La dieta ideale

La dieta ideale esiste? Probabilmente no, è più saggio affermare che esiste il mangiare sano. Curiosamente però, di diete ideali ne vengono proposte centinaia; stiamo parlando delle diete dei giornali femminili … “Ecco, ne è uscita un’altra…”. Le diete passano da una rivista all’altra e non esiste vaccino che sia in grado di bloccarle … Ormai si subiscono con rassegnazione, come gli oroscopi: tutti le leggono, ma pochi ci credono veramente. Non a caso gli esperti ne bocciano senza appello almeno il 90%, solo uno sparuto gruppo resiste fra quelle papabili di un’indagine seria: si può dire che per le persone sane non siano più di una dozzina i modelli alimentari che resistono allo scorrere del tempo. Per gli altri regimi alimentari, la vita media va dai 2-3 mesi ai 2-3 anni. La cosa curiosa è che i motivi del superamento di una dieta sono gli stessi per cui quella dieta non dovrebbe essere mai scelta; anzi più che di motivi si dovrebbe parlare di “motivo” perché, come vedremo, ci si riduce a un solo vero, grande problema.

Mangiare intuitivamente invece è un approccio che insegna come creare un rapporto sano con il cibo, la mente ed il corpo – in cui si diventa gli esperti del proprio corpo. Si imparano a distinguere sensazioni fisiche ed emotive e a contattare la saggezza del corpo. E’ inoltre un processo che aiuta a fare pace con il cibo, in modo da non avere più pensieri e preoccupazioni costanti riguardo ad esso. E’ sapere che la propria salute ed il proprio valore come persona non dipendono dall’aver mangiato un cibo che etichettato come “cattivo” o “ingrassante”. La premessa di base del mangiare intuitivo è imparare a sentire i propri segnali interni poiché ciascuno di noi è nato con la saggezza che serve per mangiare intuitivamente (pensiamo alla perfezione che c’è nei bambini i quali mangiano di più quando si muovono di più e meno se si muovono di meno regolandosi, senza saperlo, in maniera precisa, quasi alla caloria). Tutto ciò può sembrare semplice ma in realtà è piuttosto complesso.  Questo è il bello e il brutto dell’alimentazione: conoscere i cibi, ma anche conoscere sé stessi al fine di trovare la propria alimentazione, il proprio giusto mezzo e la propria salute. Tenuto conto che non bisogna confondere l’attenzione per l’alimentazione con l’“ossessione” per l’alimentazione, perché altrimenti ci sia crea stress controproducente! È il caso delle diete ipocaloriche: è meglio cambiare la propria alimentazione imparando ad ascoltare il proprio corpo e i propri segnali di fame-sazietà piuttosto che imporsi un’eccessiva restrizione calorica iper-stressante, che fa riguadagnare il doppio del peso perso una volta che si “sgarra”.

Ognuno insomma  deve diventare il medico di se stesso, ne parliamo insieme al nostro esperto di alimentazione fruttariana Giorgio Bogoni.

Ricondurre le proprie scelte alimentari all’innata saggezza del corpo è corretto e, al tempo stesso, affascinante. Purtroppo però l’industria alimentare ha sviluppato una gran quantità di sostanze per ingannare i nostri sensi e fidelizzarci, trasformandoci in consumatori che tornano a comprare gli stessi prodotti.

Per questo, mangiare semplicemente ciò di cui si ha voglia e fino a sazietà, ha portato ai risultati sotto gli occhi di tutti coloro che prestano attenzione al dilagare di obesità e diabete: i meccanismi naturali, che dovrebbero darci indicazioni circa cosa mangiare e in quale quantità, sono stati viziati dagli interessi del mercato.

Inoltre, la spinta consumistica di questa moderna società dell’ostentato benessere, ci invita a comportarci da ricchi e quindi a ricercare ciò che è più lavorato e sempre in maggiori quantità.

I condizionamenti chimici e psicologici rendono quindi davvero difficile mangiare in maniera intuitiva.

Di fatto, lo svezzamento è la prima forzatura, graduale e progressiva, nella direzione opposta ai segnali del corpo: il concetto di “introdurre nuovi alimenti” parte dal presupposto della necessità di una varietà alimentare di base, che personalmente non condivido.

Trovo invece interessante lo spontaneo allineamento dell’alimentazione al proprio Stile di Vita o, se preferite, al proprio modo di pensare: io ho optato per un’alimentazione quasi esclusivamente fruttariana come conseguenza del mio modo di vivere e sono anche certo che, inversamente, mangiando come me per un tempo sufficientemente lungo, si sviluppino le mie stesse caratteristiche comportamentali ed emozionali.

Riconosco che, agli occhi del profano, le restrizioni a cui mi sottopongo possano apparire ossessive, ma chi mi osserva dal di fuori non immagina il vero Piacere che provo nel mangiare a morsi una zucchina cruda – quando arriva sera ne sono attratto più che da una pastasciutta riccamente condita. Questo regime alimentare fa ormai parte di me, ma non per questo ritengo oggi debba essere appropriato anche per Voi.

Diversamente, ho notato che quando mi concedo pietanze al di fuori delle mie abitudini, finisco poi invariabilmente con il desiderarne altre ancora, queste davvero in maniera ossessiva.

Mangiare intuitivamente è quindi possibile nell’ambito del conseguimento di una sorta di stabilità, un allineamento tra come si vive e quello che si consuma abitualmente: l’intelligenza del corpo in questo caso funziona davvero bene, soprattutto se si è inizialmente prevista una fase di disintossicazione, fisica ed emozionale, per riattivare le capacità del corpo e “ritornare bambini”.

A questo punto ci si scopre medici di se stessi, nel senso che si avverte per tempo un eventuale scostamento dall’equilibrio raggiunto, prima che si manifesti la malattia: ogni comportamento, anche alimentare, si riconosce più o meno allineato a quello che si sa di essere e, di conseguenza, di decide se adottarlo o meno. Con Piacere e senza alcuno sforzo.

 

trevaini50Silvia Trevaini

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