Anziani e malnutrizione

La cosiddetta “terza età” è quella che più di tutti è soggetta a malnutrizione. In realtà ogni persona che non mangi in maniera adeguata ( troppo poco, ma anche troppo, oppure con cibi non bilanciati da cui derivino carenze nutrizionali) e che per questo motivo perda di salute, si indebolisca, si ammali, può e deve essere considerata malnutrita. Una fascia di età che per numerosi motivi e situazioni ha un elevato rischio di malnutrizione è quella della cosiddetta “terza età”; in questa epoca della vita di maggiore fragilità sono diversi i fattori che contribuiscono a generare questa condizione, la quale, come vedremo più avanti, a sua volta genere ulteriori guai. In termini assoluti, la dieta più frequente degli anziani italiani contiene poca verdura e frutta fresca, spesso un eccesso di insaccati e formaggi, un solo tipo di carne, pochissimo pesce, troppi condimenti e dolciumi.

Inoltre, nella terza età la dieta è monotona per abitudini, preferenze di gusto, difficoltà nel fare la spesa e nel preparare pietanze sempre diverse. C’è poi da considerare l’inappetenza, spesso anche legata a fenomeni di solitudine: aspetto tutt’altro che secondario, perché spesso l’isolamento psico-sociale e la depressione condizionano negativamente le abitudini alimentari, portando l’anziano a mangiare in maniera scorretta e non soddisfacente. Oppure, all’opposto, l’anziano segue una dieta ipocalorica proprio come compensazione di una condizione che psicologicamente non lo soddisfa: cercare la gratificazione negli alimenti dolci è un comportamento comune, che diventa ancora più frequente nella terza età e può favorire ad esempio la comparsa del diabete.

Nel caso di un anziano “pesante” si fa fatica a muoversi, ha maggior dispnea (fatica a respirare) camminando e facendo le scale, rischia più facilmente di perdere l’equilibrio e cadere, sovraccarica l’apparato osteoarticolare ( già compromesso dalla fisiologica artrosi), peggiora tutte le patologie cardiovascolari e metaboliche ( diabete, ipertensione, cardiopatie…) già presenti  o rischia di contrarne di nuove. Ci interessa di focalizzare due condizioni fortemente responsabili di questo stato: la ridotta attività fisica e un consumo eccessivo o troppo ricco di nutrienti sbilanciati (carboidrati raffinati e zuccheri). L’attività fisica, si sa, è un indispensabile strumento di salute a tutte le età e lo sostengono migliaia di lavori scientifici. Rispetto alla dieta sbilanciata, oltre al puro eccesso di cibo ( come tale meno frequente nell’anziano) incide sull’aumento ponderale soprattutto il consumo di alimenti sbilanciati, che possiamo identificare così: 1) farine raffinate, sotto forma di pasta, pane e prodotti da forno confezionati. 2) bevande zuccherate e dolci, soprattutto biscotti, cioccolatini e caramelline, gelati industriali (particolarmente graditi in quanto di poco costo e facile conservazione nel freezer di casa). 3) grassi di scarsa qualità, in particolare le margarine (ancora molto utilizzate dagli anziani).

Nella situazione opposta al sovrappeso e obesità troviamo l’iponutrizione che, insieme alla sarcopenia, è altrettanto pericolosa e fonte di gravi patologie. Le cause responsabili possono essere diverse: un ridotto introito, un alterato metabolismo causato da malattie, aumentate perdite per malassorbimento o diarree ricorrenti, l’aumentato fabbisogno presente in situazioni di pluripatologie, piaghe da decubito e interventi chirurgici. Senza addentrarci troppo in questioni di tipo tecnico, è assolutamente importante tener presente che la condizione di iponutrizione porta a molte e gravi conseguenze che impattano sulla salute e la qualità di vita: riduzione della resistenza all’attività fisica e maggior dipendenza nelle attività di vita quotidiana; aumento dei dolori articolari e del rischio di cadute e lesioni da cadute, nonché di edemi e rischio di ulcere; aumento del tempo di degenza ospedaliera e incremento del rischio di istituzionalizzazione. Come fare per evitare queste situazioni? Per l’anziano la dieta deve essere, innanzitutto il più possibile varia e completa; in essa devono essere presenti molti vegetali, sotto forma di zuppe, passati di verdure, contorni con verdure crude tenere (facilmente masticabili) e macedonie di frutta (senza zucchero aggiunto). I carboidrati devono essere integrali, per assicurare un buon apporto di fibre (indispensabili all’intestino) e un elevato valore nutrizionale. A proposito delle proteine, è importante ricordare che le tabelle nutrizionali specifiche raccomandano per la terza età un consumo giornaliero di almeno 1,1gr per kg di peso corporeo, ma in condizioni di malattie acute o croniche gravi la quantità necessaria sale a 1,2-1,5 gr. Per soddisfare questi quantitativi, tradotto in termini pratici, un anziano deve assolutamente mangiare proteine ad ogni pasto, meglio se di elevato potere biologico ( quali uova, carne, pesce, latticini); ove non sia possibile utilizzare questa via, è assolutamente importante integrare con proteine in polvere ( in commercio sono reperibili ottime marche di integratori).

 

trevaini50Silvia Trevaini

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