Yoga nidra

Il termine deriva da due parole sanscrite: yoga, unione, e nidra, sonno. Questa tecnica deriva dal Tantra – la cui radice tan può essere tradotta in “espansione” e tra in “liberazione”- e racchiude in sé un insieme di dottrine e di pratiche millenarie volte ad aumentare l’ordinario stato di coscienza. Oggi è una pratica, guidata, che porta a un rilassamento cosciente in equilibrio sottile e costante tra sonno e veglia.

Come molti di noi sperimentano quotidianamente, le tensioni della vita si possono accumulare non solo nel corpo ma anche nei pensieri e nelle emozioni, andando a modificare sistemi essenziali del nostro organismo, come quello immunitario ed endocrino. Ansia, preoccupazioni, tristezza: se protratti nel tempo possono concretizzarsi manifestandosi nel corpo fisico e dando le loro avvisaglie attraverso uno stato di nervosismo o disarmonia costante e soggiacente. Spesso questo tipo di malessere, a cui può essere facile abituarsi considerandolo man mano normale e parte di sé, si può esprimere in tanti modi tra cui forse, uno dei più comuni, è l’incessante ed estenuante turbinio mentale di pensieri che si accavallano, ognuno con la relativa emozione , alimentando un crescente caos interiore: il terreno più fertile  sul quale coltivare ogni sorta di tensione. E allora entra in gioco, con grandi benefici, lo Yoga Nidra.

In questa pratica si impara infatti a fare spazio nella mente, creando silenzio e focalizzandosi in modo guidato su respiro, corpo e immagini rilassanti e benevole, in grado di sciogliere contrazioni e affanni. Un’ ora di Yoga Nidra equivale, secondo i maestri di questa disciplina nata in India, a circa quattro ore di sonno caratterizzato però da una costante traccia di consapevolezza, durante la quale si possono aprire varchi di accesso agli stadi più profondi della mente: attraverso l’utilizzo di mantra e visualizzazioni si procede allo spostamento dell’attenzione della mente su un punto fisico o immagini specifiche al fine di instillare il risveglio consapevole.

Questa particolare forma di yoga si pratica in Savasana, ovvero nella “ posizione del cadevere” sdraiati supini. L’inizio – ricordando che è importante apprestarsi alla pratica sempre a stomaco vuoto- può essere preceduto da pochi asana, ossia da alcune posizioni utilizzate in particolare nell’Hatha Yoga per sciogliere le articolazioni e massaggiare gli organi interni. Quindi si è pronti per trovare la propria posizione di pratica, comoda e rilassante, mettendo il corpo al caldo sotto una coperta: il rilassamento, infatti, provoca un abbassamento della temperatura fisica. Infine è importante sapere che durante la pratica, che come detto sarà sempre guidata, è necessario: primo, cercare di non addormentarsi; secondo, tenere il corpo immobile; terzo, impegnarsi durante tutto il tempo a spostare la propria attenzione sulle zone del corpo e sulle immagini indicate e suggerite dall’insegnante. Senza scoraggiarsi per le infinite volte in cui la mente comincerà a pensare ad altro, a dopo, a prima, rimuginando, giudicando, confrontando e così via.

Primo passaggio della lezione

Individuazione del proprio “sankalpa”, parola sanscrita che significa “risoluzione”. Si ripeterà tre volte nella propria mente. Questa parola indica la propria direzione, ciò che si vuole seminare. È l’obiettivo prefissato della pratica. Il proposito deve attecchire al proprio inconscio come un seme piantato in un terreno fertile, capace di germogliare nella consapevolezza.

Secondo passaggio

Prevede la rotazione della coscienza e la consapevolezza del respiro. Qui è attivata una vera e propria azione di cura del proprio corpo fisico, grazie all’attenzione che viene man mano portata, seguendo la voce guida dell’insegnante, in parti specifiche del corpo favorendo un progressivo rilassamento muscolare, articolare e viscerale. In questa fase molti dolori possono esacerbarsi e risvegliarsi, grazie ad esempio alla presa di coscienza di contrazioni già presenti ma ignorate dal proprio cervello perché croniche. Queste tensioni riaffiorano per poi dissolversi.

Terzo passaggio

Con il terzo passaggio si verifica il risveglio di sensazioni ed emozioni. Qui solitamente sono evocate sensazioni ed emozioni opposte, come caldo-freddo o dolore-piacere per stimolare il nostro sistema nervoso  ad acquisire la capacità di “osservare” ciò che si prova senza identificarsi in esso.

Quarto passaggio

La visualizzazione guidata. Ora entriamo nel subconscio utilizzando il suo linguaggio, il sogno. Un sogno lucido però, ossia consapevole, e pregno della potente forza delle immagini, seminando ciò che desideriamo veder crescere, riformando e sostituendo vecchie intenzioni con nuove possibilità.

Quinto passaggio

L’innesto finale del Sankalpa e il risveglio. Prima del ritorno dalla pratica di  Yoga Nidra, prima che il corpo si muova nuovamente, il salkalpa piantato viene richiamato alla coscienza e nutrito, grazie a una nuova attenzione in questa fase. Il seme viene ora innaffiato e potrà germogliare.

 

trevaini50Silvia Trevaini

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