera sbrigativa ed esaustiva, sarà un piacere per voi andar fieri del vostro “mangiar frutta” (sia questo al 90, 95 o 100%!), nonché del conseguente stato di ottima salute.

Vederete che, con il passare del tempo, parenti ed amici non vi guarderanno più come un piccolo fenomeno da baraccone ma, a necessità, vi chiederanno pareri e consigli.

Potete immaginare la soddisfazione”.

trevaini50Silvia Trevaini

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