È la forma più semplice e allo stesso tempo rituale, suggestiva di cura. Capace di mantenere la propria essenza nelle varie culture e attraverso il tempo: dai fenici agli etruschi, dai greci ai romani, dagli arabi ai turchi, dai giapponesi ai finlandesi ai russi per tutti il bagno di vapore è un modo per accedere alla purificazione, alla guarigione anche alla connessione con il proprio sé più profondo.
Un rito universale
Surriscaldare il corpo per indurlo ad espellere le tossine accumulate stimola la circolazione sanguigna sia superficiale che profonda, accelera la frequenza dei battiti cardiaci, ne aumenta la forza, attiva il metabolismo e i meccanismi della regolazione termica. Tutto questo produce l’effetto di un grande movimento interno di energia e di liquidi simile, in qualche modo, a un intenso esercizio fisico. Ne traggono beneficio tutti i muscoli, gli organi e i tessuti, a cominciare dalla pelle.
Hammam, purificazione, relax e confidenze
Le donne arabe, ma anche gli uomini di qualsiasi età e ceto sociale, vanno all’hammam tutte le settimane. Al mattino presto, nel pomeriggio o a sera inoltrata è sempre aperto. Nato sui resti delle terme romane, il bagno turco, rigorosamente diviso tra uomini e donne, da subito è divnetato il fulcro della vita sociale delle donne musulmane, per alcune delle quali resta ancora una delle poche uscite autorizzate. Ci si va, oggi, come ieri, per incontrarsi, per scambiarsi pettegolezzi, per combinare matrimoni e per festeggiare tutte insieme i riti di passaggio della vita come il fidanzamento, il matrimonio, la nascita dei figli. È tra le mura spesse che la futura sposa si prepara alla prima notte di nozze. Le donne della famiglia la depilano con la helwa, un impasto di zucchero e limone, segue un bagno caldo di vapore e poi vengono applicate delle ricche maschere per il viso e per i capelli. A questo punto entra in scena l’hennana per decorare i piedi e le mani della sposa con l’erba del paradiso: l’henné. L’hammam ha saputo coniugare tradizione e modernità conquistando anche le donne europee che hanno ritrovato in queste oasi di relax e benessere, il piacere di dedicarsi del tempo e di prendersi cura del proprio corpo e della propria mente. Tra vasche e marmi decorati, la sosta inizia in una stanza tiepida per abituare l’organismo alla “stanza dell’inferno” buia, calda e intrisa di vapore, dove ci si cosparge con il sabun beldi, il sapone nero al’olio d’oliva che ammorbidisce e idrata la pelle. Il guanto ruvido, la kass, cancella le impurità e rende la pelle liscia e morbida. La maschera al ghazul, la terra vulcanica mischiata all’acqua di rosa e all’olio di argan rende i capelli setosi e brillanti. Irrinunciabile il massaggio a quattro mani .
Onsen il rito giapponese
Le onsen, le terme naturali giapponesi, sono la metà preferita dei giapponesi da oltre 4 secoli. Le più famose attingono le loro acque ricche di minerali nelle profondità delle montagne, sono immerse in paesaggi incantati, coperti di neve in inverno o si affacciano sull’oceano. Al coperto o all’aperto, municipali o in suntuosi ryokan, in pietra o in legno cipresso, le oltre 120 mila onsen rappresentano un viaggio fuori dal tempo dove il benessere e la cura del corpo passano attraverso la raffinata accoglienza giapponese. Solo alle terme i giapponesi riescono davvero a “spogliarsi” della loro proverbiale austerità e si lanciano in conversazioni con perfetti sconosciuti. Bisogna rispettare alcune regole. Le scarpe si lasciano all’ingresso, prima di entrare mettere i propri abiti all’interno di una cesta negli spogliatoi, non si possono indossare accappatoi e non ci si copre con asciugamani. È obbligatorio lavarsi prima di immergersi nelle vasche, con shampoo e bagnoschiuma, entrare in vasca insaponati è un errore imperdonabile, vietato l’ingresso ai tatuati.
Banja, la via russa al benessere
In Russia solo tre cose sono fondamentali tanto quanto la banja: Tolstoj, la vodka e la dacia. I russi hanno sempre utilizzato il bagno di vapore come trattamento d’igiene, cura e fonte di piacere. Le banja sono edifici di legno molto semplici, composti da tre stanze: lo spogliatoio, il bagno per lavarsi buttandosi addosso catini di acqua tiepida e la stanza del vapore ( parika) alla quale si accede solo quando la temperatura ha raggiunto i 93° Celsius. Per proteggere la testa dal calore s’indossano cappelli di feltro che si acquistano all’entrata insieme ai guanti di feltro e agli oli essenziali. Dopo il “primo sudore” ci si raffredda tuffanosi nel fiume o nel lago sul quale sorge la banja. D’inverno ci si rotola svestiti sulla neve o ci si immerge nelle acque gelide dei fori tagliati nel ghiaccio. Dopo il “secondo sudore”, per riattivare la circolazione ci si batte con un ramo fresco di betulla, eucalipto o quercia bagnato nell’acqua caldissima.
Temazcal
È una piccola struttura circolare in pietra o in mattoni di fango. È sempre stata fin dalle origini uno strumento terapeutico della medicina mesoamericana (del Messico, Guatemala e Belize). Racchiude tutti gli elementi della cosmologia Azteca: fuoco, acqua, terra e vento. Ancora oggi le guaritrici eseguono gli stessi gesti e le stesse prescrizioni orientando la costruzione della capanna secondo le antiche indicazioni mitologiche. Dopo aver esaminato il paziente la temazcalera, sceglie le erbe più adatte, decide i livelli di calore e di umidità ed entra nella capanna per dirigere il bagno, facendo spostare la persona nei gradini più bassi o più alti a seconda delle esigenze. Utilizza un ventaglio fatto di erbe per indirizzare il calore verso la parte del corpo che richiede attenzioni particolari. Può anche intervenire con massaggi mirati. Alla fine del bagno il paziente, avvolto in un lenzuolo, viene fatto stendere a riposare.
Silvia Trevaini
Videonews