Scoliosi, come e quando intervenire

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Colpisce soprattutto durante gli anni della crescita ma può insorgere anche in età adulta. Si prevede anzi che saranno sempre di più le persone over 60 a dover fare i conti con questo problema. Stiamo parlando della scoliosi, che si definisce come una deformazione tridimensionale della colonna vertebrale. Non va quindi confusa con l’atteggiamento scoliotico: quest’ultimo, infatti, non è altro che una postura errata e, a differenza della patologia vera e propria, non va incontro a un’evoluzione. La scoliosi riguarda in sette casi su dieci il sesso femminile e colpisce circa il 3% della popolazione. Oltre l’80% delle scoliosi viene diagnosticato durante l’adolescenza.Perché insorge la scoliosi
La scoliosi risulta idiopatica, ovvero priva di una causa precisa, in una percentuale piuttosto alta di casi: circa l’80%. Essa può svilupparsi in ogni fase della crescita, ma in particolare durante l’adolescenza. Studi recenti sembrano sostenere l’ipotesi che questo tipo di scoliosi abbia una base genetica. Trattandosi del risultato di uno squilibrio tra lo sviluppo dello scheletro e quello dei muscoli, essa insorge nei momenti della vita in cui la maturazione ossea è rilevante (picchi di crescita). Tra i falsi miti riguardanti la scoliosi idiopatica, che è una patologia progressiva e tende e a non guarire spontaneamente, c’è la cattiva influenza della postura, che non ha invece alcun tipo di ruolo nel suo sviluppo. Altrettanto importante è sottolineare che lo sport non incide in alcun modo sulla sua evoluzione e non può quindi essere considerato un trattamento adeguato. La restante percentuale di casi comprende scoliosi congenita, quindi già presente fin dalla nascita del paziente, oppure acquisita. Questa deformazione può essere infatti il risultato di alcuni eventi specifici: la scoliosi può avere fra le cause traumi del rachide, infezioni, artrite o anche tumori e patologie complesse come neurofibromatosi, spina bifida, sindrome di Marfan, distrofia muscolare di Duchenne, paralisi cerebrale infantile, ecc. Le scoliosi derivanti da queste cause sono le più serie, con un elevato rischio di aggravamento.

Come si diagnostica la scoliosi
Per valutare la presenza della scoliosi esiste il test di Adams, che viene spesso effettuato anche nelle scuole, come screening generale. Si chiede al ragazzo, senza maglietta e a piedi scalzi, di piegare il busto lentamente in avanti, tenendo le ginocchia dritte chinando prima la testa e poi a seguire il resto del tronco, tenendo le braccia rilassate con le dita intrecciate. In questa posizione si può mettere in evidenza l’eventuale presenza di gibbo, ovvero una prominenza del tronco, a destra o a sinistra della colonna vertebrale. Il gibbo è l’elemento più determinante che fa insospettire rispetto alla presenza di una scoliosi. Altre anomalie da osservare, in generale, sono asimmetrie delle spalle (se una è più alta dell’altra), delle scapole (se una più o più sporgente dell’altra oppure se sono entrambe troppo sporgenti) e dei fianchi. Se l’entità del gibbo è superiore a 5 gradi bisogna ricorrere a una visita specialistica; se invece è inferiore non è il caso di allarmarsi, perché una leggera curvatura può rientrare in una certa fisiologia. A meno che non ci sia familiarità per questa patologia oppure asimmetrie persistenti: in tal caso bisogna tenere d’occhio la situazione.

Il trattamento fisioterapico
In genere, la prima opzione per affrontare la scoliosi idiopatica è il trattamento fisioterapico, che si svolge individualmente con la guida di un fisioterapista specializzato. Il programma stabilito prevede inoltre anche alcuni esercizi che il paziente potrà eseguire in autonomia a casa. La fisioterapia per scoliosi può avere come obiettivi la rieducazione posturale, la coscientizzazione della respirazione, l’autocorrezione, il controllo della propriocezione (ovvero della percezione del proprio corpo), la correzione dell’assetto sul piano sagittale. In combinazione con gli esercizi, il paziente può indossare un corsetto rigido o semirigido, che limita la scoliosi nel suo percorso progressivo. L’utilizzo di questo strumento, costruito e personalizzato da un tecnico ortopedico, è sempre basato sulle indicazioni del medico, che ne stabilirà i termini sulla base delle esigenze del singolo paziente. Se però la diagnosi ha rivelato un alto livello di rischio evolutivo e la patologia è congenita o secondaria, ci si deve affidare al chirurgo ortopedico vertebrale per la valutazione di un’operazione per trattare la scoliosi.

L’operazione per la scoliosi
Gli interventi per la scoliosi possono essere eseguiti anche in età molto precoce, fin dai 2 anni per i pazienti che manifestino una deformazione particolarmente aggressiva. Il fine di un’operazione alla colonna vertebrale per la scoliosi è quello di fermare il peggioramento della curvatura, andando a correggere la deformazione e la rotazione dei corpi vertebrali. In questi casi, è indicata l’artrodesi vertebrale dorsale, in particolare per via posteriore, quindi con un’incisione nella zona centrale della schiena. Con questa procedura chirurgica, da eseguire in anestesia totale, è possibile fondere le ossa della colonna vertebrale, impedendone il movimento. L’operazione prevede l’utilizzo di impianti in titanio o acciaio, ma sono disponibili anche impianti non metallici. Per saldare ulteriormente la fusione, il chirurgo può anche ricorrere a un innesto osseo, prelevato da un osso del paziente o di un donatore oppure di origine sintetica. È stato studiato anche un intervento per la scoliosi mininvasivo, con incisioni più piccole e tempi ridotti, che permette al paziente di tornare a camminare nel giro di pochi giorni e lasciare l’ospedale dopo una settimana. È da sottolineare che, quando si tratta di interventi per la scoliosi, il rischio più temuto è il danno neurologico.

In età adulta
Chi ha avuto la scoliosi da ragazzo può peggiorare da adulto: due momenti particolarmente critici sono la gravidanza, la menopausa e l’età superiore ai 60 anni. In questi casi si interviene con fisioterapia e/o corsetto, quest’ultimo prescritto se la scoliosi è dolorosa. Si tratta di terapie che non hanno scopo correttivo ma servono a evitare o rallentare il peggioramento. Esiste poi la scoliosi de novo: ovvero quando la patologia insorge in colonne che non avevano sofferto precedentemente di deformazioni. È il tipo di scoliosi più frequente in assoluto. La causa risiede nella degenerazione e nell’invecchiamento dei dischi e delle articolazioni intervertebrali. Accade così che in una schiena prima dritta si forma nel giro di brevissimo tempo una curva che sbilancia la persona. Una volta accertata la presenza di questa patologia da un medico specialista e in presenza di dolori e difficoltà motorie, bisogna subito rivolgersi a un fisioterapista esperto in questo campo. Gli esercizi sono infatti fondamentali per evitare che la situazione peggiori.

 

trevaini50Silvia Trevaini

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