Non parlare dei fatti tuoi e dei tuoi progetti ad altri

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“Mi piace chi sceglie con cura. le parole da non dire”, ci insegna la straordinaria Alda Merini.

Si parla tanto della necessità di una maggiore tutela della privacy, e poi spesso siamo proprio noi a infrangere la nostra sfera privata. Non si tratta di logorrea ma del “parlare troppo di sé”, in ogni occasione, tipico di persone che proprio non ce la fanno ad arginare il bisogno di far sapere all’altro, chiunque sia, qualcosa della propria vita. Sono tante le persone che non riescono ad arginare il fiume di parole che scorre dentro. Ad offrire informazioni non richieste, a svelare dettagli su questioni importanti e delicate. A contendere quindi una fiducia che ben pochi meritano. E soprattutto non raccontare troppo di te agli altri per non scatenare invidie e frustrazioni. Non tutti sono ben disposti verso il successo altrui. Non tutti sono pronti a gioire per la felicità dell’altro, per i traguardi raggiunti. In qualche occasione può capitare che dopo avere confessato qualcosa di molto privato ad una persona non molto intima ci si sente svuotati, scoperti, quasi a disagio, oppure dopo aver raccontato troppo di sé si è costretti a subire numerose critiche che a volte diventano pesanti da sopportare. Se prima di parlare avessimo presente che quando comunichiamo emettiamo giudizi e opinioni che rivelano i tratti più profondi della nostra personalità, e che finiscono per giudicare noi stessi, probabilmente non permetteremmo alla nostra lingua di correre più veloce dei nostri pensieri. Vediamo di capire quanto sia importante cosa comunichiamo agli altri, ne parliamo con il Dott Francesco Catona, psicologo e psicoterapeuta, laureato presso l’Università di Firenze e specializzato presso l’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica di Milano.

Dott. Francesco Catona

Cosa succede quando raccontiamo fatti personali agli altri?

Rischiamo di rompere il delicatissimo equilibrio interiore costituito da idee, immagini, sensazioni, ricordi e progetti. L’interiorità di ognuno di noi è dinamica e in continuo mutamento, invece quando parliamo con gli altri, le parole tendono a creare una realtà immutabile che può offrire all’interlocutore e a noi stessi una visione statica di un’esperienza che ci blocca nel procedere in definizioni, pregiudizi e idee riduttive. Inoltre i nostri fatti personali, non possono essere compresi fino in fondo dalle persone che ci circondano perché ogni individuo possiede una natura originale e ciò che può essere sano per uno potrebbe risultare un errore per l’altro. Non solo, in determinate circostanze di fragilità i consigli che riceviamo potrebbero influenzarci negativamente facendoci percorrere strade sbagliate.

Perché si fa fatica a non parlare e ancor di più ad ascoltare?

Perché non ci fidiamo di noi stessi, di quella saggezza che arriva dal silenzio, di quel sapere profondo che sa guidarci nelle diverse circostanze della vita. Parlare con gli altri dei nostri problemi ci dà l’illusione di essere “giusti” in un mondo sbagliato, ci affezioniamo alle lamentele, senza sapere che le frasi che esprimiamo possono diventare identità. Gli antichi studiosi della natura umana paragonavano le parole ai semi. Quando un contadino semina il suo terreno fa molta attenzione alla scelta dei chicchi, non può sbagliare. Noi invece parliamo senza valutare ciò che diciamo e raccogliamo in questo modo i frutti amari di una comunicazione sbagliata. Inoltre, tendenzialmente, non ascoltiamo gli altri, anche quando potrebbero darci buoni suggerimenti. Questo accade perchè non sappiamo vivere le sfumature, ci affezioniamo ad uno stile di vita unilaterale che non permette intrusioni. Purtroppo, il più delle volte, un eccesso di presunzione ci porta a commettere errori che avremmo potuto evitare con un sano confronto.

Come scegliere le persone alle quali fare le proprie confidenze?

Ci sono pochissime persone con cui ci si può confidare senza la paura di esporsi troppo. Le riconosciamo perché le sentiamo vibrare sulla nostra stessa linea d’onda, percepiamo una vicinanza di vedute, la loro presenza ci riempie di gioia e leggerezza. Sono dei veri e propri mentori che riescono a vedere ciò che i nostri occhi non colgono. Purtroppo, non è facile trovarli ed è raro potersi confidare senza esporsi a critiche e a volte alla divulgazione delle nostre confidenze. Quindi attenzione e prudenza.

 Come mai quando si rende pubblico un proprio progetto poi non si realizza?

Ritornando alla metafora del contadino e del seme, ci accorgiamo che una pianta attecchisce quando le sue radici sono nascoste nel buio della terra. È proprio il segreto, il silenzio a permettere la sua crescita e fioritura. Questa legge di natura vale anche per noi. Se ogni volta che abbiamo un progetto in mente lo divulghiamo prima di averlo avviato, togliamo forza all’idea. Questo accade perchè la creatività nasce nel buio del nostro essere da dove emergono immagini, idee e visioni. Quando invece entra la luce tutto ciò svanisce. Il pensiero collettivo del mondo esterno prevale sull’idea originale che era nata dentro di noi spontaneamente. Per questo motivo molti progetti naufragano non appena ne parliamo. Viene tolta quella forza che li ha animati e che li avrebbe alimentati fino alla loro completa realizzazione.

 

trevaini50Silvia Trevaini

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