Le note che curano

Già nel pancione i bambini hanno la capacità di riconoscere il linguaggio musicale e la voce materna. L’udito è infatti uno dei primi sensi a svilupparsi e già al sesto/settimo mese di gravidanza il feto è in grado di accogliere le percezioni sonore. Il canto nei primi mesi di vita incrementa e migliora la qualità della relazione tra il bebè ed i suoi genitori. Ascoltando la voce dell’adulto i tempi di attenzione del lattante aumentano ed è più semplice instaurare con lui un contatto. Gli antichi li dicevano e la scienza lo conferma . La musica ha ricadute dirette sull’organismo e già nei primi mesi di vita. Mentre si ascolta musica o si suona uno strumento, tutto il corpo è coinvolto nel processo e subisce modificazioni a livello fisico e psicologico e gli studi degli ultimi 100 anni hanno mostrato un’accelerazione dei processi di guarigione.

Ecco che allora diviene importante definire cosa intendiamo per musicoterapia con una definizione accettata e condivisa da tutti coloro che operano in questo campo:

La musicoterapia è l’uso della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia) in un processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l’apprendimento, la motricità, l’espressione, l’organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive. Essa mira a sviluppare le funzioni potenziali e/o residue dell’individuo in modo tale che questi possa meglio realizzare l’integrazione intra- e inter-personale e di conseguenza migliorare la qualità della vita grazie a un processo preventivo, riabilitativo o terapeutico. La musicoterapia, essendo a tutti gli effetti un trattamento di tipo educativo e riabilitativo, comporta che la sua definizione sia un importante strumento per chi entra in contatto con essa.

Ma vediamo tutte le applicazioni di questa preziosa disciplina e in quali casi specifici può portare davvero a una guarigione più veloce ed efficace.

  • Negli ospedali fare musicoterapia significa intraprendere un percorso con un professionista che abbia obiettivi a lungo termine tra cui quello di migliorare la qualità della vita dell’ammalato. Si tratta di individuare le aree di deficit, intervenendo per stimolarle o potenziarle attraverso l’utilizzo di tecniche musicali relazionali, differenti da persona a persona. La tensione che si prova prima di un’operazione è associata a un aumento della pressione sanguigna e ad altri cambiamenti che possono avere un effetto negativo sulla persona. La seduta di musicoterapia non solo riduce questo tipo di stress, ma potenzia positivamente gli effetti dei farmaci.

 

  • Bambini o adolescenti colpiti da disturbi del neurosviluppo, come autismo, iperattività o disturbi cognitivi possono migliorare molto la loro qualità di vita. Muoversi a ritmo di musica, imparare a far funzionare uno strumento musicale, anche in maniera elementare, migliora la comunicazione, le competenze sociali, l’autostima, la depressione e anche le relazioni sociali.

 

  • Il movimento a ritmo di musica, specie nel post- operatorio e nella riabilitazione post traumatica da ictus o da incidente, incide sulla plasticità neuronale, che viene stimolata in maniera più profonda. La riduzione dell’ansia durante la rieducazione fa si che le persone si concentrino maggiormente sul suono e sullo strumento, migliorando la prestazione fisica. Si ha più forza nei muscoli e si riesce a camminare e a muoversi meglio.

 

  • Per l’alzheimer o la demenza senile. Ricordare le parole di una canzone o le note di uno spartito stimola la memoria, previene e rallenta il decadimento cognitivo. Questo impegno aiuta i circuiti neuronali, che altrimenti si atrofizzerebbero, e lo fa in modo divertente e stimolante.

 

  • Nel caso di un tumore si lavora sulla capacità di riuscire a esprimere le emozioni, usando la voce o le note. Il percorso aiuta a uscire dal tunnel della malattia, ritrovando il piacere di muoversi a ritmo di musica, di ascoltare la propria voce, ma anche di toccare uno strumento musicale e di farlo vibrare e suonare.

 

  • Anche chi non è in grado di suonare uno strumento musicale può provare la gioia di partecipare in maniera elementare, ma attiva, a un brano, Seguire il ritmo, vibrando un colpo in un preciso momento ed essere partecipi durante l’ascolto della musica apporta benefici all’umore e al comportamento.

 

  • In caso di balbuzie, ma anche difficoltà di pronuncia o articolazione delle parole, la musica può agire in maniera risolutiva. Suonare uno strumento a fiato aiuta a rieducare la postura linguale, migliorando le funzioni orali: respirazione, suzione, masticazione e deglutizione adatte all’età e articolazione verbale fonatoria.

 

Ascoltare una musica che stimola sensazioni positive migliora l’umore e ha un effetto benefico sul corpo, perché aumenta le naturali difese dell’organismo. Per questo, nei reparti di trapianto di midollo, la musicoterapia sta avendo larga applicazione.

 

trevaini50Silvia Trevaini

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