L’intervento del grasso sottomentoniero

La percezione della bellezza muta con il passare del tempo e ciò che fino ieri non era percepito come un inestetismo, oggi diventa invece causa di malessere e perdita di sicurezza in se stessi. È il caso del doppio mento. Non tanto quello estremamente pronunciato di chi  è in sovrappeso, quanto quello legato a una perdita graduale dell’elasticità cutanea nella zona del collo e lungo il bordo mandibolare e alla presenza di pannicoli adiposi. Anche in soggetti magri. Tra le cause del doppio mento si trovano infatti, oltre al peso, l’età e la postura. Da non dimenticare una certa predisposizione genetica. Il grasso sottocutaneo e la conseguente lassità è considerato un inestetismo difficile da sopportare, per alcuni anche invalidante da un punto di vista psicologico. E il doppio mento preoccupa tanto le donne quanto gli uomini.

Nella valutazione oggettiva della propria immagine, il doppio mento e il collo finalmente assumono una dignità. Pertanto la richiesta di trattare il grasso sottomentoniero è più frequente di quanto si possa supporre. Il ricorso a trattamenti per il doppio mento sta aumentando nel tempo, anche grazie all’esistenza di interventi non invasivi. Ne parliamo insieme alla dottoressa Gabriela Stelian, specialista in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica.

Dott.ssa Gabriela Stelian

Il primo passo da fare quando un paziente si rivolge a uno specialista per problemi legati al suo doppio mento è valutarne il grado. Ce ne sono di 4 livelli, da lieve a severo, suddivisi in base alla quantità di adipe presente nella zona. L’ultimo livello è sempre legato a obesità o forte sovrappeso. Individuare il grado di gravità del doppio mento è importante per capire quali trattamenti si possono utilizzare. Un altro dato interessante da sottolineare è che il paziente ha più margine di discussione ed espressione rispetto al trattamento da utilizzare, perché il doppio mento non è una patologia. È sempre utile proporre due alternative, una medica e l’altra chirurgica, ovviamente in presenza della giusta indicazione. Nel caso del doppio mento lieve, per esempio, può essere utile utilizzare la criolipolisi con buoni risultati. Nella criolipolisi si abbassa la temperatura del tessuto in modo controllato fino a congelare il tessuto adiposo. In questo modo le cellule adipose si rompono e il loro contenuto viene poi naturalmente rimosso dall’organismo. Esiste però una controindicazione: tutti i pazienti con patologia delle ghiandole salivari o della tiroide non possono essere sottoposti a questo trattamento. Se, invece, il doppio mento è determinato da una perdita di tono cutaneo, si può valutare anche l’uso di fili di biostimolazione e di trazione, inseriti nel tessuto con sottili aghi, cosi da distendere il tessuto.

Tradizionalmente i casi di doppio mento intermedio, grado 2 e 3, possono essere trattati con diversi tipi di interventi di medicina estetica. Le opzioni in campo sono: radiofrequenza con cannula trans dermica e laserlipo cervicale. Nel dettaglio, la liposcultura da buoni risultati in assenza di importante lassità cutanea , quindi in pazienti giovani in cui l’adipe incide sul doppio mento più che il rilassamento. Il laser o gli ultrasuoni aiutano a ridurre la lassità. Al contrario, la radiofrequenza ha come obiettivo ridurre la lassità dei tessuti, ma da risultati non clamorosi. Alle volte si possono combinare più trattamenti per ottenere il massimo risultato.

L’opzione chirurgica è sempre possibile per intervenire sul doppio mento, anche se oggi la maggiore richiesta da parte dei pazienti e di essere sottoposti a trattamenti mini-invasivi. In questo caso i pazienti devono prepararsi ad affrontare un intervento chirurgico. Devono innanzitutto eseguire le analisi ematochimiche per la valutazione clinica, oltre che sottoporsi a una visita cardiologica e a un rx del torace. Di norma si predispone l’intervento per la mattina. Arrivati in sala operatoria vengono sedati e dopo aver eseguito delle infiltrazioni di anestetico locale, si procede alla liposuzione.

Il farmaco iniettabile approvato dal ministero per il trattamento del grasso sottomentoniero ha fatto la sua comparsa sul mercato statunitense nel 2015. Si tratta di una molecola capace di rompere le membrane cellulari delle cellule adipose che quindi vanno in necrosi e liberano il loro contenuto grasso, contenuto che viene poi riassorbito dall’organismo nelle 24 ore successive. Bisogna però sottolineare che il farmaco non è selettivo nei confronti del grasso, ma lo aggredisce maggiormente in quanto tessuto povero di proteine. Se iniettato in punti sbagliati può dare luogo a molteplici effetti collaterali. Detto questo è che si parla di una chirurgia in siringa e quindi di un trattamento che non richiede selezione o sala operatoria, anche se il paziente deve essere disposto a effettuare più sedute. Gli studi clinici parlano di 2-3 sedute, effettuate a distanza di un mese l’una dall’altra, per poter ottenere i risultati desiderati, che arrivano lentamente nel tempo.

 

trevaini50Silvia Trevaini

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