Chirurgia per piedi perfetti

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Le cause

L’uso eccessivo di scarpe col tacco è innegabilmente uno dei fattori meccanici che contribuiscono allo sviluppo dell’alluce valgo. Ciò è particolarmente vero quando i tacchi raggiungono altezze estreme, superando la soglia dei 4,5 cm. Di conseguenza, il peso del corpo si sposta gradualmente verso la parte anteriore del piede, provocando la deformazione dell’alluce. Stiamo parlando di uno spostamento graduale e continuo dell’alluce dalla linea centrale del piede, che provoca un notevole rigonfiamento nell’articolazione in cui si trova il primo metatarso. Questa condizione può essere piuttosto fastidiosa, poiché provoca sensazioni di dolore, infiammazione, formicolio, gonfiore e persino una sensazione di bruciore, in particolare quando si svolge un’intensa attività fisica durante il giorno. Il costante sfregamento della punta sporgente contro l’interno della scarpa aggrava questi sintomi. Man mano che, il disturbo progredisce, può colpire anche il dito adiacente e, successivamente, gli altri, provocandone la sovrapposizione o l’arricciamento, il che a sua volta può avere effetti negativi sulla postura e sul modo in cui si cammina. È importante notare che l’alluce valgo non è semplicemente un problema estetico; piuttosto, può evolversi in una condizione potenzialmente dolorosa a lungo termine, influenzando notevolmente le attività quotidiane.

Ci sono molteplici fattori che contribuiscono allo sviluppo dell’alluce valgo, oltre alla predisposizione individuale. Sebbene l’alluce valgo non sia geneticamente trasmissibile, non è raro che più membri della stessa famiglia soffrano di questa condizione. Un altro fattore che gioca un ruolo importante è l’associazione con un piede pronato, comunemente chiamato “piede piatto”, che aumenta la probabilità di sviluppare l’alluce valgo. Il piede piatto è una condizione patologica che può non presentare sintomi specifici, ma comporta che il tallone sia inclinato verso l’esterno e la parte anteriore del piede sporgente verso l’interno quando si sta in posizione eretta. Infine, l’uso di scarpe a punta stretta, spesso preferite dalle donne, può contribuire alla compressione dell’avampiede e facilitare ulteriormente lo sviluppo dell’alluce valgo.

La diagnosi

Un esame fisico completo è essenziale affinché il medico possa diagnosticare con precisione l’alluce valgo. Durante la visita lo specialista effettuerà diversi esami per valutare la mobilità e la flessibilità dell’alluce. Per determinare la gravità della condizione o identificare eventuali altre potenziali patologie associate, verrà eseguita una radiografia mentre il paziente è in carico e nelle due proiezioni standard. Se dall’esame clinico si sospettano ulteriori patologie, come neuroma di Morton, malformazioni congenite, o condizioni sottostanti in caso di alluce valgo secondario, può essere necessario un esame TC o Risonanza Magnetica. Questi test di imaging aggiuntivi sono cruciali per determinare le opzioni di trattamento chirurgico appropriate o per modificare la priorità del trattamento.

Il trattamento conservativo

Possono essere adottati alcuni accorgimenti per alleviare la sintomatologia a carico del piede, che non sono comunque in grado di curare la deformità: evitare le attività che costringono a stare in piedi per lunghi periodi di tempo; utilizzare calzature adeguate: la scarpa migliore da indossare riprende la forma naturale dell’arco plantare. Il tacco non dovrebbe superare i 4-5 cm., perché i tacchi eccessivamente alti costringono il piede ad una posizione innaturale; plantari: consentono di evitare un sovraccarico della parte anteriore del piede e aiutano a minimizzare la sintomatologia dolorosa; trattamenti fisioterapici per ridurre i sintomi e attenuare il dolore; farmaci: possono essere indicati per ridurre il dolore e l’infiammazione. se i sintomi sono gravi ed i trattamenti alternativi non sono efficaci, la soluzione è il trattamento chirurgico.

L’intervento

Negli ultimi anni il trattamento chirurgico dell’alluce valgo è cambiato e punta su interventi mininvasivi per via percutanea, con piccoli tagli nella cute, pari a tre millimetri, dove vengono utilizzati micro-strumenti per tagliare l’osso e raddrizzarlo. Prima dell’operazione, il paziente deve sottoporsi ad analisi del sangue, elettrocardiogramma e radiografia del piede. La tecnica chirurgica percutanea prevede due metodiche. Una utilizza chiodi o viti inseriti nel dito, che operano una stabilizzazione meccanica dell’alluce. Nell’altra, ancora più soft, il raddrizzamento viene mantenuto con bendaggi correttivi. I vantaggi sono un minore traumatismo a carico di tessuti e pelle, un minore rischio di infezioni, un postoperatorio più rapido. Eseguiti in regime di day hospital o con una notte di degenza, sono rimborsabili dal Servizio Sanitario Nazionale. Dopo l’operazione il piede viene avvolto in un bendaggio funzionale per permettere all’osso di rinsaldarsi e si indossa uno scarponcino rigido per un mese. Il paziente può camminare subito dopo l’intervento e dopo i primi 30 giorni, può iniziare a cambiare calzatura e tornare, poco alla volta, a riprendere le attività quotidiane.

Le scarpe ortopediche

Fino a pochi anni fa non c’era molta scelta. L’obbligo era di acquistare scarpe ortopediche, rinunciando a qualsiasi velleità estetica, con scelta di modelli dall’aspetto molto poco attraente. Oggi, fortunatamente, le scarpe ortopediche vengono studiate dando la giusta importanza anche all’aspetto estetico. Di conseguenza è possibile trovare modelli validi per il benessere del piede senza rinunciare alla moda e alla femminilità. Allo stesso modo, oggi ci sono sul mercato scarpe comode, non strettamente ortopediche, che tengono conto della salute del piede e di eventuali problemi. A seconda della gravità del vostro difetto, potrete dunque scegliere in piena serenità che tipo di scarpe acquistare.

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Silvia Trevaini

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