Ottobre è il mese della sensibilizzazione sul cancro al seno, un periodo dedicato a promuovere la prevenzione di questa malattia molto diffusa tra le donne. Costituisce un’occasione significativa per sottolineare l’importanza della diagnosi precoce e incoraggiare l’adozione di misure preventive che possano garantire la salute femminile. Come ogni anno, in Italia vengono organizzate numerose sessioni informative con specialisti, volte a fare luce sulle misure preventive e sui progressi nelle opzioni terapeutiche. Inoltre, le donne sono invitate a sfruttare le opportunità di consultazioni specialistiche e screening gratuiti, con l’obiettivo di migliorare il loro benessere generale.
Chi è a rischio
Esistono numerosi fattori che possono aumentare il rischio di sviluppare il cancro al seno, alcuni dei quali possono essere modificati per ridurre il rischio, mentre altri non possono essere controllati. Un fattore non modificabile è l’età, poiché le probabilità di contrarre il cancro al seno aumentano con il passare degli anni. La maggior parte dei casi di cancro al seno si verifica infatti nelle donne di età superiore ai 50 anni, in particolare quelle con una storia familiare o personale di cancro al seno. La storia familiare è particolarmente significativa, poiché circa il 5-7% dei tumori al seno sono ereditari e causati da specifiche mutazioni genetiche tramandate dai genitori. I geni più noti e studiati associati al cancro al seno ereditario sono BRCA1 e BRCA2, che rappresentano circa la metà di tutti i casi ereditari. Gli ormoni svolgono un ruolo significativo nel rischio di cancro al seno e possono essere parzialmente modificati. Fattori come l’inizio precoce delle mestruazioni (prima dei 12 anni), la menopausa tardiva (dopo i 55 anni) e la mancanza di gravidanze aumentano leggermente il rischio. Anche alcune forme di contraccezione ormonale, come la pillola, e le terapie ormonali utilizzate durante la menopausa per alleviare i sintomi possono contribuire ad aumentare il rischio. Inoltre, molti fattori di rischio modificabili sono legati alle scelte di vita. Il sovrappeso o l’obesità, spesso dovuti a una dieta ricca di grassi e zuccheri e povera di frutta e verdura, così come il consumo eccessivo di alcol, sono tra i principali fattori che contribuiscono all’aumento del rischio. D’altra parte, l’allattamento al seno è stato dimostrato essere un fattore protettivo contro il cancro al seno.
Screening personalizzati
Data la combinazione della predisposizione genetica e la tendenza delle donne ad avere figli in età più avanzata, il numero di donne sotto i 45 anni affette da cancro al seno potrebbe essere in aumento. Sarebbe utile rivalutare le linee guida per lo screening, determinando l’età alla quale i test di routine dovrebbero iniziare a rilevare lesioni in stadio precoce. La diagnosi precoce è cruciale per migliorare le possibilità di guarigione, soprattutto quando i tumori sono ancora di piccole dimensioni. La vigilanza dovrebbe essere rafforzata, in particolare per le giovani donne appartenenti a categorie più a rischio. Dovrebbero essere presi in considerazione una valutazione approfondita della storia familiare e un piano di screening personalizzato, insieme a test genomici ampliati per le persone ad alto rischio. Chi ha una storia familiare di cancro, una madre che ha avuto un tumore al seno in età giovanile o parenti maschi affetti da cancro al seno, dovrebbe consultare uno specialista per determinare l’impatto della storia familiare e adattare di conseguenza un programma di screening.
Gli esami da fissare in agenda
A partire dai trent’anni, si consiglia di effettuare una visita annuale dal senologo e di sottoporsi anche a un’ecografia, particolarmente efficace per l’esame dei seni più giovani. Una volta raggiunti i 40 anni, diventa opportuno eseguire la prima mammografia. La mammografia è utile per i seni più anziani, che contengono più tessuto adiposo, poiché questo tessuto è trasparente ai raggi X. La mammografia può rivelare noduli o microcalcificazioni che potrebbero indicare le prime fasi della crescita tumorale. Per le donne di età compresa tra 50 e 69 anni, l’ASL invia solitamente un invito ogni due anni per una mammografia gratuita. Tuttavia, per le donne considerate a rischio più elevato, la frequenza degli screening può essere aumentata. Alcune regioni, accogliendo le indicazioni della comunità scientifica, hanno abbassato l’età richiesta per gli screening gratuiti a 45 anni ed esteso il limite massimo a 74 anni. È fondamentale aderire a questi inviti, poiché può potenzialmente salvare vite umane.
Supporto psicologico nella prevenzione del cancro al seno
La prevenzione del cancro al seno non riguarda solo l’adozione di misure fisiche, come lo screening regolare e una dieta sana, ma anche il mantenimento di una salute mentale equilibrata. Affrontare il rischio di una malattia così temuta può generare ansia, stress e altre difficoltà emotive. Il supporto psicologico diventa quindi un alleato fondamentale per gestire le preoccupazioni e promuovere una mentalità proattiva nella prevenzione.
1. Gestione dell’ansia legata alla prevenzione: la consapevolezza dei rischi e l’impegno in pratiche preventive, come lo screening regolare, possono indurre un senso di ansia in molte donne. La paura di scoprire un tumore o l’ansia per i risultati degli esami sono comuni e possono diventare paralizzanti. La gestione dell’ansia attraverso tecniche di rilassamento, mindfulness e meditazione può aiutare a mantenere la calma e a ridurre il carico emotivo. Queste pratiche insegnano a concentrarsi sul presente e a non lasciarsi sopraffare dalle paure legate al futuro, favorendo una maggiore serenità.
2. Il ruolo del counselling preventivo: consultare un consulente o uno psicologo specializzato in salute mentale può essere di grande aiuto per chi si sente sopraffatto dalla prevenzione del cancro al seno. Un counsellor può fornire strategie per affrontare le paure legate alla malattia, aiutare a mantenere la motivazione per aderire agli screening regolari e promuovere una mentalità positiva. Inoltre, il counselling può essere particolarmente utile per le donne con un alto rischio genetico di cancro al seno, aiutandole a navigare tra le decisioni complesse riguardanti la prevenzione, come la possibilità di sottoporsi a test genetici o a interventi profilattici.
3. Educazione e consapevolezza come strumenti di prevenzione: una delle componenti più importanti del supporto psicologico nella prevenzione del cancro al seno è l’educazione. Comprendere a fondo i fattori di rischio, le opzioni preventive e l’importanza della diagnosi precoce può ridurre il senso di impotenza e aumentare il senso di controllo sulla propria salute. Le campagne di sensibilizzazione e i programmi educativi possono fornire le informazioni necessarie per prendere decisioni informate e ridurre l’ansia legata all’incertezza.
4. Sostegno emotivo nei gruppi di prevenzione: partecipare a gruppi di supporto focalizzati sulla prevenzione del cancro al seno può fornire un’importante rete di sostegno emotivo. Condividere esperienze con altre donne che si trovano nella stessa fase di prevenzione può ridurre il senso di isolamento e offrire nuove prospettive su come affrontare le paure. Questi gruppi possono essere un luogo dove discutere apertamente delle preoccupazioni, trovare ispirazione e incoraggiamento e scoprire nuove risorse per una prevenzione efficace.
5. Coinvolgimento della famiglia nella prevenzione: il supporto della famiglia gioca un ruolo cruciale nella prevenzione del cancro al seno. Condividere informazioni sulla malattia, partecipare insieme a iniziative di prevenzione e mantenere un dialogo aperto sulle preoccupazioni può rafforzare i legami familiari e creare un ambiente di sostegno reciproco. La prevenzione del cancro al seno non è solo una responsabilità individuale, ma può diventare un impegno condiviso che coinvolge l’intera famiglia, promuovendo uno stile di vita sano e una vigilanza costante.
Silvia Trevaini
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