Dottoressa, perché fare un intervento di gengivoplastica, in quali casi è consigliato?
Essendo la gengivoplastica un intervento chirurgico che va a modificare forma ed andamento della “linea rosa” che vediamo intorno ai denti, essa può risultare consigliabile, ad esempio, nei casi di asimmetria gengivale. Proviamo ad immaginare una gengiva che tenda a “coprire”, a nascondere in modo eccessivo un dente (es. incisivo centrale superiore di destra più “coperto” rispetto al suo vicino incisivo centrale di sinistra, oppure canino superiore di destra più coperto rispetto a quello superiore di sinistra): tale condizione farà sembrare questo dente più piccolo e magari distorto rispetto all’altro, essendo mascherato dalla gengiva sovrastante, e ciò potrebbe comportare un problema di tipo estetico per il paziente. Andando a “scoprire” questo dente, disegnando chirurgicamente un nuovo profilo gengivale, avremo un effetto di “apertura” del sorriso e di maggior simmetria ed armonia dei denti. La gengivoplastica può essere inoltre applicata nei casi di “sorriso gengivale” (detto anche “gummy smile”): si tratta di una condizione, non patologica, in cui il paziente quando sorride espone, oltre ai denti, anche una “banda” di tessuto gengivale di altezza più accentuata rispetto a quanto siamo abituati a vedere nella maggioranza dei casi. In tale condizione le cause sono molteplici denti di piccole dimensioni o molto usurati, muscolo elevatore del labbro superiore particolarmente sviluppato, eccessiva crescita ossea del mascellare superiore. L’approccio terapeutico può dunque essere multidisciplinare, e, per quanto riguarda il tessuto gengivale, eseguirne una plastica chirurgica che vada a “scoprire” maggiormente i denti, fa sí che sorridendo si noti visivamente di più l’esposizione del bianco dei denti rispetto a quella del rosa della gengiva.
Come si svolge l’intervento?
La gengivoplastica si svolge in semplice anestesia locale come la maggior parte degli interventi di chirurgia orale. Ha una durata media che è variabile in base alla complessità del caso e all’estensione della porzione gengivale che deve essere coinvolta dalla chirurgia. Tramite strumentazione composta da bisturi e talvolta anche laser si procede al rimodellamento del profilo gengivale. A seguire, in alcuni casi viene apposto un impacco chirurgico sulla parte trattata, da rimuovere poi al controllo successivo (circa una settimana dopo). Dopo l’intervento è consigliabile assumere una comune terapia antinfiammatoria e, sulla base del caso specifico, il medico fornirà tutte le istruzioni su eventuali altri farmaci da assumere, presidi da utilizzare e su come eseguire adeguatamente le manovre di igiene dentale e gengivale. Nei primi giorni post – intervento è consigliabile alimentarsi con cibi morbidi, cremosi, mai troppo caldi ed evitare di fumare.
A cosa serve invece la gengivectomia?
La gengivectomia è un intervento di chirurgia orale che è utile attuare in tutti i casi in cui sia necessario rimuovere una parte del tessuto gengivale. Questo può accadere, ad esempio, nel caso in cui una carie si sia leggermente approfondita al di sotto della gengiva o qualora della gengiva/mucosa si sia sviluppata all’interno della cavità di una carie: una piccola parte di tale tessuto viene asportata per consentire l’accesso alla carie e la sua rimozione adeguata e per esporre al di fuori della gengiva il margine del dente su cui fare adesione per eseguire l’otturazione. La gengivectomia può essere inoltre utile nel contesto della progettazione di una riabilitazione protesica, per la quale può essere conveniente asportare del tessuto per dare “spazio” alla protesi. Questo intervento viene poi applicato nei casi di proliferazione eccessiva della gengiva, che costituisce una condizione causata da svariate cause, tra cui: problemi infiammatori con ripercussioni su denti e tessuti molli (es. malattia parodontale), assunzione di particolari categorie di farmaci, stato di gravidanza.
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